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Autore: admin_samu

Dammi tre parole: mucca, cuffia, birra

(La nostra rubrica “dammi tre parole” funziona così: voi mi suggerite – sulla pagina appletini di facebook – tre “parole chiave” da utilizzare, e io ci scrivo il post; fermo restando che scrivere una storia è un po’ come tessere una tela, e io non sono un ragno)

Le parole chiave di oggi, gentilmente suggerite da Claudia: mucca, cuffia, birra

 

Gli uomini hanno una curiosa abitudine: essere convinti che le donne nascano il giorno stesso in cui li conoscono. Come se non avessero passato, come se non avessero mai amato, come se il labirinto di disastri che soltanto la mente di una donna riesce a creare si disfacesse nel preciso momento in cui un uomo che ancora non conosce pronuncia la parola ciao. Ora, le donne hanno questo immenso dono: riuscire ad arrivare a un compromesso, ed accettarlo, senza che tu te ne renda conto. Laddove bisogna fare entrambi un passo indietro (in un rapporto di coppia succede) tu te ne esci imprecando e sintetizzando il tutto con un “l’hai sempre vinta tu”; lei invece sa perfettamente che non è proprio così, ma te lo lascia credere. Perché? Perché convincere una persona di una cosa falsa è il modo migliore per far sì che questa cosa diventi vera, con l’andare del tempo. E una volta che lo è diventata non c’è più nulla che tu possa fare, se non ribellarti e troncare il rapporto: ma gli uomini sono fottutamente pigri, e lasciare le persone è faticoso. Ma perché, perché l’essere umano maschile non possiede questa capacità? Perché l’essere umano maschile non possiede nessuna capacità? La risposta è semplice. La risposta è “birra“.

Non che le donne non ne consumino, di birra, ma è l’approccio che fa la differenza. Ad esempio: supponiamo che una donna abbia un’ora di tempo per fare la spesa. Farà ‘sta benedetta spesa e comprerà anche la birra: nel caso il tempo non sia sufficiente per compiere acquisti mirati, ponderati e in quantità sufficiente per pianificare i menù casalinghi dei giorni successivi, comprerà quello che riesce e tornerà in un secondo momento.

Avete mai mandato un uomo a fare la spesa con un’ora di tempo? Riesce a raggiungere punte di cinquantaquattro minuti fermo dinnanzi al banco delle birre, e utilizzare i sei minuti rimanenti per prendere tutto il resto, fare la coda in cassa, pagare, caricare il tutto in auto e tornare a casa. Con il seguente risultato:

– Allora, hai preso tutto?

– Certo, cara. Allora, prima scarico le birre, ok?

– …ok. Ma quant…

– Brecco, brecco, break… sch…frrrr… aquila zoppicante, mi senti? Brecco, brecco… schhhh.. qui è mucca con la cuffia, mi senti? …schh…frrr… procediamo con lo scarico, è arrivata la protezione civile? schh… Mi raccomando, piano con la Weisse che se mi si sgasa siamo fottuti, ok? schh….frrr…

– Ma quanta cazzo di birra hai comprato?

– Trecentodue casse.

– ?!?

– Sai, Sabato c’è il derby.

– E il resto l’hai preso?

– Certo! Allora: quindici confezioni di trippa in scatola, due scatole di tampax, uno zerbino con la scritta “mia suocera è un uomo”, diciassette chili di carne secca…

– DICIASSETTE CHILI DI CARNE SECCA?

– Sai, per il rifugio anti-atomico.

– Noi, non abbiamo un rifugio anti-atomico, testa di cazzo.

– E… e quella roba al piano di sotto cos’è?

– La taverna.

– E quell’ hobbit femmina che ogni tanto prendo a calci in culo lì sotto chi è?

– Quella è mia madre.

– Oh. Mio. Dio.

– Così tu saresti “mucca con la cuffia”, eh?

– É un nome d’arte.

 

Oppure, avete mai provato ad andare a fare la spesa insieme ad un uomo? É come andarci con un bambino di sei anni: nel caso del bambino, evitate come la peste l’area giocattoli; nel caso dell’uomo, quella delle birre. Prendete il cervello di un maschio, giocateci a bowling per una serata intera ed avrete più o meno lo stesso risultato che si ottiene lasciandolo solo (perché voi nel frattempo capirete che è una causa persa e lo lascerete lì) di fronte al banco birra. Egli perde ogni sorta di raziocinio e comincia a blaterare cose a caso, adducendo inspiegabili motivazioni in base alle quali sarebbe opportuno acquistare una quantità spropositata della suddetta birra. Cose del genere, insomma.

