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Autore: admin_samu

Appletininovela – Episodio 4

Con la consueta puntualità quasi biennale, ritorna l’Appletininovela. La serie che tutti avrebbero voluto vedere sul grande schermo, ma che mai sarà.

La visione dell’episodio 1, dell’episodio 2 e dell’episodio 3 è consigliata prima di procedere.

Riassunto delle puntate precedenti:
Quandosifabuio si imbatte in Dontomhanx tra Elbow Street e la quarta. Quest’ultimo gli propone di girare una telenovela da trasmettere su Appletini. Quandosifabuio accetta ma poi si pente, indipercui convoca Linvidia nel suo ufficio e gli illustra la situazione. I due decidono di cercare Dontomhanx e impedire la realizzazione di questa infausta opera. S’incontrano downtown l’indomani, sul calar della sera: Dontomhanx è arcinoto frequentatore dei quartieri malfamati della città, e da lì partono le loro ricerche. Quandosifabuio crede di vederlo entrare in un bar proprio mentre sta discutendo con Linvidia sul da farsi. Così dopo una breve danza propiziatoria e senza indugi ulteriori, i due si recano nel luogo dove, forse, incontreranno Dontomhanx e potranno mettere fine a questa brutta storia.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Ur6HRjwj1vM]

Dimmi da dove vieni, e ti dirò chi sei

Com’è già accaduto in passato (più d’una volta) proponiamo una selezione di parole chiave digitate nei motori di ricerca che hanno portato nuovi visitatori, curiosi esploratòri della rète, su Appletini.it. Le seguenti ricerche vengono presentate esattamente come riportate dalle statistiche del nostro blog:

  • Camionisti che si inculano
  • Cani supereroi
  • Come battere pinguino
  • Culo e bici
  • E se il prete muore
  • Enjambement spaziale
  • Esploratori anali
  • Facile smettere il cazzo
  • Flatulenze particolarmente odorose
  • Gesu e gli apostoli poker
  • Il culo sopra berlino
  • Immagini deodorante per il naso
  • La cocaina io? mi piace solo l’odore
  • Ninna nanna per fidanzata
  • Parameci desktop
  • Parodie film porno “giochi senza dentiere”
  • Penne google penne ubriake ubriake
  • Per fortuna che silvio c’è
  • Perchè piccioni avanti e indietro testa
  • Pipistrello rompicoglioni
  • Prete cavallo camionista
  • Scoparsi la mamma
  • Spagnola al mio ragazzo
  • Vecchio lottatore gay
  • Verginità maschile filetto
  • Youporn la moglie di mio padre

Vi mostriamo inoltre (per la vostra insaziabile sete di statistiche) una word cloud che rappresenta visivamente i termini di ricerca che hanno portato più visite ad Appletini.it negli ultimi 12 mesi. La dimensione delle singole parole è direttamente proporzionale al numero di visitatori che sono giunti a noi:

Word Cloud Parole Chiave Appletini.itSi noti come al primo posto vi sia la parola “Cavallo” (eh sì, la maggior parte delle persone che è giunta su Appletini.it nell’ultimo anno attraverso Google &company ci ha trovati cercando la parola “cavallo”!), al secondo posto abbiamo “prete” e al terzo “amplesso”.

Cosa significha tutto ciò? Ma soprattutto, qual è la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto?

