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Autore: admin_samu

Best of…

Mentre l’appletini night toga!toga!toga!party si avvicina, ecco il contributo "best of" della settimana!

(-4 giorni all’appletini night toga!toga!toga!party)


lunedì, 06 luglio 2009


Cari lettori, vi annuncio con dispiacere che purtroppo, per motivi non dipendenti dalla mia volontà, il vostro blog preferito (cioè questo, cioè appletini.it, se non avete capito dove siete) purtroppo chiuderà a breve.
Sono invece lieto di comunicarvi che il blog non chiuderà, vi stavo pigliando per il culo.
In realtà questa assenza di circa un mese mi è servita a riflettere sul mondo, sul progressivo sprofondamento della città di Venezia e sulla curiosa muraglia cinese sottomarina che ivi è stata costruita a scopo di difesa; ho meditato suii conflitti interni ed esteri e sul farmacista di Michael Jackson.
 Non mi soffermerò a parlare della morte di Jackson né in bene né in male, vorrei invece intrattenervi a proposito dei suoi ballerini. Per il tour previsto a Luglio è stata effettuata una selezione finale tra circa 800 danzatori, 600 uomini e 200 donne, tutti professionisti. Questi straordinari ballerini sono stati valutati in una serie estenuante di prove che avrebbe portato ad una compagine finale composta da solamente 8 uomini e 2 donne. Jackson stesso era presente ai provini.
Se volete farvi un’idea potete anche guardarvi il video delle selezioni cliccando qui.
Insomma, una volta terminati i provini e scelti i migliori, emozionatissimi e pronti ad entrare nella storia come "i ballerini del tuor di Michael Jackson", Michael Jackson è morto.
Ora, nel dizionario italiano il termine "sfiga" esiste, ed è generalmente indicato come "sfortuna, malasorte", termini che a loro volta sono indicati come "fortuna contraria, avversa; cattiva sorte".
Sono però spiegazioni circolari: sfiga=sfortuna, sfortuna=mancanza di fortuna, da cui, per la proprietà transitiva, sfiga=mancanza di fortuna.
Ora, supponiamo che qualcuno per cause ignote non conosca il significato del termine "fortuna".
Va da sè che spiegargli la sfortuna, o la sfiga, come "mancanza di fortuna" non serva ad una ceppa, che è un modo carino per dire che non serve a un cazzo.
Quindi dal 2010 le nuove edizioni dei dizionari della lingua Italiana indicheranno tale dicitura:

"Sfiga: serie di circostanze simili o quantomeno sovrapponibili a quelle accorse nell’anno domini 2009 al gruppo di ballerini selezionati da Michael Jackson", magari con una breve spiegazione dei fatti accaduti.

A parziale confutazione di quanto sto dicendo qualcuno potrebbe contestarmi che il tuor si terrà comunque, trasformato in un tributo all’artista al quale parteciperanno alcune star e soprattutto i suoi fratelli.
A parer mio, aspettarsi di partire per un tuor con Michael Jackson e ritrovarsi a partire con i suoi fratelli è un po’ come aspettarsi di andare a cena con Naomi Campbell e all’ultimo momento trovarsi ad andarci con sua sorella.
Allego foto esplicativa.

sorella_naomicampbell

Toga!Toga!Toga!

Ok, signori. L’appletini night toga!toga!toga!party è Sabato prossimo. É tempo di preparare la toga, di cominciare a svuotare la mente da qualsivoglia altro pensiero e rilassarsi.
Per chi non sapesse cosa diavolo sia una toga o semplicemente non avesse idea di come prepararsela, appletini.it vi mostra il video degli amici del "Comitato festa del Nizziol": in realtà non li conosciamo nemmeno, ma due tizi che spiegano su youtube come fare una toga diventano miei amici ad honorem, seduta stante.
Anzi, adesso li invito pure all’appletini night.
Nei prossimi giorni il Consiglio di Amministrazione di appletini.it si ritroverà per sistemare gli ultimi(!!) dettagli e permettere a voi di godere a pieno della fantastica atmosfera dell’appletini night!*

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=lygm3BqNcdY&hl=it_IT&fs=1&]

*Lo staff dell’appletini night non risponderà di eventuali decessi avvenuti prima, durante e soprattutto dopo lo svolgimento del Toga Party.

