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Mese: Giugno 2010

Perché non pagare il canone RAI

Dal sito della RAI:

Nel 1954 la RAI portava in Italia la prima trasmissione televisiva.

Erano anni difficili, gli apparecchi erano pochi, nelle case dei privilegiati o nei locali pubblici. Ma si diffuse con grande rapidità e fu uno strumento di crescita e di unificazione culturale e linguistica del Paese.

Oggi la televisione è la fonte principale di informazione e di intrattenimento delle famiglie e la RAI è la più grande azienda radiotelevisiva del Paese.

La RAI è cambiata come è cambiata l’Italia, cercando di adeguarsi alla sfida tecnologica e al mercato, ai progressi del servizio pubblico negli altri grandi Paesi dell’Occidente e dell’ Unione Europea della quale siamo parte integrante.

Un adeguamento tanto rapido e continuo richiede un serio sforzo finanziario: per questo lo Stato chiede agli italiani di pagare ogni anno una imposta, il canone di abbonamento TV, che consente al servizio pubblico di non ridurre la sua capacità di offerta e di adeguamento tecnico e culturale.

Con questo sito ci proponiamo di rispondere alle Vostre domande e di chiarire i dubbi possibili, diamo, infatti, le informazioni necessarie per rispettare le normative previste dalla legge. E’ una guida semplice per non commettere errori e per comprendere meglio le ragioni di questa imposta.

Costa 109€ all’anno, aggiungo io.

E, ribadendo quanto scritto nel sito della RAI, consente al servizio pubblico di non ridurre la sua capacità di offerta e di adeguamento tecnico e culturale.

Dovrebbe, perlomeno.

Il sabato nel quale si è tenuto il CdA di appletini.it era in onda una partita di calcio dei mondiali, onestamente non ricordo quale (non ricordo quasi nulla, figuriamoci la partita). Per pura curiosità sportiva tale partita ha fatto da sfondo a parte del CdA. Una volta conclusa sono partiti i classici approfondimenti: tra l’altro era il giorno prima dell’avvincente match tra Italia e Slovacchia, per cui i presenti in studio non si sono risparmiati relativamente a quali tecniche, schemi, formazioni e motivazioni avrebbe trovato l’Italia per riuscire a ridefinire il concetto stesso di “figura di merda”.

Fin qui, al canone annuo di 109€ non ci pensavo (a parte per il solito motivo, e cioè che, se ci fate caso, nelle trasmissioni sportive della RAI c’è SEMPRE, almeno una volta a puntata ma spesso di più, un collegamento che non funziona, oppure una grafica sbagliata, un audio da sistemare, un replay che non riprende il momento del quale si sta parlando, ecc. SEMPRE).

Non ci stavo pensando.

Poi compare Amedeo Goria, in collegamento (da Johannesburg, se non ricordo male) per un approfondimento.

E lì sono sorte delle domande.

Intanto non sapevamo che Amedeo Goria fosse stato indagato per molestie sessuali (l’abbiamo scoperto dopo, e abbiamo scoperto anche il perché, ma approfondiremo più avanti).

Al di là di questo, il canone che

consente al servizio pubblico di non ridurre la sua capacità di offerta e di adeguamento tecnico e culturale ha consentito di guardarsi in chiaro solamente 25 partite su 64: per le altre 39 è necessario avere un abbonamento a Sky.

Ma è sulla seconda parte della frase che ci soffermiamo: infatti il canone che consente al servizio pubblico di non ridurre la sua capacità di offerta e di adeguamento tecnico e culturale ha fortunatamente consentito ad Amedeo Goria di avere a disposizione efficientissimi mezzi tecnologici a supporto dei suoi deliri tecnico-tattici.

Nella fattispecie, il supporto tecnologico era il seguente.

 

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Ammirate il supporto tecnologico della lavagna, l’utilizzo sapiente del pennarello doppio colore per sottolineare le parti fondamentali, come sono state evidenziate le "i" di Italia e la scrittura armoniosa e maniacalmente ordinata di Amedeo Goria, che è sicuramente frutto di un corso di alto perfezionamento in tecniche di scrittura, grafologia e ricamo scritto, pagato con i nostri 109€ annui.