Ai posteri l’ardua sentenza…

Lista della spesa #62: l’ovetto e le sue mirabolanti sorprese

Una delle mie più grandi frustrazioni è sempre stata l’ovetto Kinder: cioè, la parte cioccolatosa in fondo andava abbastanza bene (anche se la cosa del + latte e – cacao a me è sempre parsa una grossa inculata); erano le sorprese a lasciarmi basito. Sono studiate per il quoziente intellettivo di un bambino di età compresa tra i tre ed i quattro anni, ma sono vietate ai bimbi fino a tre anni perché contengono piccole parti che potrebbero essere ingerite. Oltre i quattro, invece, qualunque bambino ti sputerebbe in faccia di fronte ad un puzzle da sei pezzi, un mini-soldatino da due pezzi o una macchinina inguardabile e soprattutto intera, non da assemblare. Conosco persone che hanno sognato di fare gli ingegneri meccanici sino a quando non hanno trovato la suddetta macchinina intera e si sono ritirate in un eremo a riflettere sul senso della vita, nutrendosi di muschi e licheni e costruendo le proprie abitazioni col limo del Nilo, che fertile è. Quindi, se fino a tre anni non si può avere a che fare con le sorpresine dell’ovetto e dopo i quattro diventano semplici come giocare a Indovina chi? con Bocelli, ne evinciamo come il target di riferimento della Kinder per quanto riguarda l’uovo in questione sia il bambino compreso tra i tre e i quattro anni. Ma questo i nostri genitori non lo sanno, e così cominciano a comprarcelo quando abbiamo due mesi (sciogliendolo nel latte materno, sorpresa compresa) e continuano imperterriti fino ai diciotto compiuti, quando le sorprese le puoi montare anche solo col pensiero, e senza aprire l’uovo.

Un’altra particolarità è data dal fatto che i creatori di queste meraviglie sono convinti che gli animali siano deficienti, e pretendono che noi ce ne convinciamo. Partendo da questo non verificato presupposto ci propinano tartarughe che fanno pupazzi di neve, ippopotami che vanno con lo skateboard, leoni che fumano crack, allodole che costruiscono trappole per allodole, koala che vincono le olimpiadi di giavellotto, giavellotti che vincono le olimpiadi di koala, bradipi che si ingegnano per risolvere il problema dello spread ma quando stanno per riuscirci esplodono senza motivo, et cetera.

Mai una volta che vi si trovasse qualcosa di interessante o utile, insomma. Fino ad oggi e al nostro articolo della “lista della spesa”, ovviamente. Dimenticate le pene dell’infanzia: questo è l’ovetto del duemila!

 

 

 

 

Angolo letterario: il libro che mi ha cambiato la vita

Il buongiorno, lo sappiamo tutti, si vede dal mattino: beh, quest’anno, la mattina del primo giorno di Gennaio, mi sono alzato dal letto e ho scoperto di avere finito il caffè. “Bell’anno di merda” ho immediatamente pensato. Pochi giorni dopo, neanche a farlo apposta, ho picchiato il ginocchio contro lo spigolo del comodino e mi sono fatto clamorosamente male. Da quel giorno tutto è andato a catafascio: le donne hanno smesso di cercarmi perché non volevano uscire con uno zoppo e, conseguentemente, imparare a zoppicare; gli amici hanno smesso di chiamarmi per le partite di calcetto; mia madre mi ha liquidato con un “io non ho più un figlio” e in banca non mi facevano più entrare per via della stampella che faceva suonare il metal detector.

Il giorno in cui ho toccato il fondo è stato quando stavo cercando una cassa libera al supermercato e l’ho addocchiata da lontano: io ero di fronte alla cassa 1; quella libera era la 15. Nello stesso istante, con la coda dell’occhio ho notato una vecchietta vicino alla numero 30: aveva avuto esattamente la mia stessa intuizione, nello stesso istante. Io mi trovavo di fronte alla 1, lei alla 30: obiettivo, la 15. Stessa distanza. Una ragazza ci nota, si mette a metà strada e si improvvisa starter, dandoci il via. Partiamo. Io comincio a claudicare il più velocemente possibile verso la cassa libera lanciando epiteti poco simpatici alla vecchia di merda, ma lei claudica più veloce di me e mi lancia addosso i denti, mancandomi di poco. La dentiera tocca terra ed esplode a meno di mezzo metro dalla mia gamba destra. Allora m’incazzo: “Gli anziani non servono a un cazzo!”, urlo a squarciagola: “Frescheeefrsafi!!” risponde la vecchietta, che in mancanza della dentiera switcha improvvisamente l’idioma di riferimento da “italiano” ad “aramaico antico”. Repentinamente, poi, sposta il peso sul lato sinistro del suo carrello compiendo una virata di novanta gradi, fa leva sul tacco sinistro della sua scarpa appena tagliandata dallo scarpolino del paese e mi arriva addosso sporgendo verso di me la sua anca in titanio disarticolandomi una spalla, fottendomi al cardiopalma il posto in cassa e urlandomi “Tefta di caffo!” che in aramaico antico deve significare qualcosa del tipo “testa di cazzo”, ma non ne sono sicuro.

