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Mese: Giugno 2012

Benvenuti nella mia testa

C’ho voglia di cuori di palma. Cazzo che voglia di cuori di palma. Ci saranno? Dove saranno? Uhm… dove c’è la roba nei vasetti di vetro. Sottaceti! Dove ci sono i sottaceti! Vediamo un po’: cetriolini, carciofini, fagiolini… ma perché li fanno finire tutti in “ini”? Cazzo, non ci sono, i cuori di palma. Da dove diavolo arrivano, poi? Uhm, credo dal Costa Rica. Potrei aprire un negozio di cuori di palma. Magari faccio una convenzione col Costa Rica, così mi ci faccio pure tre-quattro viaggi all’anno. Sarei l’uomo Del Monte dei cuori di palma. L’uomo Del Palma. Figata. Magari quando ho finito qui vado a comprarmi un panama e una camicia da stonzo. Dove cazzo l’ho messo il carrello? Ah, eccolo. Ehi, eccoli qui! Poi, poi, poi… melone, Sì, melone col crudo. Adesso mi metto di fianco a quella tizia e faccio finta di essere un espertone di meloni. Guarda come lo annusa: ma ci si capisce davvero qualcosa, annusandolo? Naa. Lo picchietta pure col pugno. Bah. Sta bussando a un melone. Adesso mi metto dietro la sua schiena e faccio finta di essere il melone che le risponde chi è?. Però dovrei farlo con la voce da melone, ma non so se sono capace di farla. Vabbè, faccio finta di annusarli pure io che non voglio essere da meno, e poi ne piglio uno a caso. Ecco, questo va benissimo. Ah, già, devo pesarlo. Che tasto è? Centoquarantanove. Ok, la bilancia dove sta? Eccola. Ok, ehm… che cazzo di numero era? Ah, sì, centotrentanove. Carrube? Merda, ho sbagliato numero, mi sono fatto uno scontrino per duechilicentocinquantagrammi di carrube. Chi cazzo se li compra due chili di carrube? Vabbè, lo rifaccio dopo. Guardiamo un po’ cosa c’è qui… CILIEGIE, cazzo! Minchia che voglia di ciliegie, ucciderei per una ciliegia. Ne prendo un chilo. No, due. Voglio passare tutta la sera a mangiare ciliegie ascoltando canzoni struggenti, sarebbe fighissimo. Io, il gatto e le ciliegie. Oddio. Oddio, è bellissima. Adesso vado lì e glielo dico: sei bellissima. Ti ho vista mentre sceglievi la frutta e sei davvero bellissima. Stavolta lo faccio, giuro. Certo che a volte le donne ti fanno uscire di testa: si mettono lì a scegliere una pesca come fosse la cosa più importante del mondo. E quando trovano quella giusta  – e chissà come diavolo fanno a capire qual è, tra mille – sorridono. Poi dice che uno non ci deve uscire pazzo. Giuro, glielo dico. Macché, solo a pensarci sto andando in tachicardia. E poi, è dalle elementari che mi dico “adesso vado lì e glielo dico”. C’hai trent’anni, cazzo. Ma poi magari mi piglia per un invertito. Boh. Ehi, ci sono i ghiaccioli in offerta! Ci sarà un pacco da trecento ghiaccioli azzurri? Che il pacco misto mi sta sulle palle. È che gli altri li posso anche mangiare, ma quello marrone non lo sopporto. Lo mangerà, il gatto, il ghiacciolo marrone? Naa. E poi per stasera gli ho già promesso che facciamo a metà con la bistecca. Che poi tanto lo so che alla fine mi guarda e io gliene do tre quarti e non mangio un cazzo. Però magari poi mi restituisce il favore e si ferma un po’ con me per quella cosa delle ciliegie. Cazzo, non le ho ancora prese, le ciliegie. Che voglia, di ciliegie. Ecco qua: otto ghiaccioli azzurri. Ne volevo trecento, ma vabbè. Potrei prenderne quaranta confezioni, però: sai che bello arrivare in cassa con quaranta confezioni di ghiaccioli azzurri? Speriamo ci sia la cassiera con le mani belle. Vabbè, un pacco da otto di ghiaccioli azzurri e mi accontento, li metto nel carrell… ehi, quando cazzo li ho presi i Tampax? Merda. Sto andando in giro col carrello di qualcun altro. Dove diavolo è il mio? Ah, eccolo. Li ho presi i cuori di palma? Ah, sì. Ok, ho tutto, no? Vediamo un po’… sì, cazzo, c’è la cassiera con le mani belle. All’altra cassa c’è meno coda, però. Ma che mi frega, io vado dalla cassiera con le mani belle e la guardo mentre fa passare i codici a barre. Poi magari glielo dico, che ha le mani belle. Sì, ok, non belle come quelle di lei, però belle. Chissà cosa sta facendo, lei, adesso. Chissà se ogni tanto si chiede cosa faccio io. Sarebbe bello. Magari da qualche parte i nostri pensieri si incrociano e si salutano. Magari si abbracciano. Ed è un po’ come se ci abbracciassimo anche noi. Quasi quasi mi piglio un kinder Bueno. Che bastardata mettere i cioccolatini alla cassa. Ma no, dai, fa troppo caldo per il cioccolato. Qui dentro però c’è un bel fresco. Come minimo, col caldo che c’è di fuori, quando esco mi piglio una polmonite di quelle giuste. Chissà chi sarebbe il primo a venirmi a trovare in ospedale. Boh, speriamo mi porti una birra fresca. Ci saranno le birre nei distributori degli ospedali? Be’, no, che domanda del cazzo. Potrei aprire una ditta di distributori di birra per ospedali, anzi! Distributori di birra e cuori di palma. Ehi, tocca a me. Che belle mani. Adesso glielo dico. Giuro, glielo dico. Macché, solo a pensarci sto andando in tachicardia. E poi, è dalle elementari che mi dico “adesso vado lì e glielo dico”. C’hai trent’anni, cazzo. Ma poi magari mi piglia per un invertito. Boh. Ho pensato la parola “dico” un sacco di volte, se stessi scrivendo i miei pensieri non andrebbe mica bene, troppe ripetizioni. Mi servirebbero dei sinonimi. Che belle mani. Dai, adesso basta minchiate, glielo dico. È una cosa bella, no? Semplice. Pulita. “Sai, hai delle bellissime mani”. È una cosa bella, no? Ora glielo dico. Giuro. Magari prima di andare via, poi mi giro e me ne vado di buon passo. Non sarà mica la fine del mondo. Sì, ecco, faccio per andarmene, torno indietro dopo un poco e le dico “Mi sono dimenticato di dirti una cosa, prima: hai delle bellissime mani” e me ne vado. Sì, lo posso fare.