Soldi ben spesi, non c’è che dire

Dai, la scritta "più tiri" è davvero inguardabile.

Ora, come promesso, sveliamo il perché delle accuse di molestie sessuali a carico di Amedeo Goria, o più che altro perché crediamo che questo povero cristo abbia già subito abbastanza:


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Come specificato in questo blog, Amedeo Goria è stato sposato per anni e dunque costretto a scoparsi Maria Teresa Ruta, gli si può perdonare qualche molestia alle giovini che vogliono lavorare in tivu.
Basta con la caccia alle streghe! Amedeo libero!



 


Di bue e tagadà

Sabato sera mi sono recato con parte dell’appletini team ad una festa; festa di per sé piuttosto anonima se non per il fatto che il piatto della serata era il bue allo spiedo, e ovviamente non ci siamo potuti esimere dall’ordinarlo e degustarlo con la delicatezza a noi propria.
La svolta alla serata è stata data dalla scoperta del volantino del luna park di Cazzago S.Martino, non tanto perché a noi possa interessare, ma semplicemente perché il suddetto volantino presentava un errore grammaticale palese, che a noi piace pensare sia stato fatto apposta. Nel caso dovessimo scoprire che è realmente così, io un giro sul tagadà me lo faccio, giusto per stima.

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CdA Appletini

Lo scorso Sabato si è svolto il Consiglio di amministrazione di appletini.it, presso la CasaBar di QuandoSiFaBuio. Premesso che nessuno ricorda praticamente nulla della serata (a parte il mio vicino di casa), possiamo solamente affidarci al verbale scritto da Mata nel corso della serata stessa.
Per rendere l’idea di come si stava messi, il giorno successivo Mata ha commentato il verbale dichiarando: "non è la mia scrittura".
Riporto quindi fedelmente il verbale quale unico documento attestante l’avvenuto CdA e le decisioni eventualmente prese (a caso) nel corso del suddetto.

CdA 10/20/2010    (notare la data, tanto per cominciare, ndr)

– vietato svolgere o indire, anche per procura (indignato), però tra parentesi; CdA, il sabato sera;

– Questo verbale sarà incontinente Fausto felice;

– Aggiungasi nuovo membro Anonimo Sai id;

– Magliette due punti ci pensa il rasta;
(maglietta calcio Anonimo said)

– Qsvstdp esterna il suo bramoso desiderio Anonimo Said kebab con;

– Fede fa le foto;

– Fefedefefafalefefotofoto;

– La morosa del tipo è una bella figa;
                                            (tremolante)

– La missione è il blablabla detto prima;

– I video son sul libro da 400€ all’asta coi video dei God of the week che sono settanta da uno a dieci sul retro a piano;

– Si.

– Eporcodioeppoltinidragsenbirsammerfellazioturduemiladieciturpunto.

Allego foto esemplificative della stesura del verbale ed altro.


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God of the week

Dopo una piccola pausa marittima, eccomi rientrato con un God of the week notevole: mentre in questi giorni migliaia di persone si indignano ed insultano (giustamente) i promotori dell’ emendamento 1707 relativo alla "violenza sessuale di lieve entità sui minori" (tra codesti promotori troviamo anche il sindaco della mia città natale, detto anche "l’uomo della rotonda in porfido"), noi di appletini.it, come nostro solito, cerchiamo di trovare il lato goliardico della cosa, per quanto difficile, e ci indignamo in un modo tutto nostro, ridendoci sopra, se non altro perché già il titolo dell’emendamento, di per sè, è una barzelletta.
Anzi, dovrebbe esserlo.
Sarebbe normale che lo fosse, diciamo.
Comunque, vedendo il video che segue (il nostro God of the week, per l’appunto) ho immaginato che l’emendamento di cui sopra sia stato proposto per salvare dal carcere il protagonista del video stesso.
E alla fine, nonostante tutto, ho riso.