Ecco: in quell’istante, quello in cui l’anziana sdentata mi guardava trionfante mentre riceveva dal supermercato un torrone in omaggio per aver vinto la sfida contro il sottoscritto, ho capito che ero davvero ad un passo dal baratro.

“Voglio proprio vedere come lo mangi il torrone senza i denti, troia!” è stata l’unica cosa che sono stato in grado di dire. Lei ha risposto estraendo una grattugia dal suo carrello stracolmo, sorridendo beffarda.

Ma si sa, la vita è piena di sorprese e a volte, proprio quando sei a terra, ti lancia una corda e ti permette di provare a risalire. Mentre mi aggiravo cercando un’altra cassa libera, mi sono imbattuto nel reparto libri ed ho scoperto questo:

La vita, o forse Dio, mi stavano parlando attraverso l’immagine e le parole di Paolo Brosio che, dopo aver accumulato esperienze di vita al TG4, a “Domenica in”, a “Stranamore” e all’ “Isola dei famosi” si è ritrovato, come me, ad un passo dal baratro. Se una persona che partecipa per anni a programmi di merda si reca a Medjugorje per riscoprirsi, dove può recarsi uno con problemi al ginocchio? Sempre a Medjugorje, suggerirebbe Brosio. Ma io ho cercato risposte su Yahoo Answers, ed ho scoperto che c’è gente che si sposta da ogni parte d’italia sino a Negrar (VR), per farsi curare da tale dott.Zorzi, un professionista della madonna che si vocifera sia l’ortopedico del papa. Ora: se anche il papa quando ha problemi alle ginocchia va dal dott.Zorzi, io perché cazzo dovrei andare a Medjugorje? Vado pure io a Negrar (VR), dal dott.Zorzi!

E così ho fatto: oggi sono una persona diversa, felice. E ho scritto un libro.

 

God of the week: mi daresti una mano?

L’amico è il nostro God of the week!!

Cobra lo morde ai testicoli Amico non succhia il veleno

Jackson Scott attaccato da un serpente in Tasmania. Il suo amico rifiuta di aiutarlo e lo porta in ospedale: si salva per miracolo

Cobra lo morde ai testicoli Amico non succhia il veleno

Incredibile vicenda quella di Jackson Scott, un turista scozzese che nel bel mezzo di un viaggio in Tasmania è stato morso ai testicoli da un cobra dal veleno mortale. Scott è stato attaccato dopo che si era fermato a fare pipì. L’uomo, dolorante e colto dal terrore, ha chiesto all’amico che era con lui di succhiargli via il veleno, ma il suo socio ha rifiutato e ha deciso di portarlo all’ospedale più vicino. Il viaggio di 40 minuti, racconta il tabloid The Sun, poteva costargli la vita, ma fortunatamente l’uomo è riuscito a salvarsi. “Ero uscito alle 4 da un pub – ha raccontato l’uomo al tabloid – e avevo sentito la necessità di svuotarmi. Per fortuna i medici e le infermiere hanno trattato con discrezione e delicatezza il mio caso”.

                 (fonte: liberoquotidiano.it)

Il resoconto del Venerdì: quanto spazio occupano i pensieri?