– Allora, andiamo? Ho ancora un sacco di roba da prendere!

– Ma… ma c’è… c’è il 3X2! Sulla Moretti da sessantasei c’è il 3X2! Gesù, scusami se non ho mai creduto alla tua esistenza: d’ora in poi sarò una persona migliore.

– Ok, ok, prenditi queste diavolo di tre birre e andiamo!

– Tre?

– Beh, c’è il 3X2, no?

– Appunto. E quanto fa tre per due?

– …sei. Ma cosa c’entr…

– Appunto. Sei. Ora, quanti anni avevi quando hai perso la verginità?

– Ma che cazzo stai…

– RISPONDI.

– Diciotto, ma cosa…

– Ok. Diciotto e sei fa ventiquattro. Adesso rispondi a questa: quanti trentini entrarono a Trento trotterellando?

– Trentatrè.

– E siamo a cinquantasette. Ora, hai mai letto il Codice Da Vinci?

– Sì.

– Bene. Hai presente la successione di Fibonacci?

– Senti, vaffanculo.

– Schhh. Parla piano. Potrebbero sentirci.

– Io me ne vado.

– Dio è nella birra.

Il cervello del maschio medio, come scientificamente provato dalla TAC al cervello sottostante, è così strutturato:

Non vorrei dilungarmi troppo: concludendo, qualunque azione dell’essere umano medio di sesso maschile riconduce alla birra. Se la discussione si fa troppo lunga, egli evaderà dalla realtà pensando alla birra (oppure stappandosene una, o due, o ventuno); se buca una gomma in autostrada, il primo pensiero sarà “quanto passerà ora prima che possa farmi una cazzo di birra?”; se voi, stanche di tutto questo, lo lascerete, egli morirà di fame. Ubriaco, però.

 

 

 

É tutta una questione di comodità

Ci sono giorni in cui ti svegli e non hai proprio voglia di fare un cazzo: non faresti nemmeno pipì se non fosse che poi ti si gonfia la vescica, e più attendi più lei si gonfia, poi ad un certo punto esplode e, come quando una diga si rompe, l’orina si diffonde all’interno dell’organismo con una pressione tale da farlo esplodere a sua volta, allagando la casa con una pressione tale da farla esplodere a sua volta, e invadendo quindi la città, con una pressione tale da spazzare via tutto, e allargandosi alla provincia, con un furore così impressionante da superarne i confini ed espandersi a tutta la regione, con una violenza tale da…

É così che la immagino, la fine del mondo. Quindi, anche quando siete scazzati, abbiate la compiacenza di andare almeno a pisciare.

Tra l’altro parlando di dighe mi è sovvenuta una cosa: quando ero piccolo, nella mia città natìa c’era una sorta di aborto di fontana sulla quale un poeta metropolitano aveva scritto a pennarello la seguente strofa d’amore: “Come l’acqua spaccala diga, il mio c***o ti sbraga la f**a” (si noti quanto sono stato -eccezionalmente- morigerato, censurando i termini “forti”). Altre scritte epiche erano “Figa aperta raggio di sole” nel sottopasso della stazione (sono già stato morigerato prima, non pretendete troppo) e “Rivoglio il mio ping pong”, a caratteri cubitali sul sottopasso, sempre in zona stazione. Ma di tutto questo parlerò dettagliatamente un’altra volta.

Torniamo al discorso iniziale: giornata-scazzo. Zero voglia di alzarsi, zero voglia di lavorare, zero voglia di leggere, scrivere, guardare un film, cucinare, fare una passeggiata. Zero voglia anche di leggere il giornale, che quelle pagine grandi e sottili sono difficilissime da girare, e poi non sai mai bene in che posizione metterti. Ma almeno per questo c’è una soluzione: la macchina per girare le pagine del giornale. Come funziona? Beh, potete verificarlo guardando il video. Io la voglio!

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=GOMIBdM6N7Q]
(nell’immagine sottostante, un tipico esempio di allagamento da orina)

…ma potete morire anche così!!