Quel piccolo mondo

Il cielo si incupisce a vista e perdita d’occhio tralasciando di oscurare soltanto alcuni piccoli spiragli, feritoie tra le nubi, barlumi unici di speranza e luce, come soldati già sconfitti ma decisi a combattere contro il lento, inesorabile e geometrico assalto della notte. Perdono la loro guerra con dignità, senza affievolirsi ma richiudendosi su loro stessi, senza fretta né timore alcuno, senza un pianto, nemmeno quando i riflessi si tingono di rosso sangue, squarci finiti in un cielo infinito. Muoiono così, tra tutto quel rosso, come angeli accoltellati da Dio.

Tramonto, lo chiamate voi.

C’è odore di mare. Il suono, quello ancora no. Non finché la moltitudine di persone che anche stasera ignorerà la battaglia ed il sangue sopra la sua testa non deciderà di fare quello che meglio riesce a fare: ritirarsi. Ancora pochi minuti e tutti scompariranno; solamente allora si sentirà il suono delle onde, e sarà bello misurarne il profilo.

Ritrovare quel suono.

Smonterei pezzo a pezzo l’universo e i suoi ingranaggi, congelerei il tempo e ruberei tutti gli attimi più belli, i momenti più incredibili delle storie più fantastiche, uno ad uno, solamente per ritrovare, tra questi, l’ultimo istante in cui ho ascoltato quel suono. Da allora, ogni giorno è stato solamente un altro giorno senza.

Ogni secondo, un secondo senza.

La spiaggia è costeggiata da un piccolo sentiero sterrato, delimitato da vecchi pali di legno uniti tra loro con delle corde. In lontananza, le luci di una piccola città impediscono alla notte di fare fino a fondo il suo dovere: non sarà mai davvero buio. Non sarà mai più davvero buio.

C’è odore di mare. Il suono, quello ancora no.

Forse non dovrei nemmeno essere qui. Forse dovrei lasciare scivolare via la vita, come tanti, adagiarmi con loro sul denso e comodissimo strato di abitudini che li accoglie e smettere di domandarmi cosa significhi esistere davvero. Essere qualcosa. Vivere veramente. Adeguarmi ai sorrisi di circostanza, ai compromessi facili, ed imparare l’arte dell’arrabbiarsi per nulla, solamente per convincersi di aver scosso per un istante una vita totalmente piatta e dunque sostanzialmente priva di significato alcuno.

Ma ho bisogno di quel suono, semplice e bellissimo. Lo desidero come si desiderano le cose da bambini, quando null’altro al mondo conta ed il senso di tutto sta unicamente lì dentro, in quel desiderio, partito da chissà dove per piantarsi dritto in fondo all’animo, a scardinare il nascondiglio più nascosto che hai, proprio al centro del cuore e ad anni luce dalle altre persone, dallo stupido roteare di pianeti e stelle, dalle sottili acrobazie del tempo e dello spazio.

Immensamente distante da tutto, tranne che da te stesso.

Allora percorrerò lentamente l’ultimo tratto di sentiero, quello in cui le orme si disperdono e la terra si trasforma bruscamente in sabbia, ed entrerò in quel piccolo mondo dove il vento è carico di sale e la luna riflette la schiuma bianca delle onde.

Sarà facile allora guardare avanti e sorridere, azzerando i passi che mi separano da lei.

Mi fermerò, con i piedi piantati nella sabbia ed il vento sulla pelle, e finalmente ascolterò.

Dopo una vita, ascolterò. Guardandola negli occhi.