Siamo a Venerdì e io non ho molto da dire. Cioè, in realtà è tutta la settimana che non ho molto da dire: a questo punto potrei semplicemente starmene zitto senza mettermi a fare la parte di quello che butta giù quattro righe banali giusto per il fatto che il blog va aggiornato ogni giorno (cosa che, peraltro, nessuno ci obbliga a fare). Non che io non abbia idea di cosa scrivere: ne ho mille, di cose, in testa. Ma occorrono tempo e voglia per dare una forma a tutti questi pensieri. E alllora la domanda è: se uno ha troppe idee rispetto al tempo che ha per metterle opportunamente a fuoco, cosa deve fare? Le risposte possibili sono tante, ma oggi mi limiterò a consegnarvi i miei pensieri così come si affollano nella mia mente, in forma embrionale, anche come promemoria personale. Procediamo:

– Supponiamo che in un paese assurdo e dimenticato da Dio venga approvata la pena di morte. Supponiamo che – per dimenticanza –  non venga fatta una deroga per chi si deve rendere esecutore della pena. Nel momento stesso in cui “il boia” uccide il condannato diventerebbe dunque egli stesso autore di un omicidio e soggetto a pena capitale, perché non è stato deliberato che chi esegue la pena sia autorizzato ad uccidere. Supponiamo che, anche dopo essersi resi conto dell’errore, i rappresentanti della comunità in questione non abbiano la possibilità di cambiare la legge ormai approvata, per motivi burocratici. Chiunque assumesse il ruolo di esecutore della pena dovrebbe essere a sua volta giustiziato da un altro, e così via. La domanda è: una volta messa in moto questa catena di eventi ed eseguite le esecuzioni, l’ultimo sopravvissuto del paese cosa dovrebbe fare? Uccidersi? Scappare? E se dovesse davvero uccidersi con un colpo di pistola, chi ucciderebbe poi la pistola? Forse una bomba? E chi ucciderebbe la bomba, poi? Forse una bomba più grande? E chi ucciderebbe la bomba più grande, poi? Forse Gesù? E chi ucciderebbe Gesù? Forse Dio? E Dio chi lo ucciderebbe?

La risposta è: Max Pezzali.

– Pensavo che la vita può essere complicata, ma solo perché ce la complichiamo noi. Voglio dire: se fossimo meno idioti sarebbero i trifogli a portare fortuna, senza perdere tempo e diottrie a cercarne uno nato male. Perché il quadrifoglio, per chi non lo sapesse, è un’anomalia del trifoglio bianco (l’anomalia, a mio avviso, non sta tanto nell’avere quattro foglie oppure tre: l’anomalia è nel nome stesso. Perché cazzo bisogna chiamare “trifoglio bianco” una roba tutta verde?) La vita è complicata perché le cose che portano fortuna devono sempre essere quelle rare. E la cosa peggiore è questa: l’abbiamo deciso noi.

– Penso sia bello e giusto inseguire i propri sogni e realizzarli. Magari realizzare ciò che si sognava di diventare da bambini: il massimo della poesia. Ma che cazzo ce ne faremmo di un paio di miliardi di astronauti? (io tra l’altro non sarei uno di quelli: da piccolo volevo fare il camionista);

– Non so se vi capita mai di pensare a come sono nate alcune cose: a me succede di continuo. Mi spiego meglio: immaginatevi la scena. Agenzia pubblicitaria, riunione importantissima. Un grosso, grosso cliente ha commissionato un lavoro, e c’è da pensare  a uno spot. Qualcosa di brilllante, qualcosa all’altezza delle aspettative. Ne scaturisce il più classico dei brainstorming: ognuno spara ciò che gli viene in mente in attesa dell’idea vincente.

– Potremmo ambientare il tutto al Polo Nord e far passare il messaggio che il ghiaccio del polo si è formato grazie al prodotto in questione…

– Uhm: non male, ma banalotto. Magari potremmo buttarla sull’animazione: dei ghiaccioli che muoiono dal caldo e scappano dai bambini che li vogliono mangiare, rifugiandosi a casa del cliente che ha acquistato il prodotto in questione e di conseguenza ha una casa freschissima.