Piccola aggiunta al POST PRECEDENTE: se volete lasciarci le penne potete provare a farlo in grande stile, nei seguenti modi:

1) Terminando un intero vaso di nutella in tre minuti
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=SSDOeSTXLTQ]

 

2) Scaraffandovi sei birre in dieci secondi[youtube https://www.youtube.com/watch?v=YB65K5ifbH4]

 

3) Partecipando ad una fantastica staffetta alcolica (sia chiaro, prima o poi appletini ‘sta cosa la organizza: non possiamo non farla!)
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=3JPYpCBNYSI]

Lista della spesa #58: che progetti hai dopo la morte?

Chi ci segue dagli albori sa perfettamente che appletini.it possiede una propria agenzia di onoranze funebri, la “Onoranze funebri Happy Days” (per chi non ne fosse a conoscenza, consiglio vivamente di aggiornarsi cliccando QUI). A tutti piacerebbe reincarnarsi in qualcosa di molto fico, ma nel contempo siamo perfettamente consci del fatto che “polvere siamo e polvere torneremo”, che “la salma è la virtù dei morti” e che il formaggio con le pere è fottutamente buono; ma sappiamo anche che, nel caso il temibilissimo contadino venga a sapere questa cosa, siamo tutti nella merda. Quindi, insomma, una volta morto sei morto, a meno che non facciate parte della schiera di coloro i quali credono alla storia del tizio che ha perso a cartaforbicesasso con Barabba ed è stato crocifisso (in tal caso, tranquillizzatevi: siete salvi. Sorseggierete negroni in compagnia di tutte le suore defunte sino ad oggi, TUTTE, mentre là sotto se la spasseranno con Freddie Mercury e Milingo). Ma dove volevo arrivare? Ah, già. Come sapete, la “lista della spesa” di appletini ha una soluzione per tutto. Dunque, perché non fare di noi un albero, ad esempio?

Ecoinvenzioni, un’urna per diventare alberi dopo la morte

Un modo creativo per lasciare un buon ricordo di sé? Lo ha trovato un giovane designer spagnolo, Martin Azua, inventando un’insolita urna, nella quale assieme alle ceneri del defunto, vengono inseriti i semi degli alberi che in vita la persona ha amato di più.
A guardarlo sembra un classico bicchiere in cartone, di quelli molto in uso nelle catene di fast food internazionali.
Ma stavolta invece che contenere del thè caldo, del caffè o della cola, qualcuno ha pensato bene di farne l’eco-involucro ideale per l’ultimo viaggio. Fatta di fibre di cocco, cellulosa e torba, l’urna bio risponde essenzialmente ad un’idea del suo inventore che ha dichiarato di preferire un proseguimento della sua vita sotto un albero piuttosto che sotto una lapide.

A noi di Ecoseven.net l’idea colpisce sia per il romanticismo a cui Martin Azua ha legato il suo “bicchiere”, sia per il fatto che si tratta di una soluzione ecologica davvero: in fondo, come afferma lo stesso inventore, è il miglior modo per rendere puliti al 100% i cosiddetti “dirty business” dei funerali.

(www.ecoseven.net)

Fantastico, no? Non vi viene quasi voglia di morire? Nel caso, potete raggiungere il vostro scopo sfidando gli amici ad una prolungata partita a questo “gioco”:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=-zaEGGiCjLI]

God of the week

Mentre la nostra casella di posta elettronica viene letteralmente invasa da persone che vogliono partecipare a Invita QuandoSiFaBuio a cena – la nostra nuova, accattivante iniziativa che vi permetterà di conoscere gli oscuri personaggi di appletini – ecco apparire all’improvviso, nell’inusuale tepore che queste giornate d’inverno ci regalano, il nostro Dio della settimana. Trattasi di un tizio arrestato in Wisconsin per spaccio e detenzione di armi: ma la cosa che ci spinge ad insignirlo dell’ambito titolo settimanale è un’altra…

 

   Arrestato in Wisconsin l’uomo dal nome impossibile

 Arrestato in Wisconsin l'uomo dal nome impossibile   E’ diventato celebre poche ore dopo il suo arresto in Wisconsin non per il suo crimine – si tratta di spaccio e detenzione di armi  – ma per il suo nome. Nato 30 anni fa come Jeffrey Drew Wilschke, l’uomo ha ufficialmente cambiato nome lo scorso ottobre scegliendo  come nuova identità quella di Beezow Doo-Doo Zopittybop-Bop-Bop

(fonte: repubblica.it)

Appletini-questionario: sei il candidato ideale per la nuova iniziativa di appletini?