A volte ritornano

Allora, prima di cominciare, guardatevi questo. Sono i primi dieci minuti del film "IT". Guardatelo tutto, se potete, ma se non avete tempo, quello che ci interessa sta intorno al minuto 6:30.

Ieri ho ricevuto una telefonata simile. Ero al lavoro,  a sprecare la mia vita giorno per giorno, un po’ come tutti, ma ero anche abbastanza sereno, se vogliamo, di quella serenità instabile ed artificiosa del Giovedi, quando pensi "dai, che è quasi fine settimana" e cerchi di convincerti che sia quella, la felicità.
Ciò non toglie che fossi realmente sereno. Sistemavo alcune cose al pc quando, ad un certo punto, squilla il telefono. Un numero che non ho in rubrica.
Allora mi preparo ad attuare la solita tecnica che utilizzo quando mi chiama qualcuno e non so chi è: fingermi una pizzeria d’asporto.
Il motivo è molto semplice: nel momento in cui una persona ti chiama e tu non hai il suo numero, ti trovi in una posizione d’inferiorità, data dal fatto che quella persona sa chi sei tu (o perlomeno così dovrebbe essere, dato che ti sta chiamando), mentre tu non sai ancora chi sia. Siccome io odio trovarmi in una posizione di inferiorità, ribaltare la prospettiva fingendosi una pizzeria d’asporto crea una situazione nella quale la persona che ti sta chiamando si trova in difficoltà perché è convinta di aver sbagliato numero, mentre dà a te la possibilità di capire chi ti sta chiamando.
Insomma, ricevo ‘sta telefonata, pigio il tasto preposto al ricevimento della chiamata entrante, e comincio spavaldo con la mia frase standard:

– Pizza su pizza, buonas…

Ma una voce gelida mi blocca all’istante.

-QuandoSiFaBuio, sono Debriesne.

É difficile spiegare il gelo. É come se tutto il freddo dei reparti freezer di tutti i supermercati del pianeta si fosse concentrato in un istante al centro del mio cuore, ghiacciando tutto.
Freddo. Freddo cane.
Arriva un momento nella vita, nella vita di tutti, in cui dovresti guardarti allo specchio e dirti che sei diventato grande, che ce la puoi fare, che il castello di fragili sicurezze che ti sei costruito negli anni riesce davvero a proteggerti e te ne puoi sbattere di quello che ti succede intorno, perché tu hai quel castello, un castello che si chiama casa, che si chiama lavoro, e dentro quello spazio che senti tuo ci sono delle persone lì per te, un amico, un amore, un genitore, a dirti che se una bufera spazzasse via quel castello, domani, loro saranno comunque con te, e che tutto andrà bene.
Tutto andrà bene.
Ma siamo esseri troppo fragili, troppo emotivi, troppo pensanti. Basta uno sbuffo di vento, un innocuo vento di Aprile, e siamo già pronti a barricarci nel castello e tenerci tutto stretto, per paura che voli via.
La verità è che si tratta solamente di un castello di carte.
E quando senti che quello che arriva non è uno sbuffo di vento, ma un uragano, quando senti che tutto le certezze che avevi evaporano in un istante, lo capisci.
Capisci che non siamo, che non potremo mai essere immuni e distanti da tutto quello che ci gira intorno, che tutto quello che succede in questo strambo mondo un po’ ci riguarda, e per questo non saremo mai davvero felici.
Quando poi sai che una cosa ti coinvolge da maledettamente vicino, devi solo avere un gran coraggio e farti forza, sperando di resistere. Di sopravvivere.
Maledettamente vicino. Così vicino da sentire l’alito nauseante della morte.
Ed io avrei preferito morire, piuttosto che continuare quella telefonata.

– QuandoSiFaBuio, sono Debriesne.

– Di… dimmi, Debriesne.

Freddo. Freddo cane.

– Paolo Meneguzzi è tornato.