«Sono sessantaquattroeuroenovanta»
«Eccoti. Ciao, grazie.»
«Grazie a te. Ciao!»

(trenta secondi più tardi)

«Scusa, mi sono…»
«Come?»
«No, dicevo… mi sono dimenticato, ehm…»
«…»
«Mi sono dimenticato le ciliegie, cazzo.»

 

Se qualcuno si stesse chiedendo che significato abbia la roba che ha appena letto, be’, non lo so. Nessuno, credo. Sono solamente andato a fare la spesa.

Però, be’, sì, insomma: benvenuti nella mia testa.

 

God of the week: la passione per i funghi

Anni fa, a casa di un amico, creammo (con dei post-it, se non ricordo male, o qualcosa del genere) un pene di discrete dimensioni sul soffitto della sua stanza. Come da prassi, nessuno lo tolse da lì per anni. Quando lo vide suo nipote (che all’epoca avrà avuto, che ne so, otto o nove anni) ci chiese, smarrito: “Perché sul soffitto c’è un’àncora?”. Ora, come potete ben capire, la domanda è duplice: era lui ad avere dei problemi cognitivi o noi ad essere dei pessimi artisti? E poi, essere degli artisti del cazzo significa saper creare dei magnifici manufatti a forma di pene oppure (nella più classica delle accezioni) non essere affatto degli artisti? E che caldo, mamma mia. Non se ne può più di questo caldo. Non mi lamentavo del clima in questo modo da quando ho smesso di lamentarmi per la pioggia, tre settimane fa. E tre settimane fa non mi lamentavo del clima da quando avevo smesso di lamentarmi del freddo, un mese e mezzo fa. E poi quando sono andato a pagare l’IMU pioveva, per cui mi sono lamentato della pioggia e dell’IMU contemporaneamente. E ho pensato che è una vita di miserie.

