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Mese: Dicembre 2012

“Come va il lavoro? E la morosa ce l’hai?”: piccolo prontuario per difendersi dai convenevoli – prima parte

I convenevoli fanno parte della storia dell’uomo: si vocifera che un tempo i testicoli dell’ essere umano di sesso maschile avessero le dimensioni di una Drosophila Melanogaster (insetto che stimo, da quando ho scoperto che annega le delusioni amorose nell’alcol). Con l’avvento del convenevole ed il conseguente carico di smaronamento quotidiano

(calcolabile tramite la formula     convenevole  x    ,
                                                         tempo

dove  rappresenta il coefficiente δ di smaronamento universale)
essi hanno però raggiunto, negli anni, le dimensioni attuali. In tempi relativamente recenti, poi, l’implemento della superficie scrotale ha subìto un’ulteriore slancio grazie alle seguenti invenzioni: l’ikea, le partenze intelligenti, le domeniche di apertura dei centri commerciali, il curling, le code per curiosi in autostrada, l’ultimo giorno dell’imperdibile offerta televisiva della Mondial Casa, il matrimonio. L’avvento della playstation ha invece generato un meccanismo simile nelle donne che, secondo gli esperti di appletini, si ritroveranno ad avere dei testicoli di dimensioni paragonabili a quelle dei maschi entro il 2040, a meno che non si provveda per tempo allo smantellamento di tutte le consolle per videogiochi esistenti sul mercato. Anche nel caso delle donzelle, ovviamente, vi sono tanti altri elementi che contribuiscono all’ingrossamento dei tanto amati gemelli Scrotos: la Champions League, il poker, le auto sportive, le ruote delle auto sportive, le marmitte delle auto sportive, i cerchi in lega della auto sportive, le riviste di auto sportive e tutti gli altri passatempi tipicamente maschili (nel caso non ve ne foste accorti, sostituitendo il termine “maschili” con “idioti” il risultato non cambia).
Fatta questa doverosa premessa, è chiaro che non si può pensare di debellare qualcosa di antico quasi quanto l’uomo. E dunque, direte voi? Dunque bisogna conviverci, rispondiamo noi, ma c’è modo e modo. La vita è fatta di tante piccole battaglie: vincerle non ti cambia la vita, ma la migliora, almeno un po’. Quindi è necessario combattere: in un modo o nell’altro, tutti quanti ci siamo trovati a pronunciare frasi del tipo “Come va?”, “Bella giornata, eh?”, “Che caldo!”, “Quant’è solo bocca?”, e via dicendo. Come tante altre convenzioni che regolano i rapporti sociali tra gli esseri umani il convenevole è, se estrapolato dal contesto, un atto estremamente stupido: si dice una banalità aspettandosi che la risposta sia altrettanto banale. E ci può stare, sia chiaro: non è la fine del mondo sparare una frase del cazzo aspettandosi una risposta del cazzo, se questo contribuisce a mantenere l’equilibrio mondiale dei rapporti umani. Però (e qui entro nella sfera della terminologia tecnica) tutto ciò ha rotto i coglioni.
Come possiamo difenderci da questa piaga? Come possiamo restituire dignità alla parola? Come possiamo evitare di sentire le solite, tristissime frasi fatte? Come possiamo fantasticare che sia rosso di sera così da poter sperare nel bel tempo?
Una prima possibilità è la seguente: rispondere seriamente. È grottesco, lo so, ma è proprio questo a rendere l’espediente efficace: nessuno si aspetta una risposta sensata ad un convenevole. Facciamo un esempio pratico: Natale e Crocifissa si conoscono appena, e un giorno si incontrano in ascensore. Hanno alcuni piani da superare insieme e, si sa, il peggior nemico del convenevole è il tempo: più ne hai, meno efficace sarà il risultato. Il classico “come stai bene grazie e tu anche io grazie” non dura più del tempo necessario ad ascendere dal piano terra al piano primo, accrescendo il senso di disagio per tutto il tempo rimanente. Ecco un esempio di cosa fare, dunque:

– Ciao!
– Ehi, ciao!
– Anche tu qui?
– Già.
– Allora, ehm… come va?