Lista della spesa #17

L’articolo che non può mancare nella vostra lista della spesa oggi presenta due difettucci: è (presumibilmente) piuttosto costoso, e un tantino ingombrante.
Ma vuoi mettere, invece di ritrovarsi a fare un giro su di un’anonima mongolfiera, ritrovarsi a fare un giro  nientepopodimenoche su Darth Vader?
Tra poco nei migliori negozi di mongolfiere (e anche in alcune macellerie!)

Darth Vadar Balloon

Darth Vadar Balloon

God of the week

Ci sono molti modi per diventare God of the week: tra questi, non disdegnamo i pessimi tentativi di parcheggio (ne abbiamo avuti parecchi).
Ovviamente aspirare a diventare God of the week comporta qualcosa in più che fare una semplice cazzata.
Significa essere degli idioti completi. Talmente idioti da poter essere considerati geni (così come due rette all’infinito si incontrano, forse anche la genialità e l’idiozia hanno un punto d’incontro, all’infinito. Dovrò elaborare una teoria in merito).
Tipo questi.
Come dicevo, di parcheggi ne avevamo già avuti, ma nessuno ci aveva mai mostrato come parcheggiare una moto d’acqua.
God of the week!!

Viva l’onestà

(Stazione di Milano centrale, 11 Gennaio 2010)

– Scusa…

– Si?

– Scusa, amico, non hai per caso una moneta? Devo prendere il treno per Bari, devo raggiungere mia moglie.

– No, mi spiace.

– Ok. Ciao.

(Stazione di Milano centrale, 7 Marzo 2010)

– Scusa, scusa amico, non hai per caso una moneta? Devo prendere il treno per Bari, devo raggiungere mia moglie e i miei tre figli…

– Scusami, guarda, sono in ritardissimo, magari un’altra volta, eh?

(Stazione di Milano centrale, 10 Maggio 2010)

– Scusa

– …

– scusa, amico…

– Non sono tuo, amico. Non sono amico di nessuno.

– Scusa, dai, non è che per caso hai una moneta? Devo prendere il treno per Bari, devo raggiungere mia madre, mio padre, mia moglie, e i miei centosette figli.

– Mh… sono almeno quattro mesi che ti incrocio qui e mi dici ‘sta cosa… non l’hai ancora preso ‘sto treno? Tra l’altro ogni volta si aggiungono dei parenti che prima non c’erano. Sei sicuro che non ti servano per qualcosa d’altro, i soldi?

– Eh?no,no, devo prendere il treno per Bari, devo ragg…

– Si, si, ho capito, ho capito. Ma dicevo, non è che per caso li usi per pigliarti un cartone di tavernello e un paio di dosi di qualcosa?

– Chi, io? No, no, sono una persona onesta, io. Devo prendere il treno per Bari e raggiungere mia madre, mio padre, mia moglie, e i miei centosette figli. Tra l’altro, di questi centosette, centodue hanno problemi di salute.

– Morirei dalla voglia di conoscere una donna che ha avuto centosette figli. Comunque, scusa, ma se hai tutte ‘ste persone a Bari, che ci fai a Milano?

– Sono venuto a lavorare!

– Ah… e perché non sei a lavorare, allora? è Lunedi mattina!

– Ma io sto lavorando!

– Cioè, sei venuto a Milano per fare l’accattone?

– Beh, si.

– E ti sembra una cosa logica?

– Certo che mi sembra una cosa logica! Hai mai provato a fare l’accattone a Bari? Si fa la fame!

– Già… invece qui hai fatto fortuna, vedo.

– Beh, in effetti…

– Comunque, non ho spiccioli, Mi spiace.

– Dai, amico, per favore, anche solo cinque euri per un panino caldo…

– Cioè, fammi capire. Se ti dò una moneta la tieni per il treno, se ti dò cinque euri ti pigli un panino?

– Beh, si.

– E non ti sembra un controsenso?

– Per favore, devo prendere il treno per Bari, devo raggiungere mia madre, mio padre, mia moglie, mio fratello, e i miei centosette figli…

– Ehi! prima non avevi nessun fratello, cazzo!