Ma che cazzo me ne frega, tanto è venerdì.

una giornalista: «e’ una variante del leggendario ling zhi» ma era una vagina artificiale

Cina, Tv: «Scoperto fungo rarissimo». Ma è un giocattolo sessuale

L’emittente locale si scusa, dopo l’ironia del web

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MILANO – La rete ride, da una parte all’altra del mondo: durante gli scavi per un nuovo pozzo in un piccolo villaggio cinese, un uomo trova uno strano oggetto, ai suoi occhi «misterioso». Chiama la tv locale che manda immediatamente sul posto la sua miglior reporter, Ye Yunfeng. La giornalista crede aver fatto luce sulla vicenda e con toni euforici svela: è un fungo rarissimo, quasi sicuramente una variante del leggendario Ling-Zhi, noto anche come «fungo dell’immortalità». La telecamera stringe, la giornalista curiosa lo tocca e lo presenta da ogni lato, il video fa il giro del web.

FUNGO O NON FUNGO – Dopo la messa in onda del servizio, i telefoni dell’emittente non smettono più di squillare. Quella cosa è una sensazione. Trovata da un agricoltore nella provincia cinese. È sconosciuta, inesplicabile, forse anche un po’ inquietante. La storia viene raccontata domenica sera dalla reporter Ye Yunfeng nel programma investigativo «Xi’an Up Close». Come si vede dalle immagini, «la cosa» è tenuta a mollo in un catino. Intorno, un gruppo di uomini la scruta in cerca di risposte. Tutti sembrano d’accordo: è un fungo misterioso, cos’altro? Un abitante spiega ai microfoni di aver fatto una ricerca su internet, di aver scoperto che si tratta del fungo Ling-Zhi. Persino l’anziano del villaggio, un ottantenne, sottolinea di non aver mai visto nulla di simile. Ye Yunfeng si china, cerca di descrivere il fungo: «Potete notare la doppia testa alle estremità e su una di esse quelle che sembrano un paio di labbra; sull’altra parte c’è un minuscolo foro. L’oggetto è lungo 19 centimenti, luccicante e particolarmente carnoso».

«GIOVANE E INESPERTA» – Ye parla con voce ferma. Lei è certa: stavolta ha davvero trovato qualcosa di enigmatico. Come fra gli altri riporta l’informatissimo blog “shangaiist” l’arcano viene presto svelato da alcuni attenti telespettatori. Quell’oggetto non è altro che un sex toy, nello specifico una vagina artificiale. Il giorno seguente l’emittente si scusa sul proprio sito e, con un po’ d’imbarazzo, ringrazia per la correzione e sottolinea: «La giornalista è ancora molto giovane e inesperta».

Cose davvero importanti nella vita

Quando ero piccolo mio nonno ripeteva sempre “scrivi le cose che ti succedono, così quando sarai vecchio e rincoglionito come me le potrai ricordare, e quando non ci sarai più resterà memoria di te nei secoli dei secoli”.
Amen, rispondevo io.
Ma un giorno decisi di ascoltarlo, così, per gioco, e cominciai davvero a scrivermi tutto. Qualunque cosa mi accadesse, io la scrivevo: una bambina che mi piaceva, un giocattolo rotto, la mia nuova collezione di zampe di ragno.
Per dire, mi annotavo davvero tutto.
Dopo qualche settimana tornai da lui col taccuino in mano e un fantastico sorriso a dieci denti (gli altri li stavo cambiando) e glielo mostrai. Lui lo lesse, mi guardò a sua volta con un sorriso compiaciuto (a dieci denti pure il suo, che gli altri li aveva persi) e disse: buttalo.
Non afferrai subito il concetto, perché nel frattempo stavo riflettendo sul fatto che Dio deve aver pensato che il numero di denti al mondo deve essere sempre uguale: è per questo che ai bambini crescono e ai vecchi cadono. O meglio: ai bambini molto piccoli crescono, e crescono perché ai bambini un po’ più grandicelli cadono, ma poi a questi ultimi ricrescono perché nel frattempo cadono ai vecchi. Cioè, è una specie di cessione reciproca dei denti, no? Una catena di Sant’Antonio dentaria.
Allora ho ripreso il mio taccuino e me sono tornato a casa, mi sono messo sul letto e lì ho cominciato a pensare. Perché prima mi aveva detto di tenere un taccuino, e poi di buttarlo?
Fu così che il giorno seguente mi presentai da mio nonno per chiedere spiegazioni, e lui stava facendo la cacca.
Mi avvicinai alla porta del bagno, bussai e dissi: « nonno!»
E lui: «Sto cagando!»
E io: «Sì, l’avevo intuito! Ma com’è ‘sta cosa del taccuino?»
« Quale cosa del taccuino?»
« Ma sì, quella cosa che devo buttare il taccuino…»
E lui: «solo le cose importanti, devi scrivere!»