– Carino: però non è un prodotto per bambini, non andremmo a colpire il target adeguato.

– Sì, però non sottovalutiamo il potere dei bambini sui genitori. Se lo spot diventa “di culto” per i bambini, è ragionevole pensare che abbia una ricaduta anche sugli adulti.

Ad un certo punto compare sulla porta l’unico ritardatario della riunione, visibilmente trafelato.

– Ehy! Ma che fine hai fatto? C’è in ballo il lavoro più importante che ci sia stato commissionato negli ultimi mesi e tu arrivi con mezz’ora di ritardo?

– Scusate, scusate, avete ragione ma… ragazzi, ho un’idea. Ho l’idea vincente, cazzo.

– …?

– Sentite questa: fa caldo, molto caldo. L’indiano Orso Grigio arriva, vede il prodotto, gli piace, fa dei segnali di fumo agli altri indiani, gli altri rispondono: inquadratura sulla sua mano che indica i segnali di fumo che stanno arrivando in risposta, poi lui incrocia le braccia soddisfatto e dice: TUTTI VOLERE PINGUINO DELONGHI!!

-…

-…

– Ma è…

-…

-…ma è GENIALE, cazzo!

 

L’ultimo pensiero è questo: ho un taccuino sul quale segno le cose che mi vengono in mente perché poi, già lo so, me le dimentico. Solo che a volte non sono abbastanza dettagliato e così, nonostante mi sia appuntato qualcosa, quando lo rileggo tempo dopo non riesco comunque a ricordarne il senso, il contesto o l’utilizzo che ne avrei voluto fare. Ad esempio (leggo direttamente dal taccuino):

Satana ha una convenzione con i dentisti;

Sono giorni che mi scervello per cercare di ricordare il perché mi sia venuto da pensare che il diavolo sia convenzionato con il sistema odontoiatrico nazionale, ma proprio non mi viene.

–  È come lasciar cadere una goccia di detersivo in un oceano di olio e pretendere che gli scogli si sgrassino

Sono sempre stato un amante delle similitudini ma il come, dove, quando e perché io abbia pensato ‘sta cosa non me lo ricordo proprio.

Lo Zippo di Taribo West

Lo Zippo è un famoso modello di accendino; Taribo West invece era un eccentrico giocatore di calcio, dal discutibile look. Ma perché qualcuno avrebbe dovuto mettere in commercio uno Zippo con l’effige di un mediocre calciatore? E soprattutto: perché qualcuno avrebbe dovuto comprarlo?

Chiudo con questa, alla quale non mi sento di aggiungere nulla:

Arbre magique alla pasta e fagioli

Buon fine settimana.

The power of rock

Essendo Giovedì non possiamo che intravedere il fine settimana e conseguentemente caricarci di nuove energie da spendere pessimamente durante il weekend. Come in molti altri ambiti della nostra esistenza, la musica qui gioca un ruolo fondamentale: la capacità che le canzoni hanno di trasmetterci energia a volte è addirittura preoccupante, soprattutto se sono accompagnate da un video potente, squassante.Come in questo caso:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=wrw6QX4Atx0]

Il metal, del resto, è energia pura:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=tnAYWWayhZ8]

E quando il video, oltre a sprizzare energia, è anche tecnicamente di qualità, il cerchio si chiude:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=NaV_tTuhQbc]

Un’altra cosa da non sottovalutare è che il livello tecnico dei giovani, rispetto a quando lo ero io e andavo in giro senza saper suonare, si è elevato considerevolmente:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=ym82oDyfXbk]

Concludendo: uno dei pezzi che a me ha sempre dato una carica in più è sempre stato “Smells like teen spirit”

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=sg4wdkj56AA]

 

Ora vi sentite carichi per affrontare il weekend?

T.V.U.M.D.B.

Scommetto che non ci credevate così sensibili da dedicare il post odierno a San Valentino. In effetti non lo siamo: la questione è che non bisogna essere sensibili. Bisogna essere semplicemente dei tordi.