– Ehm.. no, no, ce l’avevo anche prima. Solo che non mi ricordavo.

– …

– Sai, è nato da poco.

– …
 
– Ti prego, solo una moneta. Devo prendere il treno per Bari, devo raggiungere mia madre, mio padre, mia  moglie, i miei centosette figli, dei quali centodue con problemi di salute, ho anche un nonno, un bisnonno e un trisavolo da accudire…

– Uhm… e quanti anni ha il trisavolo?

– Duecentoundici.

– Ah… e il nonno?

– Novantanove.

– E il trisavolo?

– Centosettanta

– Ah-ah!! Prima ne aveva duecentoundici! Mi pare che qui qualcuno mi stia pigliando per il culo, eh?

– No, no, è che sono un po’ confuso, sai, sono in astinenz…

– Aaaaahh!! Ma senti un po’! Allora vedi che avevo ragione? vuoi i soldi per la droga!!

– Io?no, no, giuro… ho detto "sono in astinenza"? In realtà volevo dire che ho una disabilità neurobiologica e a volte confondo le parole.

– Quanti anni hai detto che aveva il trisavolo?

– Diciassette.

– Ecco, appunto. Ascolta, facciamo così. Se ammetti che i soldi ti servono per la droga, ti dò due euro. Altrimenti niente.

– Cosa? così mi offendi! Io dico la verità, io devo prendere il treno per Bari, raggiungere mia madre, mio padre, mio nonno, bisnonno e trisavolo, mia moglie e i miei centosette figli, centodue dei quali con problemi di salute, ho un fratello nato da talmente poco che a volte non ricordo nemmeno di averlo e i quattro figli che non hanno problemi di salute sono siamesi. E due di quei quattro sono gatti.

– Ribadisco. Se ammetti che ti servono per vino e droga ok, altrimenti niente.

– Diciamo così. Io non mi drogo, però mia moglie si. Se tu mi dai i soldi io potrei prendere della droga e un cartone di vino per lei, giusto per non presentarmi a casa a mani vuote, e li tengo da parte per quando avrò i soldi per il biglietto. Che ne dici?

– Direi che me ne sto andando.

– E va bene, checcazzo!! Mi drogo! Mi drogo e bevo come una spugna! che diavolo dovrei fare? andare in giro con un bicchierino per l’elemosina e un cartello con scritto "solo per droga e alcol, grazie" ?

– É esattamente quello che dovresti fare. Eccoti due euri. Viva l’onestà!


(Stazione di Milano centrale, 11 Giugno 2010
)

solo per droga

A tribute to…

In attesa che il Consiglio di amministrazione di appletini.it si riunisca per deliberare un’importante sequela di cazzate (sulle quali vi aggiorneremo tempestivamente), ecco il nostro tributo (un po’ particolare) a Michael Jackson.

Ieri sera guardavo il calendario del mondiale di calcio cercando le partite meno interessanti da vedere (per poi guardarle, ovviamente). Certamente non posso perdermi Algeria – Slovenia (praticamente una finale anticipata), né tantomeno Honduras – Cile. La più (cioè la meno) interessante è però secondo me Giappone – Camerun, che guarderò solamente per vedere gli effetti che un fallo di un Camerunense possono avere sul corpicino di un Giapponese.
Comunque, cercavo ‘ste partite e nel frattempo riflettevo sulla vita, la morte, l’amore, la solitudine ("la solitudine fra noi, questo silenzio dentro me", direbbe la Pausini, con l’allegria che la contraddistingue) e, neanche a farlo apposta, sono stato illuminato da un aforisma. Indovinate di chi?
John Belushi. L’ispiratore del toga party.
La frase è questa, ed è di una verità disarmante:

"Quando pensi che a nessuno importa se sei vivo, prova a non pagare per due mesi la rata della macchina."
[John Adam Belushi (1949 – 1982), attore statunitense]

p.s: Giappone – Camerun è Lunedi 14 Giugno alle 16.00. Non perdetela. Io prenderò un giorno di ferie apposta.