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Mese: Aprile 2012

God of the week: la dura vita della stalker

Qualche giorno fa mi sono imbattutto in questo articolo e non ho potuto far altro che pensare: “God of the week, cazzo!”. E così è stato.

Stalking per principianti

Di Mary Secret Mysterypants

 

L’autrice, e l’autrice insieme alla vittima. 

Ho deciso di stalkerare pesantemente uno sconosciuto a caso. Così, per vedere l’effetto che fa. Ecco cosa è successo.

PRIMO GIORNO

Non volevo stalkerare l’amico di un mio amico. Dovevo trovare un palestrato qualsiasi in un bar a caso. Mi sono diretta insieme alla mia migliore amica nella parte sfigata di Montreal e siamo entrate in un bar in cui normalmente non entrerei neanche se pagata. Lì ho avuto il colpo di fulmine: capelli biondicci, jeans strappati, e un paio di stivaletti scintillanti. Wow. La mia amica se n’è andata, in modo da lasciarmi il completo controllo della situazione.

Mi sono avvicinata, mi sono presentata e gli ho offerto una quantità spaventosa di roba da bere. Poi gli ho detto quanto mi facesse eccitare e lui ha deciso di portarmi a casa sua. Ci siamo concessi anche un po’ di sesso orale in un vicolo buio ed è stato veramente bello. Avete presente com’è fare pipì nella doccia? Ecco, è stata una sensazione simile. La sua lingua era morbida come il vello di un agnello appena nato.

Poi siamo andati a casa sua ed è stata una delle scopate più banali che abbia mai fatto. Peccato.

Dopo che si è addormentato, mi sono nascosta in bagno e mi sono segnata tutti i suoi numeri di telefono. Mamma, papà, Susan, Rita, Jeff e un tizio segnato sotto “Coke delivery”. Uh, quanta sottigliezza.

Sono tornata a letto e gli ho sussurrato nell’orecchio “Ti amo.” Lui si è allontanato. Tutto stava andando secondo i piani. Lo stalking stava funzionando.

SECONDO GIORNO

Mi sono svegliata piuttosto presto, ma lui si era già alzato sostenendo di dover andare al lavoro. Mentre lui se ne stava fermo impalato, ho iniziato ad abbracciarlo e a dirgli che era stata la serata più bella della mia vita. Gli ho chiesto il numero di telefono, ma lui mi ha risposto che non lo sapeva ancora perché si era appena trasferito. Sapevo che era una bugia, e gli ho detto, “OK, allora qualche volta passo direttamente, così possiamo stare un po’ insieme. Mi è piaciuto uscire con te e voglio farlo più spesso.” Al che ho iniziato a toccargli il pacco. Lui stava in silenzio, ma si capiva che era spaventato. Oltre agli altri, avevo annotato anche il suo numero di cellulare.

Quello stesso giorno, alle quattro di notte, mi sono presentata sotto casa sua ubriaca marcia, con il rossetto sbavato su tutta la faccia. Ho suonato il campanello sei volte prima che mi rispondesse il suo coinquilino. Appena sono entrata mi sono lanciata nel letto del mio amato urlando, “FAMMI TUA, SCOPAMI.”

È stato bellissimo. Si è quasi messo a piangere dallo stupore e mi ha chiesto di andarmene. L’ho pregato di sedersi con me sotto il portico per parlare un po’. Gli ho dato una lettera e varie polaroid. La lettera era piena di stronzate da psicopatica e per metà era scritta in francese. La cosa ha reso il tutto ancora più inquietante. Il mio uomo non riusciva a parlare. Era come se mi volesse dire, “Per favore vattene, sei una pazza.” Nella vita reale sono un tipo piuttosto orgoglioso, quindi questo è stato il momento più imbarazzante della mia vita, perché ero costretta comportarmi come una troia isterica senza autostima. Ho continuato a ripetergli che eravamo fatti l’uno per l’altra e che non volevo farmi una doccia perché avevo paura di cancellare il suo odore dalla mia pelle. Ha iniziato ad urlarmi di andare via, così sono corsa in casa e mi sono nascosta sotto le coperte del suo letto, piangendo fortissimo. Il suo coinquilino è entrato e mi ha chiesto di andarmene. L’ho fatto, singhiozzando.

Una volta a casa ho iniziato a ridere così forte che avevo paura che mi esplodesse la testa. L’ho chiamato altre cinque volte (con numero privato) lasciando ogni volta un messaggio in segreteria. Non penso conosca il mio nome per intero, il mio indirizzo o il mio numero di telefono, quindi non credo finirò nei casini. Ad ogni modo, non avevo intenzione di mollare. Fare lo stalker è estenuante, e non riesco a credere che ci siano persone che si comportano così veramente. Per tutta la durata dell’esperimento, non c’è stata notte in cui non abbia dormito come un sasso. Ero esausta.