E quello lo siamo, perdio: è fuori discussione. Ma sappiamo esserlo a modo nostro, e questo è l’appletini-pensiero sulla faccenda “San valentino” e tutto quel tran tran di fiori, cioccolatini con frasi molto fiche, telefonate molto romantiche, cene obbligate e sesso programmato che puntualmente ci dobbiamo sorbire. Fatene buon uso.

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=CUzZ0NDvs5k]

God of the week: l’indiano bello (col chiodo nel cervello)

C’è qualcosa di meglio che cominciare la settimana con un fantastico God of the week?

Si spara nel cervello con una sparachiodi, non se ne accorge fino al giorno dopo

Dante Autullo è un uomo decisamente molto fortunato. L’uomo stava lavorando nella sua officina di Chicago quando una sparachiodi gli è sfuggita di mano ed è caduta. L’uomo non si è minimamente accorto che era partito un chiodo, ed ha continuato a lavorare normalmente.

image_thumb[16]

Solo il giorno dopo, quando ha iniziato ad avere sintomi di nausea si è recato al pronto soccorso, dove i medici dopo una visita hanno deciso di fargli una radiografia del cranio. Si aspettavano però al massimo di vedere dei vasi sanguigni ostruiti, e non certo un chiodo da quasi dieci centimetri piantato nel bel mezzo del cervello dell’uomo.

L’uomo è stato sottoposto ad una operazione urgente per rimuovere il chiodo, ed ora sta già recuperando e dovrebbe essere dimesso a breve.

I medici hanno poi spiegato che, oltre alla circostanza fortunata di avere trapassato solo aree secondarie del cervello, questo è stato possibile perché il cervello non ha ricettori del dolore, e quindi Autullo non ha sentito nulla.

(fonte: notizie.delmondo.info)

10 Febbraio 1992: ricordate cosa accadeva esattamente vent’anni fa?

Il 10 Febbraio 1992 è una data importante per l’Italia: lo è per la vita di tutti quelli che all’epoca avevano… non lo so, diciamo tra i cinque e i venticinque anni, ma non solamente. Già vi vedo mentre alzate gli occhi al cielo e scrutate le nuvole cercando l’ispirazione giusta per far risalire alla memoria qualche avvenimento importante di quell’anno: che diavolo è successo nel 1992? Sono già passati vent’anni? Quanti ne avevo, di anni, allora?

Io il 10 Febbraio ne avevo quasi undici e direi proprio che sì, di cose importanti (e meno) da ricordare ne sono successe: Falcone prima e Borsellino poi, l’inizio dell’inchiesta “mani pulite”, la Lega Nord che ottiene il suo primo grande successo, lo scudetto del Milan con Van Basten capocannoniere, Jovanotti che canta “Sono un ragazzo fortunato, perché mi hanno regalato un sogno: sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno”; esce “Automatic for the people” dei REM, Freddie Mercury è morto da poco e cominciano ad essere pubblicati i suoi Greatest Hits che non smetteranno mai più di tormentarci, soprattutto intorno a Natale. E poi le Olimpiadi di Barcellona e l’Europeo di calcio vinto dalla Danimarca. Mia madre aveva la “127” rossa ed era in procinto di sostituirla in favore di una “Uno” bianca (lasci centoventisette e prendi uno: non è una metafora di ciò che sarebbe accaduto poi, con l’avvicinarsi degli anni zero? Ci hanno abituati a campare con poco attraverso le pubblicità del detersivo, convincendoci che ricevere due fustini in cambio di uno fosse sconveniente)

Col tempo siamo portati a pensare che le cose importanti siano solamente quelle che negli anni vengono rievocate dai telegiornali, quelle che ci consentono di fare bella figura ricordandone la data esatta, facendo sfoggio di una ferrea memoria; fatti che riguardano la politica, oppure i grandi avvenimenti di cronaca nera: d’altra parte, non possiamo certo ricordarci tutto. Ecco, la nostra memoria storica in queste due cose è veramente infallibile: le puttanate dei politici e i morti. Ne ricordiamo le date, ma non impariamo mai nulla da ciò che è successo.