– Ciao, QuandoSiFaBuio.

– Bentornata, Sagra delle aole!!

 

 

 

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Best of


Anche questa settimana il "best of" è tratto dalla "’posta di QuandoSiFaBuio": era il Marzo 2009.
Mandate le vostre domande all’indirizzo appletini@libero.it : QSFB vi risponderà con sagacia!!
(mancano 16 giorni all’appletini night toga!toga!toga!party)

martedì, 24 marzo 2009



Mi scrive P.D., un nostro affezionato lettore (presumo, perlomeno):

Caro QSFB perchè secondo te il tempo passa sempre così veloce, mannaggia la pentecoste?

Caro P.D., a mio avviso è bene partire dal principio, cioè dalle origini della parola “tempo” e dalle diverse concezioni in materia, per arrivare poi ad elaborare una teoria in merito .


Tempo: dal latino tempus, si intende in generale la durata misurabile di tutto ciò che è.


Rispetto al trascorrere del tempo ci sono parecchie cose interessanti da valutare; ne fornirò una breve carrellata prima di passare all’elaborazione della mia personalissima visione della cosa.

La teoria della relatività genera anche dei paradossi apparenti riguardanti il tempo. Uno dei più noti è il cosiddetto paradosso dei gemelli: un gemello parte per un viaggio lontano con la sua astronave, che gli permette di andare a una velocità prossima a quella della luce. Al suo ritorno sulla Terra sarà più giovane del fratello gemello rimasto a casa. E fin qui ci siamo, secondo le conseguenze della relatività. Secondo la stessa relatività però tutti i sistemi di riferimento sottoposti ad uguale moto (e quindi privi di accelerazioni e di cambiamenti di direzione) sono uguali tra di loro. Ciò significa, in sostanza, che per il gemello sull’astronave è la Terra a muoversi ad una velocità prossima a quella della luce, e quindi secondo lui (e secondo la relatività avrebbe ragione) dovrebbe essere il gemello sulla Terra il più giovane. Il paradosso consiste quindi in questo: Qual è il più giovane? o, in altre parole, per quale dei due è passato meno tempo?


E inoltre:


La percezione del tempo nelle diverse culture:

Il tempo, così come lo spazio, è una categoria a priori ma non per questo non gli viene dato un significato e una rappresentazione diversa in ogni cultura.
Si può affermare, in maniera generale, che esso venga percepito come il variare della persona e delle cose.

Sempre generalmente, vi sono due idee fondamentali del tempo:

  • Pensiero cronometrico occidentale: il tempo viene visto come un’entità lineare e misurabile. Questa visione risponde alla necessità di ottimizzare il proprio tempo e dipende dall’organizzazione economica.

  • Tempo ciclico e puntiforme: nelle società tradizionali il tempo viene scandito attraverso il passare delle stagioni o secondo eventi contingenti (es. il mercato della domenica).

L’antropologo Christopher Hallpike, rifacendosi agli studi dello psicologo Jean Piaget, affermo che a seconda della cultura il tempo viene percepito come operatorio e pre-operatorio (percezione del tempo fino agli otto anni). La visione operatoria del tempo consente di coordinare i fattori di durata, successione e simultaneità.
Per dimostrare la sua tesi egli fece osservare a degli aborigeni melanesiani due macchinine su due piste concentriche facendole partire e fermare nello stesso tempo e di seguito chiedendo quale delle due macchinine avesse percorso più spazio. Gli aborigeni non seppero rispondere a quella domanda e per questo motivo egli pensò che mancasse loro la capacità di coordinare i tre fattori. Ma in Melanesia vengono fatte delle corse di cavalli su piste concentriche e di conseguenza la mancanza di una correlazione non-lineare e quantificabile del tempo sembra non escludere la capacità di coordinare durata, successione e simultaneità..

Sono assolutamente convinto che un tizio che lavora in Canada vada in Melanesia con l’unico scopo di far giocare degli aborigeni con delle macchinine.

