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Mese: Luglio 2013

L’uomo che aveva gli occhi sul culo

Una volta stavo aspettando una ragazza e lei sarebbe dovuta arrivare dalla mia sinistra e allora io me ne stavo a cuore immobile con lo sguardo fisso da quel lato della strada così l’avrei vista svoltare l’angolo e avrei pensato qualcosa del tipo Se le dico quanto è bella poi finisce che non mi crede. Lei avrebbe sorriso venendomi incontro, io avrei fatto lo stesso, e nessuno dei due si sarebbe accorto, in quel momento, che sarebbero stati gli istanti più belli, più di tutto quello che c’è stato dopo. Sta di fatto che lei, invece, è arrivata da destra: era andata a fare una commissione per sua madre o chi se lo ricorda cosa, ed aveva percorso un’altra strada. Così io me ne stavo con lo sguardo fisso di qua ma lei è arrivata da là e invece di dirmi qualcosa del tipo Ciao se n’è rimasta lì a guardarmi, in silenzio. Io mica me ne sono accorto. A un certo punto sento un Ehi e mi giro e c’è lei e le dico Cazzo, hai rovinato la parte migliore e lei risponde Cosa? E io Niente, lascia stare.
Tutto questo per dire che a volte certe cose proprio non te le aspetti, come quando il mio amico Martin si è svegliato e ha scoperto di avere gli occhi sul culo, letteralmente. Uno per chiappa. Non che si fossero spostati, eh: erano cresciuti, evidentemente. Un secondo paio di occhi sul retro, belli grandi. Quando ci succedono cose strane siamo istintivamente portati a pensare che ci sia una spiegazione logica, e che certamente non siamo i primi ai quali è successa una cosa del genere. C’è troppa gente, al mondo: vuoi che a nessuno  mai siano cresciuti degli occhi sulle chiappe? Orsù. Così Martin se ne andava in giro a chiedere agli amici se questa cosa  potesse effettivamente essere considerata normale e nessuno sapeva bene come rispondergli no senza pronunciare la parola no. Non è mica semplice: se devi dire banana senza dire banana è un conto, ma dire no senza dire no può risultare particolarmente complicato. Le risposte alla domanda di Martin É normale? Erano più o meno queste: Sì, però fatti dare un’occhiata; Sì, però è raro; Sì, però chiudili prima di sederti sul cesso; Sì, però…
La verità è che sì, però significa semplicemente no, ma senza pronunciarlo. Ecco tutto.
Così ho tentato un’altra strada: cercare di far capire a Martin la differenza tra cosa può essere considerato normale e cosa no, con un esempio pratico e a portata di mano:
Allora, se vai su youporn e ci trovi il video di una che fa un pompino, quello è normale: ma se vai su youporn e ci trovi il video di tua mamma che fa un pompino a un grizzly, quello non è normale. Capisci, Martin?
Martin capiva.
C’era poi quella faccenda della miopia: il secondo paio di occhi, dopo essere stati visitati da un incuriosito quanto timoroso oculista, sono risultati essere sprovvisti di alcune diottrie normalmente in dotazione e, data la dimensione degli occhi stessi, non era certo possibile pensare a delle lenti a contatto. Ma come reggere degli occhiali in assenza di orecchie? Prendendole da uno morto e applicandosele alle anche, ovviamente. Ma già che ci siamo, mica le facciamo di bellezza e basta, eh: due orecchie funzionanti. Et voilà, ecco a voi un culo vedente e sentente. Poi è stato un attimo dire a Martin di leggersi Pasto nudo di Burroughs, nel quale c’è un uomo che insegna al suo buco del culo a parlare. La letteratura ci aiuta a crescere, e così Martin ha imparato. Insomma, ora c’ha una vera e propria faccia didietro: manca solo il naso, giusto perché avrebbe creato qualche problema con quella faccenda del sedersi, cosa che a Martin, come a chiunque di noi, capita piuttosto spesso di fare.
Invidio Martin ferocemente: ora se ne va in giro con le sue due facce, una davanti e una dietro, decidendo di volta in volta quale lato di sé esporre al proprio interlocutore. Come facciamo tutti, del resto.
Lui però, a differenza nostra, è giustificato.

 

Limoni

 

«Tommy, corri! Sta per cominciare!»
« Chissà cosa avrà di tanto importante da annunciare, il presidente.»
« Non lo so, ma passa in diretta nazionale a reti unificate, tipo Capodanno.»
« Magari ha deciso che l’anno finisce oggi.»
« Ma che stai dicendo?»
« Non si sa mai, di questi tempi: magari gli fa comodo. Sai che i politici si fanno le leggi su misura?»
« Ma che c’entra? Capodanno è Capodanno, non si può mica spostare!»
« Dici? Secondo me sì.»
« Ma fammi il piacere. Oh, eccolo! Il presidente! Tommy, arrivi o no? Sta uscendo il presidente! Dove diavolo è finito quel ragazzo?»
« Non credo arriverà: se ne sta impalato sul ciglio della strada da più di un’ora.»
« Più di un’ora? Che cavolo sta combinando?»
« Dice che vuole arrivare in soggiorno senza muoversi di lì.»
« E come diavolo avrebbe intenzione di riuscirci?»
« Facendo affidamento sulla tettonica a zolle.»
« La… cosa?»
« La tettonica a zolle: mi ha spiegato che la litosfera – lo strato superiore della terra – è suddivisa in diverse zolle che galleggiano sopra la superficie viscosa del mantello terrestre. È per questo che i continenti si spostano.»
« E questo dovrebbe contribuire a farlo arrivare in soggiorno senza camminare?»
« Così dice: nel frattempo sta continuando con il banchetto della limonata.»
« Ancora? Gliel’ho detto che non rimedierà mai i soldi per la bicicletta vendendo limonate!»
« Gliel’ho detto pure io, ma mi ha risposto che tanto, calcolando il movimento della crosta terrestre, non raggiungerà il salotto prima di un paio di milioni di anni. C’è tempo, insomma. Ehi, ecco il presidente!»
« Oddio, eccolo! Che faccia scura, ragazzi.»
« Chissà cosa cavolo…»
« Shh! Zitto!»
« Cittadine e cittadini, buongiorno. È molto difficile per me leggere il seguente comunicato, ma il dovere istituzionale mi impone di essere il più chiaro possibile a proposito di ciò che sta accadendo. Lo scorso giovedì i nostri scienziati hanno individuato un asteroide in piena rotta di collisione con la Terra: immediatamente è scattato il segreto di Stato, onde evitare esplosioni di panico. L’idea era quella di rendere nota la notizia una volta verificata la gravità della situazione ed elaborato un piano per la risoluzione della stessa. In questi pochi giorni i nostri esperti hanno ideato, sperimentato e messo in atto alcune strategie che vado a elencare, specificandone l’esito:

– Lanciare dei missili contro l’asteroide, mancandolo clamorosamente;

– Contattare Michael Jordan sperando potesse colmare la carenza di mira dei nostri lanciatori di missili. Purtroppo, però, il signor Jordan si trova attualmente in Italia, a Mantova, per la sagra della mostarda: dice che gli dispiacerebbe molto piantare lì tutto e ripartire di corsa. Ha inoltre aggiunto che a Mantova lo trattano tutti molto bene;

– Cineforum: maratona di “Armageddon”. Il film è stato visionato quattordici volte, a seguito delle quali è stato sentenziato all’unanimità che “è solo un’americanata”. Questa posizione è stata sostenuta anche dal protagonista Bruce Willis, quando l’abbiamo contattato;

– Telefonare al nostro medium di fiducia, che abbiamo scoperto essere anche il medium di fiducia di Michael Jordan: attualmente si trova alla sagra della mostarda in sua compagnia. Dice che a Mantova lo trattano tutti molto bene;

– Contattare il Papa e chiedere di pregare per noi: egli per tutta risposta si è recato direttamente presso l’”Area 51”, ha preso l’astronave acquistata con la somma di tutti gli “otto per mille” donati alla Chiesa cattolica e si è trasferito su Proxima Centauri;

– Contattare direttamente l’asteroide nel tentativo di intavolare una trattativa, scoprendo che quest’ultimo non risulta essere dotato di raziocinio.

Vorrei trovare un modo migliore per comunicarvelo, cari cittadini, ma la verità è che abbiamo completamente e inesorabilmente fallito. Tutti i tentativi sopracitati sono caduti nel vuoto: l’esistenza di questo pianeta – e la nostra, conseguentemente – giungerà al termine tra poco più di quattro ore: non c’è più tempo. Ho invitato i nostri scienziati a tornare a casa dalle loro famiglie per trascorrere con loro gli ultimi istanti, consiglio che mi sento di dare a tutti quanti voi. Insomma, è primavera, sono le tre del pomeriggio e c’è il sole: uscite. Fate una passeggiata. Sorridete. Prendete un gelato, bevete qualcosa. Salutate tutti. Insomma, se proprio dobbiamo morire, almeno godiamocela.
Addio, cittadini.»

«Avresti mai pensato di morire così?»
«Attendendo inerme lo schianto di un asteroide sulla Terra? Certo che no. Io avevo già messo in conto un bell’infarto.»
«E ora che facciamo?»
«Che vuoi fare? Ha ragione il presidente: usciamo. Godiamocela. Non c’è alternativa»
«…»
«A cosa stai pensando?»
«A Tommy. Sto pensando a Tommy. Come diavolo glielo spieghiamo?»
«Questo davvero non lo s…»
« Mamma! Mamma!»
«Oddio. Tommy! Che c’è?»
«Limoni!»
«Eh?»
«C’è una festa! C’è una festa! Sono tutti in strada, mamma: i vecchi, i bambini. Si abbracciano tutti. È uno spasso!»
« Tommy, io devo…»
« Tu devi andare in cucina e spremere altri limoni! C’è la coda per la limonata, mamma: la coda! La bici, mamma, capisci? Se riesco a vendere limonata a tutta questa gente, domani mi posso comprare la bici! Lo capisci o no? Domani, mamma!
«Certo, Tommy. Certo. Domani. Lo capisco benissimo.»
«E allora che ci fate lì impalati? Datemi una mano, su! Spremere!»
«Tommy, ti devo dire una cosa.»

Come glielo dici, a un bambino di dieci anni, che sta per finire il mondo?

«Il presidente ha appena parlato alla tv ed ha annunciato che un asteroide si schianterà sulla Terra tra poche ore: ha suggerito a tutti di uscire, di stare vicino alle persone alle quali si vuole bene e di godersi al meglio questo poco tempo. Per questo sono tutti in giro, e credo dovremmo farlo anche noi. Divertirci, finché possiamo. Mi dispiace immensamente, Tommy.»

Così, glielo dici, chiunque tu sia.
A meno che tu non sia sua madre, chiaramente. In tal caso, glielo dici così:

«Sarà bellissima.»
«Di cosa parli, mamma?»
«Sarà una bici bellissima.»

« Avresti mai pensato di morire così?»
« Spremendo limoni a poche ore dalla caduta di un asteroide sulla terra, intendi? Certo che no. Io avevo già messo in conto un bell’infarto.»