E qui entra in azione il piano anti-convenevole.

– Bene, grazie. Cioè, sì, insomma, abbastanza, ecco. Per la verità non del tutto bene, insomma, ci sono alcune cose che… è che sto di merda, cazzo.
– …
– Voglio dire, che vita è? Che cazzo di vita è? Lavori come un mulo per poi ritrovarti a giugno a far di conto per capire se avrai abbastanza soldi per andare in ferie. Io non ci sto, cazzo! Sai cosa pensavo, ieri? Pensavo che le aspirazioni sono una fottutissima inculata! Lo sai cosa volevo fare io? Lo sai? Ma no, tu non sai un cazzo: io volevo fare la rockstar, porca di quella troia! La rockstar! Scrivere canzoni molto fiche e avere orde di ragazzine urlanti ai miei piedi, e invece sai cosa faccio? Servo panini in un cazzo di fast food! E così mi tocca lavorare di sera, il fine settimana… non chiudono mai, quei maledetti posti: mai!  Arrivi a casa che puzzi di piscio di elefante: perché non è mica olio, quello delle patatine, che cazzo credi? E tu, invece? Pensi di aver fatto una gran cosa, della tua vita? Eh? Ad un certo punto hai deciso che era ora di mettere la testa a posto, hai preso il primo pirla che si sia dimostrato in grado di sopportarti per un anno e te lo sei sposato: un tizio con il vestito sempre a posto e una laurea ad honorem in alettoni&cerchi in lega. Bella vita di merda.
Ah, a proposito: guarda che lo sanno tutti, che ti scopi il postino.
– …
– E tu invece, che mi racconti di bello?

Il secondo metodo è meno semplice ma altrettanto efficace: fingersi Cher. Qualunque sia il banalissimo approccio dell’interlocutore di turno, voi risponderete questo.

Per ora è tutto: nella seconda parte analizzeremo un’altra serie di metodi altrettanto efficaci. Auguri di buone feste e non dimenticate di deliziare tutti quanti con gli auguri natalizi di appletini.it!

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=vqVtcqY0Pg0]

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=t7tN8XGPteo]

God of the week: prenderla con filosofia (e anche di più)!

La settimana che ci condurrà al Santo Natale la cominciamo così: ci piace pensare che il tizio fosse felice, nonostante tutto, proprio perché si fosse prossimi al Natale, periodo in cui, si sa, siamo tutti più buoni.
Soprattutto da quando non ci sono più le mezze stagioni.
God of the week!

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=j0kbHaulvRg]

Noce schiaccia noce

Qualche giorno fa (non ricordo esattamente quale: tra me e i giorni della settimana, non appena sono terminati, si crea una cortina di nebbia che mi impedisce di andare a ricollocare al proprio posto i fatti accaduti. Così mi ritrovo a non sapere esattamente quando è successa una determinata cosa: però mi rimane in testa un profumo, oppure una voce, o un sorriso, e da lì non si schioda più. Poi, se mi chiedi quando l’ho raccolto, e dove, magari non te lo so dire: ma so che c’è, e questo mi basta) ho sognato di trovarmi a Madrid, per la precisione allo stadio di calcio, il Santiago Bernabeu. Il match in questione vedeva affrontarsi la squadra locale (il Real Madrid, per chi non masticasse di calcio e risultasse essere, nel contempo, particolarmente carente di intuito) contro Francesco Salvi. Quest’ultimo, nel caso non lo sapeste, è il bell’omino che potete vedere nel video seguente, in una delle sue interpretazioni più felici: il brano in questione si intitola “Esatto”, e gli ha permesso di classificarsi al settimo posto al Festival di Sanremo del 1989 (sì, settimo. E ancora sì, il Festival di Sanremo è quella cosa alla quale partecipò anche Luigi Tenco, poco più di vent’anni prima).