Ho deciso che la sera successiva avrei chiamato sua madre.

TERZO GIORNO

Io: Pronto? Parlo con la mamma di [Mister X]? Salve, sono la fidanzata di suo figlio. Come sta?
Mamma [dopo 20 secondi di silenzio]: Bene…

Ascoltami bene troia, fagli sapere che farebbe meglio a richiamarmi, oppure tu sarai la prima della lista per i miei ornamenti da caminetto. Intesi?
Chi è lei?

Un’amica.

Dopo la chiamata stavo malissimo. Non avevo mai minacciato qualcuno in quella maniera, ed è stato orribile. Ora ho capito come si sente davvero Courtney Love.

QUARTO GIORNO

Ero a corto di idee, così ho deciso di presentarmi dove lavorava con indosso una T-shirt che gli avevo rubato la prima sera. Non mi stava affatto male, e per completare l’effetto mi sono data un paio di schiaffi per far finta di essere sotto crack.

L’ufficio di X era vicino a casa mia, quindi potevo fare delle pause tra una stalkerata e l’altra, tornare a casa, farmi un caffè, guardare la fine di Cercasi Susan Disperatamente e poi tornare all’opera. Mi sono messa davanti alla finestra principale e ho cercato di attirare la sua attenzione per circa un’ora, poi sono entrata e ho aspettato che uscisse.

I suoi colleghi mi hanno detto che non mi voleva vedere e che me ne sarei dovuta andare. Ho iniziato ad urlare, “LO AMO, SONO INCINTA DI SUO FIGLIO, PER FAVORE FATEMELO TOCCARE, VOGLIO PARLARGLI.” Stronzate del genere, insomma. Probabilmente è scappato da un’uscita secondaria, perché dopo la chiusura non è più uscito nessuno.

Sono tornata a casa, ho pianto e ho cercato di tagliarmi i polsi. No, non l’ho fatto. Ricordatevi, non sono veramente pazza. Ma mi sono fatta una doccia e mi sono masturbata con il docciatore.

QUINTO GIORNO

Mi addormento dopo una notte di bagordi per essere svegliata dalla suoneria del cellulare. Era X. Ha iniziato a urlarmi addosso dicendomi che sapeva dove vivevo e che se non avessi smesso di infastidirlo avrebbe chiamato la polizia. Io gli ho risposto che lo amavo e ho riattaccato, troppo stanca per sostenere una conversazione.

Mi sarebbe piaciuto continuare, solo per divertimento, ma lui ha chiamato la polizia. Sono stata via per tre giorni e una volta tornata a Montreal i miei coinquilini mi hanno detto che era arrivata la polizia e che gli agenti volevano “discutere di una cosa” con me. Non volevo finire in prigione o ricevere un’ingiunzione restrittiva, così ho deciso di lasciar perdere.

Lo stalking è un’attività veramente impegnativa! Per circa una settimana non ho avuto una vita, cercando continuamente di entrare in contatto con Mister X. Se questa esperienza mi ha insegnato qualcosa, è che non sono così pazza come pensavo. Proprio così: in confronto allo stalker medio, sono una ragazza normale. Chi l’avrebbe mai detto?

(fonte: vice.com)

The Repetto show

I nostri fans più accaniti sanno perfettamente quanto appletini.it sia legato al grandissimo Mauro Repetto e alla sua accattivante storia: be’, nei giorni scorsi ci ha regalato questa intervista nella quale si svela e torna sulla sua vicenda umana, sul suo peregrinare in giro per il mondo e sul fatto di non aver mai fatto Pippo o Pluto a Eurodisney (non che gli sia andata molto meglio, in realtà). Idolo!

Mauro Repetto, l’altra metà degli 883

Per la prima volta si racconta dopo i successi con Max Pezzali

FEDERICO TADDIA

Non ero più capace di condurre quella macchina, andava troppo veloce e in circuiti troppo difficili: Max mi aveva anche offerto il volante, ma ho avuto l’onestà di riconoscere di non avere abbastanza talento, e ho preferito così uscire di scena». Verrebbe da rispondergli canticchiando «Come mai», ma ti spiazza la sua serenità e il fatto che non c’è neppure un velo di rimpianto nella voce di Mauro Repetto, “il biondino degli 883”, che dopo 18 anni da quando decise di mollare all’apice del successo l’amico e socio Max Pezzali, racconta per la prima volta la sua storia, iniziata in una cantina di Pavia e approdata, per ora, all’ombra della Torre Eiffel.