Rispondi mentalmente “SI” o “NO” alle seguenti domande:
–    Ti piacciono i primi due dischi degli 883?
–    Ti piace conversare allegramente in compagnia di altre persone sorseggiando bevande a bassa/media/alta gradazione alcolica?
–    Sei solito cenare, nella vita?
–    Ti piacciono le Hawaii e gli strumenti musicali ad esse connessi?
–    Credi che, dopotutto, gli infimi personaggi di appletini.it meritino un minimo di rispetto almeno per il fatto di gestire un blog ed organizzare eventi mondani?
–    Ti piacciono le donne?
–    Ti piacciono gli uomini?

Se hai risposto “SI” ad almeno una di queste domande, sei il candidato ideale per partecipare alla nuova, grande iniziativa di appletini.it: invita QuandoSiFaBuio a cena! Dite la verità, chi di voi non ha mai pensato “io col tizio che scrive su appletini ci uscirei a cena”. No? Come dite? Ah… no? Davvero? Mai pensato?  Vabbè, invitatemi lo stesso: ho fame.
Lo so che stentate a crederci. Ma non è il momento di farsi venire un infarto; è anzi l’occasione buona per bruciare sul tempo le centinaia di migliaia di milioni di miliardi di persone che vorranno sfruttare per prime questa occasione.  Per la prima volta nella storia di appletini, QuandoSiFaBuio alza il culo dal divano per venire a cena  a casa tua (potrebbe anche portare del vino, se riesce a ricordarsene)! Avrai l’occasione di chiedergli tutto ciò che hai sempre voluto sapere su appletini e, in particolar modo, potrai finalmente guardarlo negli occhi e porgli la domanda che ti ronza in testa da tanto, tanto tempo: “Ma sei scemo?”. Sarà bellissimo vedere la sua espressione quando, seraficamente, ti risponderà: “Certo che sì”. Organizza la cena, invita i tuoi amici ed aspettate insieme QuandoSiFaBuio, che giungerà calandosi dal camino o, più probabilmente, suonando il campanello. L’invito è ovviamente estendibile a tutto lo staff appletini (a vostro completo rischio e pericolo: appletini declina ogni responsabilità per danni a cose o persone, decessi, arresti cardiocircolatori, aurore boreali, estasi mistiche, herpes. È un medicinale che può avere effetti collaterali anche gravi, leggere attentamente il foglio illustrativo). Per partecipare è sufficiente inviare una mail all’indirizzo quandosifabuio@appletini.it ed accordarsi con QSFB stesso su luogo, data e ora della cena. Facile, no? Orsù, non siate timidi e non fate quelli col braccino corto. Rendi la tua vita un po’ più bella, fai un’opera di bene e aiuta questo mondo a divenire un posto migliore in cui vivere: invita QuandoSiFaBuio (ah, dimenticavo: e il suo ukulele) a cena! Lasciate che la gioia esploda nei vostri cuori: appletini è amòre!

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=KYV22n7HeRc]

La Poesia Neo Di-Di

La poesia neo di-di esprime tutta la forza e l’inve(n)(t)tiva delle nuove opere post digitali. Per la creazione sono state utilizzate due tastiere da computer collegate simultaneamente ad un unico elaboratore. I due autori hanno digitato contemporaneamente caratteri casuali sullo schermo ed i risultanti grafemi sono stati trasformati in termini di senso compiuto scegliendo tra le alternative proposte dal correttore ortografico del programma di videoscrittura. Le note e la parafrasi sono state estrapolate semanticamente in seguito al completamento del corpus poetico.

Autore: Albibabà e i quaranta cannoni

Titolo: Neurosecreto Magico Parafrasi
Neurosecreto1 magico
che sarà tu riunir
notte centrifugar, tramestar
incusse2 stralla, sian, alamaro Bigi3
interagiscono ca coorte4,
cenotafi sì vedrei senz’ombra
nemmeno di uno sciacallo…
cazzo, ho detto!5
Ius dey6 lacunosa frigio
rifusero dio sinusoidali
esacordo metallare
saltellar7 albedine,
oh Zoroastro8
paleoantropologo
giugolo braciaiuolo9
sbuca lì Toponce10
pierrot fanciulletto11
mendicai ammoscir
astuta elettropompa
ne ad isso umidifichi12…dio boiacca13.
Segreto immondo della mente
cosa sarà del tuo ricordare
nella notte il rotare, mendicare
degli astri indubbi, siano, tediati dal calamaro
Luigi