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=V1VVzhNMMy4]

Ve la faccio breve: vittoria secca di Francesco Salvi, 0 – 3. Ha pure parato un rigore a Cristiano Ronaldo.
Cosa può significare questo sogno? Non ne ho idea. Cosa direbbe Freud in merito? Che sono omosessuale e che ho problemi con mia madre, cioè quello che ha detto praticamente a chiunque, per decenni, mentre il suo naso si produceva in arditi slalom lungo le pareti più ripide del monte Bamba. Non mi fido di chi ripete sempre le stesse cose: sarebbe un po’ come chiedere consulenza alla macchinetta automatica che piglia i soldi all’uscita dell’autostrada. Ti dice sempre e solo “arrivederci” e lo fa solamente dopo averle dato dei soldi: come Freud, per l’appunto.

Ma non è di questo che voglio parlare: sempre qualche giorno fa (non ricordo esattamente quale: tra me e i giorni della settimana, non appena sono terminati, si crea una cortina di nebb… ah, no, questo l’ho già detto) ho comprato delle noci.
Una volta arrivato a casa, però, il disastro: mi sono reso conto di non possedere uno schiaccianoci. Di non aver mai posseduto uno schiaccianoci. Ora, l’elenco di cose che non possiedo è discretamente nutrito (le prime due che mi sovvengono sono l’ombrello e la capacità di fingere interesse per un argomento del quale non m’importa un accidente), ma non possedere uno schiaccianoci è grave. Gravissimo.
Significa che da quando vivo da solo non ho mai consumato delle noci: stiamo parlando di qualcosa come cinque anni. E se tanto mi dà tanto, nemmeno il gatto le ha consumate. A meno che… urge una prova.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Wg1fy5zGvmU]

Visto l’interesse manifestato, posso supporre non ne abbia mangiate nemmeno lui.
Il problema è il seguente: “La vitamina E [presente nelle noci], caratterizzata da spiccate proprietà antiossidanti, è in grado di tenere sotto controllo i pericolosi effetti dei radicali liberi tanto temuti. Rilevante anche la presenza di un aminoacido essenziale, chiamato arginina, molto importante per la salute delle nostre arterie; infatti l’arginina fornisce alle pareti delle arterie il nitrossido, una sostanza in grado di combattere e prevenire l’arteriosclerosi.” e ancora “[il nitrossido] è il modulatore naturale della crescita dei capelli.”

Urge una telefonata.