«Ho preferito tacere in tutto questo tempo perché da quel pomeriggio del 1994 in cui dissi a Max che il giorno dopo sarei partito per Miami, non avevo mai più avuto l’occasione di chiacchierare con lui. Ci eravamo solo sfiorati durante un suo concerto a Milano. Poco prima di Natale invece, quasi per caso, ci siamo incontrati a Parigi, con le nostre famiglie: è stato un momento magico, in un istante ci siamo ritrovati gli amici che eravamo, con la stessa sintonia, la stessa voglia di condividere passioni, lo stesso piacere di confrontarci su quello che ci piace e ci fa stare bene: è bastato uno sguardo per cancellare 18 anni di lontananza e ritrovare il feeling di sempre. Max sapeva che me ne ero andato perché avevo bisogno di riposare, e quando un bambino dorme non lo si disturba: il non cercarmi in tutti questi anni è stata una fortissima forma di rispetto nei miei confronti e gli va tutta la mia gratitudine».

Il sodalizio tra i due nasce sui banchi della terza liceo nella seconda metà degli Anni 80, e si cementifica nei pomeriggi trascorsi insieme nella noiosa routine di provincia. La musica è il pallino comune, e nel 1987 l’acquisto di una “Drum machine” porta la coppia a sperimentarsi con la musica elettronica. Si cimentano nel rap, e cercano di far ascoltare un loro pezzo a Lorenzo Jovanotti che già spopolava a Radio Deejay. Ma nelle mani di Claudio Cecchetto arriva anche una musicassetta con il pezzo “Non me la menare”. E’ il ‘91 quando si presentano a Castrocaro; nel ‘92 arriva il clamoroso successo di “Hanno ucciso l’uomo ragno”, bissato nel ‘94 dall’album “Nord sud ovest est”. Ed e lì che “l’883 che balla e basta” stacca la spina.

«Era tutto troppo veloce per me; avevo bisogno di fare tabula rasa, e tutte le persone che mi erano vicine lo hanno compreso e accettato. Sono partito per Miami: volevo cercare la mia strada oltre oceano, volevo trovare una macchina che fossi in grado di guidare da solo. Ho frequentato la New York Film Academy, ho anche provato a realizzare un film e a produrre un disco negli States. Ma sono rientrato in Italia con le bobine sotto le ascelle, e la consapevolezza che bisognava darsi una calmata».

Tornato a casa con i genitori, Mauro si iscrive all’Università e si laurea in Lettere. La madre, impiegata all’Ufficio provinciale del lavoro, gli segnala proposte di lavoro pescate qua e là. Una di queste riguarda “Disneyland Paris”. «Le metropoli mi hanno sempre sedotto come una bella ragazza, e così ho scelto Parigi. Ho inviato il curriculum e fatto le selezioni, senza svelare la mia vera identità: nel ‘99 vengo assunto come animatore nel parco, e con un abito western addosso mi piazzano a fare il cow boy. Sì, mi dispiace deludere chi ha messo in giro la voce che fossi a ballare dentro alla maschera di Pippo o Pluto, ero solo un semplice cow boy».

Dopo quattro mesi il fato bussa alla porta di Repetto: al direttore del parco, che aveva studiato a Pavia, quel nome ricorda qualcuno e, facendo un veloce due più due, riconosce l’ex 883. Gli chiede perché passa le giornate vestito da sceriffo, quando le sue competenze potrebbero essere sfruttate meglio. «Da quell’incontro entro nella parte organizzativa di Disneyland e divento produttore di Special events, un ruolo di responsabilità che mi permette di mettere insieme la mia parte creativa e quella più manageriale». Nel frattempo si sposa con una ragazza francese, e nascono due bambini, a cui la nonna insegna a fischiettare “Hanno ucciso l’uomo ragno”: per dirsi totalmente felice manca però ancora qualcosa, ed è forse l’eco degli anni passati sui palchi che si fa risentire. «Sentivo il bisogno di mettermi in gioco, di usare il mio corpo e la mia voce per narrare storie capaci di far piangere, far ridere e far pensare: ed è nato così “The Personal coach”, uno spettacolo completamente autoprodotto e senza promozione che non conta più 20/30 spettatori ogni sera, ma che mi sta dando tante soddisfazioni».

In programma al Théâtre Essaïon, teatro del circuito underground parigino, l’ex biondino ha ancora una capigliatura da far schiattare d’invidia l’amico Max, e si mostra in splendida forma in questo surreale monologo dove si immagina delle fantomatiche elezioni, da Marilyn Monroe a Jim Morrison, passando per Napoleone, Al Capone e l’attore porno John Holmes. «Cerco di trasmettere il limite dei politici attuali: è tutto troppo complesso e non basta più dare domande generiche. Bisogna dare risposte precise e problemi specifici: la figura tradizionale del politico è sorpassata. C’è bisogno di persone più preparate e più vicine alla gente e alla realtà, come dei personal trainer. Tema di stretti attualità, visto che oggi si vota in Francia: io posso votare solo per le amministrative, ma camminando per strada sento la vibrazione di un forte desiderio di cambiamento».