s’affannano con la corte
vedrei così gli altari privi
di ogni sorta di uccello…
Orsù, ho proferito!
Giustizia divina fregiata di oblio
fuggirono il dio obliquamente
con tintinnio medievale
durante gli intermittenti bagliori del mattino
oh Zoroastro
studioso di antichi costumi
bracciante sottomesso
alla stregua di Toponce
piccolo francese
ho mendicato la caduta
con artifizio d’ingegno elettronico
e nemmeno ho contemplato la purificazione… Oh mio Signore!

1 Neurosecreto: hapax.
2Tramestar incusse: sgambettamento artificioso che conferisce retoricità tramite l’enjambement.
3Alamaro Bigi: costellazione, ormai estinta, visibile nell’emisfero australe durante il periodo di afelio, quando lo zenith suole intrecciare il nadir provocando un giuoco di luci boreali. Il nome deriva dallo scopritore Luis (Bis, da cui il vezzeggiativo Bigi) Berançe, astronomo francese del XVIII sec.
4Ca coorte: tipica espressione tiburtina al tempo di Odoacre.
5Cazzo ho detto!: l’autore prende coscienza del potere demiurgico della parola.
6Ius dey: latinismo tardo medievale, da ius,iuris (giustizia), e dey, genitivo americanizzato, dio.
7Metallare saltellar: ossimoro (cfr. “sole nero”). E’ noto ai più infatti che il mettallaro non “saltella” bensì “martella”.
8Oh Zoroastro: l’autore riprende quivi i Sepolcri di U. Foscolo (“Oh Pindemonte”…). Zoroastro (pārsi  ﺖﺸﺗﺭﺯ, Zartosht), profeta persiano, figlio del sacerdote Porushaspa, figura significativa per il filosofo tedesco Nietzsche, talvolta mal interpretato a causa del revisionismo postumo della sorella.
9Giugolo braciaiuolo: personaggio della commedia dell’arte, lavoratore modesto di provenienza agreste (giugolo, da giuogo, mod. gioco) che, insieme allo Zanni, costituiva l’intreccio comico del canovaccio. Secondo un’interpretazione tardo marxista la figura del giugolo braciaiuolo rappresenta la lotta di classe ante litteram.
10Toponce: re di Babiloña, detto anche Nabuccodoñosor.
11Pierrot fanciulletto: riferimento alla farsa carnascialesca pascoliana.
12Ad isso umidifichi: citazione del celebre salmo 51, detto anche Miserere (“Purificami con issopo e sarò mondo, lavami e sarò più bianco della neve”).
13Dio Boiacca: tipica espressione dell’Est che deriva dal Boiaccau, vento caldo caucasico che nel periodo estivo investe con regolarità l’Isola Sarda.