– Cesare Ragazzi Company, sono Carla: come posso aiutarla?
– Ehi, ha fatto la rima!
– Come, scusi?
– Niente, niente. Sono QuandoSiFaBuio, di appletini.it
– Chi?
– Lasci perdere. Senta un po’, che mi risponde se le dico “schiaccianoci”?
– Non sono autorizzata a rispondere a questo tipo di domanda.
– Mi faccia indovinare: siete stati voi. Andate nelle case della gente a fregare gli schiaccianoci per impedirci di assumere una dose sufficiente di nitrossido, e far sì che i nostri capelli cadano.
– Non so di cosa lei stia parlando.
– Certo, certo: lei se ne sta lì, con le sue grosse chiappe appoggiate ad una sedia che continua strenuamente a sostenerla – sfidando ogni legge della fisica, peraltro – a dirmi che non c’entrate niente con questa faccenda: intanto gli schiaccianoci svaniscono nel silenzio più assoluto, e nessuno ne sa niente. Ma sa cosa le dico? Io li vedo.
– Prego?
– Ho detto che li vedo. Ogni fottutissima notte.
Dunque lei…
Sì. Io vedo gli schiaccianoci morti.
Con il dovuto rispetto, signor QuandoSiFaBuio, io credo che lei sia semplicemente un coglione.
Cioè qualcosa che somiglia maledettamente ad una noce: ma guarda un po’.
Dico davvero, signore: lei avrebbe bisogno di farsi vedere da uno strizzacervelli, o qualcosa del genere.
– E se le dicessi “peli di culo di babbuino” cosa mi risponde?
– O mio Dio, lei… lei sa!
– Pensavate davvero che mi sarei bevuto quella faccenda dell’ “infoltimento capelli con materiale innovativo”? Suvvia. L’Africa è piena di babbuini con il culo pelato.
– Lei… lei non può sapere!
– Be’, a quanto pare è così. Dunque, vediamo se ora le è venuta voglia di ragionare: voglio il mio schiaccianoci, e lo voglio ora. Deve arrivare a casa mia in una scatola chiusa e anonima: non vorrei mai che i miei vicini di casa potessero pensare che io abbia intenzione di decorarmi la testa con dei peli di culo di babbuino.
– Tutto qui?
– Come sarebbe “tutto qui?”
– Pensavo chiedesse qualcos’altro in cambio del suo silenzio: tipo un grosso riscatto, o qualcosa del genere.
– Ah, dice che dovrei?
– No, be’, non voglio forzarla, sono scelte sue.
– È che mi imbarazza sempre un po’ parlare di soldi.
– La capisco, sa? Succede anche a me.
– Davvero? Incredibile! È una cosa stupida, no? Imbarazzarsi per niente…
– Non sa quante volte mi succede. Questa cosa dei soldi, poi, è proprio fastidiosa. In una società consumistica come la nostra, poi…
– Sì, ha ragione, ormai è tutto così stereotipato…
– E poi, come afferma Bauman nel suo sagg…
– Zygmunt Bauman? Lei ha letto Vita liquida?
– Certo. Ma non solo: sono un’accanita sostenitrice della teoria della “modernità liquida”. Ho letto tutto al riguardo.
– Incredibile: lo sono anch’io! Senta, le andrebbe di parlarne davanti a un secchio di Campari col bianco?
Un caffè. Solitamente si dice davanti a un caffè.
– Ha ragione, mi scusi. Mi sembrava banale.
– Senta, io ci uscirei davvero, con lei. Però, ecco, sono un po’ turbata. Che ne dice se le passo un secondo l’ufficio risorse umane così fa due chiacchiere col nostro psicologo? Non ho ancora capito se lei sia un genio, oppure un completo idiota.
– Non sono un amante dei compromessi, ma lei mi sembra una persona molto interessante. Se è necessario, lo farò. Ma non ci faccia l’abitudine.
– Un istante soltanto: la metto in linea.
– Pronto?
– Sì, salve, sono QuandoSiFaBuio. Sto combinando un’uscita con la segretaria ma nutre dei dubbi riguardo il mio equilibrio mentale, così mi ha passato lei.
– D’accordo. Be’, mi racconti qualcosa.
– Uhm, quando avevo cinque anni ho preso un’altalena in testa. La spingevo senza che ci fosse seduto nessuno, ma io immaginavo ci fosse una bambina. Si chiamava Giulia.
– Capisco. E, in tempi più recenti, quand’è stata l’ultima volta che ha immaginato cose di questo tipo?
– Be’, praticamente sempre.
– Mi può fare un esempio concreto?
– Be’, mi faccio un sacco di film, tipo questo. Ah, e poi vedo gli schiaccianoci morti.
– Interessante. Altro da segnalare?
– La scorsa settimana ho sognato che Francesco Salvi vinceva 3-0 in casa del Real Madrid. Da solo.
– Questo è già più preoccupante.
– E parava un rigore a Cristiano Ronaldo.
– Oh, merda.
– Che c’è?
– Signor QuandoSiFaBuio, io credo che lei sia omosessuale e abbia dei sentimenti ambivalenti nei confronti di sua madre.
– Lei è freudiano, vero?
– Sì.
– Ma dai.