(fonte: lastampa.it)

God of the week: incidenti di percorso

Da parecchio non ci si imbatteva in un God of the week automobilistico, ma era solo questione di tempo: il mondo dei motori ci ha sempre regalato grandissime soddisfazioni. God of the week!

Sfascia la Lamborghini: finge furto per truffare l’assicurazione

Sfascia la Lamborghini finge furto per truffare l'assicurazione

Fracassa in autostrada una Lamborghini Gallardo da 220 mila euro e 5.200 di cilindrata appena acquistata in leasing e, per evitare problemi con l’assicurazione, scappa e chiama la Stradale per denunciare la rapina dell’auto. Così un commerciante genovese di 22 anni si è trovato all’improvviso con una Lamborghini in meno e con due denunce penali in più. Tutto è successo ieri sera sull’A12 in direzione ponente. Il ragazzo, con a fianco un amico, ha imboccato l’autostrada a Genova Est. Il rettilineo ha consentito di lanciare la Lamborghini della quale però il guidatore ha perso quasi subito il controllo. Nella galleria che attraversa il Monte Sperone ha fatto alcuni testacoda e infine l’auto, accartocciata, si è fermata con gli airbag esplosi e i vetri in frantumi. I due sono scappati, hanno scavalcato la rete dell’autostrada e hanno chiamato la polizia sostenendo che due uomini a volto coperto si erano impossessati dell’auto. Sono state le telecamere autostradali e la Scientifica a smascherare il ‘furbetto’ che ha confessato. Il ragazzo è stato denunciato per simulazione di reato e calunnia. Sequestrato quel che resta della Lamborghini.
(fonte: repubblica.it)

Le ricette alcoliche dello chef Lorenz: pennette con birra, porro e salsiccia

Cari lettori, il nostro chef Lorenz è tornato a farsi vivo proponendoci una nuova ricetta alcolica che permetterà di deliziare i nostri palati ma, nel contempo, contribuirà a rovinare i nostri già malmessi fegati. Ma non tergiversiamo: a voi la ricetta e come sempre, a seguire, i consigli di QuandoSiFaBuio!

 

Cari amici bevitori: ieri, mentre mi grattavo le abbondanti chiappe sul mio PornoTerrazzo, una lampadina si è illuminata ed ho deciso di prepararmi una pastasciuttata pre-estiva per anticipare le feste all’aperto. Pochi ingredienti: birra,porro e salsiccia.
Nal caso nessuno vi abbia comunicato la mia data di compleanno (che è il 13 Luglio), vorrei come regalo un grigliatozzo a gas per il mio Porno Terrazzo. Grazie.
Pennette con Birra,Porro e Salsiccia.

Ingredienti per 5 persone:

500 gr di pennette rigate.
100 gr di salsiccia fresca.
1 birra bionda da 300 ml.
1 porro fresco.
200 ml di panna fresca.
Sale.
Pepe nero macinato fresco.
Parmigiano grattugiato.
Prezzemolo fresco tritato.

Pornoprocedimento

Pulite e tagliate il porro a fettine molto sottili e in un tegame soffriggetelo con 2 cucchiai di olio d’oliva.
Quando il porro sarà pronto,aggiungete la salsiccia spezzettata senza il suo budello,rosolatela per bene continuando a mescolare, bagnate con più della metà della birra (250 ml) e lasciate asciugare fino a quando non si forma un bel sughettino.
A questo punto aggiungete la panna con la restante birra,salate e pepate e buttate in questo delizioso e alcolizzato sughetto le pennette cotte al dente.
Completate il piatto con il prezzemolo tritato,il parmigiano grattuggiato e tantissima birra fresca.

Vi amo e vi adoro tutti
Il vostro Cuoco

 

I consigli di QuandoSiFaBuio

Usate più birra, perdio. Più birra!

 

Giappone&dintorni: stordiamoci di sport

Boom ”Tak Ball”: in campo con le pistole stordenti

E’ una sorta di calcio-rugby-pallamano. I giocatori delle due squadre in campo devono segnare i punti mettendo in rete con le mani un grosso pallone, superando di slancio gli avversari, armati di pistole stordenti, che si oppongono energicamente e oltre ogni limite del lecito per fermare chi è in possesso della sfera.

 

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(fonte: repubblica.it)