Eppure è accaduto qualcosa, qualcosa d’altro, nel 1992, il 10 febbraio. Qualcosa che non viene ricordato dai telegiornali ma che, se ci pensate, un po’ la vita ve l’ha cambiata. E che ci ha disillusi una volta per tutte: perché se anche i supereroi muoiono, non ce n’è davvero per nessuno.

10 Febbraio 1992: esce Hanno ucciso l’uomo ragno, degli 883. Vi sembra una cosa assolutamente senza importanza? Beh, questo disco vende seicentocinquantamila copie aggiudicandosi un disco di diamante, un disco d’oro e sei dischi di platino; rimane in testa alle classifiche per dieci settimane (alla fine dell’anno, cioè più di dieci mesi dopo l’uscita, è ancora al quarto posto), ne vengono estratti sei singoli. Tutti hanno la cassetta degli 883; tutti si chiedono chi diavolo l’abbia ucciso, l’uomo ragno (forse qualche industria di caffè?); tutti cantiamo Come mai ma chi sarai per fare questo a me, notti intere ad aspettarti, ad aspettare te e ci convinciamo che no, le notti non finiscono all’alba nella via.

E qualcosa cambia. In quell’anno, e nel successivo, diversi studenti universitari scrivono la loro tesi di laurea sul linguaggio comunicativo degli 883 (mi piacerebbe vedere l’espressione delle altre persone quando questi, oggi, se ne escono con un: “io la tesi l’ho fatta sugli 883!”); si scopre come due ragazzetti che cantano della vita di provincia (cioè, uno canta: l’altro balla, e pure male) e che “parlano come mangiano” possano, musicalmente parlando,conquistare un intero paese, fotografando l’Italia di quegli anni meglio di quanto non abbiano saputo fare i telegiornali, i rotocalchi, i talk show, e quant’altro. Un’istantanea di una generazione che ancora non sapeva cosa l’aspettava di lì a pochi anni. E poi ancora: S’inkazza scritto con la “k” (non esisteva, questa cosa, nel ’92), Non me la menare, Te la tiri: non sto dicendo che li abbiano inventati loro, questi slang, ma provate a pensare quanto questi modi di dire abbiano bussato alle vostre labbra dopo aver ascoltato quel disco, a differenza di prima. E per chi all’epoca non aveva undici anni come me, ma qualcuno in più? Ce n’è anche per voi: quando torni a casa alle sei, come un ninja fai le scale. Questa casa non è un albergo, lo dice anche papà.

Non sto facendo il nostalgico, anche se parrebbe il contrario. Volevo solo arrivare a questo: andate a rivedervi qualche telegiornale di quell’anno, poi riascoltatevi il disco degli 883, e ditemi quale delle due cose rappresenta meglio il 1992.

Poi, lo so, ci saranno quelli che stanno pensando che sì, sto facendo un discorso carino ma che poi, alla fine, non è altro che malinconia mista ad un tantino di retorica, e che bisogna vivere nel presente, che i tempi sono cambiati e bla bla bla: avete ragione. Ma quando stasera uscirete dal solito ufficio, nel quale anche oggi avrete svolto lo stesso lavoro che dovrete continuare a fare per più di trent’anni, e poi vi recherete in stazione a prendere il solito treno sognando di essere da un’altra parte, in un altro posto, lontano, potrebbe essere che estraendo il biglietto dal portafogli buttiate un’occhiata allo scomparto in cui tenete le banconote e allora, nonostante i vostri discorsi sul vivere nel presente e nonostante nel frattempo sia pure cambiata la valuta, penserete una cosa, e vi renderete conto che dopo vent’anni è ancora fottutamente vera:

Con un deca non si può andar via, non ci basta neanche in pizzeria.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=3m4BgPXVdVY]