Il prezzo della vita in tempo di saldi

Sono cominciati i saldi. Essi esistono più o meno da quando esiste il lavoro (sono cominciati poco dopo l’invenzione del lavoro stesso, in realtà: infatti, chi fa il mestiere più antico del mondo generalmente non applica sconti in particolari periodi dell’anno. Tende anzi a rispondere con un secco “vaffanculo!” quando si cerca di trattare. Me l’ha detto un amico, eh). Sta di fatto che le persone si catapultano nei centri città e nei centri commerciali per approfittare delle ghiotte occasioni che gli consentiranno di risparmiare fino al 70% (ma a volte anche di più, mi dicono) sul prezzo originale del prodotto acquistato. Cioè: un bel risparmio. Infatti, anche le persone che non possono permettersi grandi acquisti tendono a fare grosse spese in questo periodo, perché “è verò, il periodo è quello che è, però così risparmiamo”, ma sempre “senza esagerare” (secondo la Confcommercio ogni italiano spenderà in media 168€, stima però ritenuta ottimistica). Ma cerchiamo di ragionare un poco su questa cosa e capire quanto effettivamente riusciamo a tenerci in tasca, e a che prezzo. Diciamo si possa assumere come vero che i saldi fanno calare il prezzo dei prodotti entro un range che va dal 10% al 70%, in linea di massima. Quindi, entrando a caso in un negozio e comprando merce in saldo, si avrà un risparmio medio del 40% sul costo originale. Quindi spendendo i 168€ di cui si parlava prima, il risparmio sarà di ben 67,20€. Ora, siccome sono in ferie e non ho proprio un cazzo da fare, ho fatto un piccolo esperimento: ieri (ultimo giorno pre-saldi) mi sono recato in un frequentatissimo centro commerciale, ho parcheggiato abbastanza agevolmente, mi sono fiondato in un negozio di abbigliamento e ho fatto un giro. Era semivuoto, vuoi perché fosse un anonimo Mercoledì pomeriggio, vuoi perché fosse il giorno prima dell’inizio dei saldi. Ho guardato qualche maglia, trovato un maglione carino che però al momento non mi serve proprio, addocchiato (e provato) un paio di jeans che non si sa mai, valutato l’acquisto di un paio di guanti per sopperire all’assenza di circolazione nelle mie mani. Questo giro (compreso il tempo di parcheggio) è durato circa trenta minuti: alla fine non ho acquistato niente, ma se mi fossi recato in cassa in quel momento non avrei dovuto aspettare, perché non c’era nessuno. Diciamo che, compreso il pagamento, ci avrei messo circa trantacinque minuti in totale, compresa l’uscita dal parcheggio. Stamattina alle ore 11.00 circa mi sono recato nuovamente nello stesso posto: dopo aver trovato un posto auto bestemmiando in aramaico antico (undici minuti) ed effettuando l’innovativo parcheggio “a doppia V” che andrò presto a brevettare, sono entrato e mi sono accomodato nello stesso negozio di ieri. Mancavano solo i tizi che che fanno il gioco delle tre carte e si sarebbe potuto pensare di essere in un autogrill a pasquetta, verso l’ora di cena. Difficoltà a muoversi, difficoltà a guardare la merce, coda alle cabine di prova. Io mi sono limitato a fare un giro guardando le stesse cose che avevo visionato ieri: sta di fatto che, causa sovraffollamento, taglie che non si trovano, roba in disordine, gente che va e viene e cabine di prova inaccessibili non ho trovato tutto quello che avevo visto ieri (la maglia che avevo visto il giorno prima era rimasta solo in taglia XXL, ad esempio). Non ho fatto la coda ai camerini per riprovare i jeans (vi voglio bene, ma non così tanto), ma diciamo che se l’avessi fatta, in totale probabilmente avrei impiegato circa una cinquantina di minuti (francamente credo di più, ma diciamo cinquanta), tra visionatura dei capi, recupero della taglia corretta e camerino. Quindi mi sono girato e ho guardato la cassa, o meglio, la coda alla cassa. Se avessi fotografato la scena e l’avessi spacciata come coda alla mensa della Caritas, non credo che qualcuno avrebbe potuto dubitarne. C’era gente che stava morendo di fame (“sono qui dall’ottantadue”, mi ha dichiarato un vecchietto), persone convinte di trovarsi a Narnia, altri che dicevano di essere arrivate a bordo di Falcor, altri ancora in preda ad episodi mistico-megalomanici. Ma non siamo qui per un compendio di psichiatria spicciola: limitiamoci al tempo impiegato. Venti/venticinque minuti di coda, a occhio e croce. Io ovviamente non ho acquistato niente, quindi me ne sono andato a bermi un caffè al bar (nel quale non c’era coda, perché sul caffè non ci sono i saldi).

Totalone della mattinata:

– Parcheggio: undici minuti;

– Visionatura capi, scelta della taglia, camerino: cinquanta minuti (ho approssimato per difetto, come dicevo prima);

– Pagamento/coda alla cassa: venticinque minuti.

– Uscita dal parcheggio: sette minuti.

Totale: Novantatrè minuti

Quindi, diciamo che, pur non essendo un esperimento scientifico, possiamo approssimare che lo stesso acquisto effettuato in un giorno di saldi, piuttosto che in un giorno qualsiasi, comporta più del doppio del tempo (nel nostro caso, trentacinque minuti contro novantatre, cioè cinquantotto minuti in più) oltre al non indifferente stress correlato (parcheggio, coda, casino). Però, chiaramente “lo si mette in conto”: si risparmia molto ma si sa che, siccome gli altri non sono così tordi da starsene a casa, ci vuole più tempo per gli acquisti, e bisogna andarci subito, per evitare che finiscano i prodotti. Ora però facciamo un calcolo un po’ diverso: prendiamo il denaro che abbiamo risparmiato (67,20€) e dividiamolo per i minuti che abbiamo impiegato “in più” scegliendo di andare ad acquistare la merce in giorno di saldi (cinquantotto): il risultato è 1,15. É il nostro risparmio al minuto: niente da dire, è una buona cifra. Guardandola in ottica “lavorativa”, vorrebbe dire esser pagati sessantanove euro all’ora, e non credo capiti a molti. Guardandola da una prospettiva più filosofica, invece, è il prezzo che diamo alla nostra vita in quel momento: stiamo volutamente impiegando cinquantotto minuti della nostra vita più del necessario, valutandola 1,15€ al minuto. Non biasimo nessuno: ognuno fa i suoi conti, sia chiaro. Faccio retorica? Forse.