Le cose importanti.

«E quali sono le cose importanti, nonno?»
«Quelle che devi scrivere perché sono troppo grandi per tenertele dentro.»
«Nonno?»
«Dimmi!»
«La tua cacca quanto è grande?»
«Aah… lascia stare: scrivi quello che ti pare.»

E così ho fatto.

Lista della spesa #66: essere molto bello imitare voce papa

Anni fa, quando gli anziani di oggi erano adulti, gli adulti di oggi erano ragazzi, i ragazzi di oggi erano bambini, i bambini di oggi erano feti ed i feti di oggi non erano ancora stati presi in considerazione dai futuri genitori, la tecnologia non era certo paragonabile a quella attuale (“Signora, complimenti: ha avuto una bellissima bambina!” “Ma dottoressa, mi aveva detto che era un maschio: dall’ecografia si vedeva il pene!” “Ehm, sì, cosi sembrava ma… ecco, vede, non è che si vedano proprio benissimo, ‘ste ecografie: in effetti non era un pene. Era una macchia di unto” “Una macchia di unto? E come cazzo c’è finita sulla mia ecografia?” “Devo averla fatta di venerdì dopo la pausa pranzo: sa, il venerdì in mensa c’è il merluzzo fritto”). Così il registratore vocale, che oggi molti telefoni cellulari possiedono, era considerato una figata assurda. Ma siccome erano gli anni ’90 e niente andava chiamato col proprio nome (Craxi veniva definito “statista”, tanto per dirne una) il registratore vocale più in voga veniva denominato “Jimmy Ridimmi” ed era una roba di codesto tipo:

 

Oggi nessuno comprerebbe un affare del genere se non per il puro gusto di possedere un pezzo vintage: è ciò che pensavo fino a ieri. Ma poi mi sono imbattuto in questo:

Registratore Vocale Portachiavi Benedictaphone

Un portachiavi in grado di indicare la retta via!

Questo piccolo dittafono, dotato di anello portachiavi per essere sempre tenuto a portata di mano, raffigura un busto del papa. Una fedele riproduzione del Santo Padre che aiuta a ricordare le cose, con l’aggiunta di una piccola ispirazione divina alla vita i tutti i giorni! Grazie a questo simpatico portachiavi del Papa è possibile registrare diverse frasi che possono essere riascoltate quando occorre: “Le chiavi di casa sono nel cassetto della scrivania” – “La macchina è parcheggiata sotto casa” – “Comprare il pane” e altre utili indicazioni…soprattutto per gli smemorati cronici! Basta premere REC per cominciare la registrazione, avvicinare “Sua Santità” alla bocca e pronunciare chiaramente il messaggio. Pensate, potrete ascoltare le vostre stesse idee venir fuori dalla bocca del Papa! Quanti altri prodotti vi permettono di dettare frasi direttamente alla persona che più di chiunque altro al mondo è in grado di indirizzare gli uomini sulla via da seguire?
Inoltre il Benedictaphone è perfetto per dispensare saggezza in ogni situazione. E poi, perché andare contro la sapienza del Papa? Egli sa di cosa parla…. Certo che lo sa, glielo avete appena suggerito!
Come se non bastasse, c’è di più: il Benedictaphone viene fornito con la Papamobile! Basta stampare il pieghevole, ritagliarlo lungo la linea tratteggiata ed aver così una personalissima Papamobile da conservare o utilizzare per riporre “Sua Santità” quando non si trova nella vostra tasca insieme alle chiavi di casa.

Sia che lo utilizziate per redimere i vostri amici (“Caro figliuolo, i tuoi peccati sono stati perdonati!”) o come regalo novità, il Benedictaphone sarà sempre la risposta a tutte le vostre preghiere!

Caratteristiche:
– Portachiavi tascabile del Papa
– Registra e ripete messaggi vocali
– Pieghevole della Papamobile incluso
– Batterie incluse
Costo: €11,99
Lo potete acquistare QUI.