Poi però sono andato a casa, mi sono fatto un risotto con i funghi mettendo dell’ottima musica di sottofondo, ho sorseggiato un bicchiere di rosso, ho bevuto un ottimo caffè e mi sono letto qualche capitolo di un buon libro, sul divano, col gatto in versione coccolosa spaparanzato sulla mia panza. Cinquantotto minuti, ci ho messo.                                        E allora io, a comprare i vestiti, ci vado un’altra volta.

 

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Pnu-lrWbrpk]

“USA: un prete muore durante amplesso con un cavallo.” Ecco l’intervista di appletini al cavallo.

Allora, la notizia è questa: un religioso si fa inculare da un cavallo e muore. In realtà pare essere una bufala (intesa come falsa notizia e non come mozzarella di origine campana), tant’è che già da qualche anno, periodicamente, salta fuori questa storia del sacerdote che si lascia inchiappettare dall’ equino. Ad aggiungere un tocco spumeggiante ci pensa il fantomatico camionista, colui il quale sarebbe stato presente alle fasi di inculaggio, filmando il tutto. L’ultima apparizione della suddetta notizia risale a pochi giorni fa, con rinnovata verve.

 

USA: prete muore durante un amplesso con un cavallo

28/12/2011, ore 19:57 – WASHINGTON

La storia ai limiti dell’estremo è stata pubblicata oggi dal giornale Bild.
Il 48enne prete Gerald Pointer è stato trovato morto in una stalla a Seattle.
I medici hanno dovuto constatare che il religioso è morto per aver riportato lesioni all’intestino crasso, lesioni causate da un rapporto sessuale avuto con uno stallone.
La conferma è arrivata dal camionista James Tait, 54enne, che ha filmato l’amplesso.
Il prete frequentava spesso la stalla e ogni volta si faceva filmare, secondo le dichiarazioni del camionista.
James Tait ora dovrà pagare una multa di 5.000 dollari per mancato soccorso, l’unico reato contestabile.
Il sesso con animali nello Stato Federale di Washington non è proibito.
La grottesca storia sta rapidamente facendo il giro del mondo.

(fonte: http://www.julienews.it)

 

Come voi ben sapete, appletini tiene molto a scoprire la verità, ad andare dentro la notizia, ad approfondire e smascherare eventuali incongruenze o falsità. Così ho personalmente effettuato una sconvolgente intervista-verità al cavallo in questione. La riportiamo integralmente.

Il cavallo ci riceve previo appuntamento nella sua stalla di Washington. Ci fa accomodare vestito solamente di un cappottino rosso, fumando un sigaro – cubano, se l’olfatto non mi inganna – e sorseggiando whisky d’annata. Pare fottutamente rilassato, a differenza mia.

– B… buongiorno, signor… signor cavallo.

– Puoi chiamarmi Giulio. E tu come ti chiami, ragazzo?

– GIULIO??

– Ah, ti chiami Giulio anche tu?

– No! No, cioè, intendevo… tu ti chiami Giulio?

– Già. Ora mi vuoi dire come ti chiami tu o continuiamo così per una mezz’oretta?

– No, certo, certo. Io sono QuandoSiFaBuio, di appletini.it. Hai presente?

– Certo. Quelli delle feste, del gatto Ferrè, della saga sulla vita di Giuda… conosco, conosco.

– Davvero? E… e cosa ne pensi?

– Penso che siate dei fottuti cazzoni.

– Bene. Ora dicci qualcosa che ancora non sappiamo.

– In fondo non siete tanto male.

– Ah, ecco. Senti un po’, entriamo nel vivo… com’è morto il prete?

– Beh, allora: intanto io non c’entro nulla.

– Ma se gli hanno trovato l’intestino crasso sfondato, e c’è pure un video…

– Calma, calma. Ora ti spiego tutto. Allora: il prete era  in piedi sul water attaccando un orologio, la porcellana era bagnata, è scivolato e ha battuto la testa sul lavandino. Quando ha ripreso i sensi ha avuto una rivelazione… una visione… un’immagine scolpita nella mente. Un’immagine di questo. Questo rende possibile viaggiare nel tempo: il flusso canalizzatore.

– Questa è presa da “Ritorno al futuro”, pirla.

– E poi il mio pene è finito accidentalmente nel suo ano.

– Questo è il film di Cicciolina.

– E intanto la marmotta confezionava la ciocc…

– Pubblicità della Milka.

– Zenga, Baresi, Maldini, Bergomi, Ferri, Ancel…

– Formazione di Italia ’90.

-Se in una gara di corsa ho appena superato il secondo, in che posizione mi trovo?

– Primo!

– Ah-ah! Secondo, coglione!

– Porc…

– Senti: io non volevo incularlo. Sono solo un cavallo.

– E il camionista? che mi dici del camionista?

– L’ultima volta che l’ho sentito stava cercando di raggiungere un posto lontano, ma un esercito di sconosciuti glielo stava impedendo. Allora si è fatto guidare un piccolo mostricciattolo dalla “s” sibilante attraverso delle vie impervie e sconosciute, ma una serie di ostacoli (tra cui un ragno gigante) glielo stavano impedendo…

– Ehy! Questo è “Il signore degli anelli”!

– No. É la Salerno-Reggio Calabria.

– L’abbiamo perso per sempre, dunque. Senti, me la vuoi dire una volta per tutte la verità?

– La verità? La verità è una fredda carezza nel silenzio che c’è…

– Questa è “Mistero”. Enrico Ruggeri, Sanremo 1993.

– Che palle! Comunque, ti ho detto tutto quello che so.

– Magari potresti pensarci un po’ e torno a fare due chiacchiere domani…

– Domani? Beh, dopotutto domani è un altro giorno…

– Rossella O’hara, Via col vento, 1939.

– Hai rotto i coglioni!

– Ok, ok, non ti scaldare. Hai un’ultima dichiarazione per i lettori di appletini.it?

– Beh… beh, se io posso cambiare, e voi potete cambiare…

– …tutto il mondo può cambiare! Rocky IV, 1985. É inutile, amico: io ti frego.

– E io ti inculo.

– E io me ne vado. Mia madre ha preparato il lesso.

– Quando il lesso non lo vuoi…

S’inkazza, Pezzali/repetto, da Hanno ucciso l’uomo ragno, 1992.

– Levati. Dai. Coglioni.

E così ho fatto.

 

 

 

 

 

God of the week: tatuati il pene e ti dirò chi sei

Certe persone quando nascono hanno già dentro qualcosa, un seme, un’attitudine, una diavolo di particolarità che un giorno li porterà a diventare uno dei nostri Gods of the week. Il signor Muller è una di queste persone e noi lo stimiamo per questo, pur convenendo sul fatto che, nonostante “le dimensioni non contino” e bla ba bla, “mini” non è certamente la parola migliore da farsi tatuare sul pene: ci sarebbe stato meglio qualcosa del tipo, che ne so, “wolkswagen golf 1.9 TDI”, o simili. Comunque sia, è indiscutibilmente il nostro God of the week!

 

Per vincere una macchina si fa tatuare “Mini” sul pene

Andreas Muller, un tedesco quarantenne, ha avuto una idea molto discutibile per vincere il concorso indetto da una radio tedesca che metteva in palio un’auto modello Mini Cooper a chi avesse fatto la cosa piu pazza per ottenerla.
Il tedesco si è fatto tatuare sul pene la parola Mini; il tatuaggio è stato effettuato in diretta radio, dando modo agli ascoltatori di sentire il dolore dello stravagante Andreas.
Quando ha saputo di aver vinto l’auto, Muller, ha minimizzato sugli effetti del tatuaggio, dicendo che il dolore è nulla in confronto della sua fantastica Mini Cooper nuova.
Di certo ci auguriamo che l’uomo abbia notevoli attributi, in caso contrario il marchio Mini non farà di certo una buona impressione alle donne che si troverà davanti!

(fonte: notizie-impossibili.it)