Ma comunque.

E’ palese che questi scampoli di teorie non rispondono alla tua domanda, e mi rendo conto che tu, caro lettore, ti sia rivolto a me proprio per non doverti rifare alle solite, vetuste e noiose teorie.

La mia personale opinione è che l’errore sia a monte: è l’etimologia stessa della parola ad essere sbagliata. I miei studi mi hanno condotto alla vera origine della parola “tempo”, navigando per i sette mari fino a sbarcare in Melanesia (il paese della tinca al forno), dove ho scoperto un’economia in crisi a causa delle scommesse clandestine sulle corse di macchinine. La malavita della macchinina si è ormai impossessata di tutto: dal bar sport al rivenditore ufficiale di marmitte Polini.

Questo non mi ha però impedito di trovare alcuni interessanti documenti che mi hanno riportato, attraverso un tortuoso tragitto, indovinate dove? In Italia.

L’origine della parola tempo arriva in realtà dalla lingua gaelica, più in particolare dal gaelico scozzese. Gli antichi romani tentarono più volte di conquistare la Caledonia (l’attuale Scozia), senza grossi risultati. Fu probabilmente durante queste campagne in terra Caledoniana che alcuni termini “sporcarono” il latino d’origine dando vita a nuove terminologie. In gaelico “tempo” si dice “tim”, che non è graficamente molto lontano dal “time” inglese, ma che si legge come “team” (squadra).

E qui sta l’inghippo.

L’origine della parola “tempo” risulta essere in realtà “team-po”.

Vado a spiegare.

Pare siano stati gli Etruschi i primi ad abitare le zone attorno al fiume Po, o comunque i primi a creare un vero e proprio insediamento in tali luoghi. Sono stati però i romani a dare vita al fiume stesso, utilizzandolo come canale commerciale. Le sponde del sempre più indispensabile canale brulicavano di vita, di scambi, di commerci, di abitazioni, bambini.. Come si sa, il gioco del calcio è nato in Inghilterra. Furono le spedizioni cesariane in Britannia a portare i primi rudimenti del calcio in Italia, proprio sulle sponde del fiume, dove crescevano a vista d’occhio i campetti di periferia, e le porte provvisorie ricavate dalle croci di legno.

Nacque così, per l’appunto, il “team Po”, dove Po si riferisce ovviamente al fiume, ma è anche diminutivo di Polisportiva.

Nel primo campionato di calcio a 6 dell’antica Roma la formazione era la seguente:

APPIO CLAUDIO CIECO:

appio claudio ciecoPortiere. Un nome, una garanzia. Si narra che abbia perso la vista a causa di una battibecco con suo cugino Mimmo, col quale perse clamorosamente una scommessa sul risultato del GP delle due Sicilie, con relativa mancata vincita alla SNAI.

NUMA POMPILIO:

NUMAPOMPILIOTerzino fluidificante. Se Cafù era il “pendolino” del Milan, lui era la “biga” del “team Po”. Tranquillo impiegato in una ditta di pezzi di ricambio per aerei di giorno, la sera dava sfogo a tutta la sua frustrazione falciando le gambe a chiunque tentasse di avvicinarsi all’area di rigore, come il Riccardo Ferri dei tempi migliori.

AGRIPPINA:

AgrippinaSex symbol della formazione nonché discreto mediano di spinta, limitata purtroppo da una troppo spiccata attitudine offensiva. I due terzi dei gol in contropiede subiti dal team Po nel primo campionato ufficiale possono essere considerati causa sua. Fu uccisa.

SPARTACO:

 SpartacoCentrocampista molto tecnico e dotato di un ottimo sinistro, fu costretto spesso a ripiegare nella sua metà campo a causa delle sgroppate in fascia di Agrippina, cosa che minò la serenità dello spogliatoio in quella prima stagione. Per la cronaca: non fu lui ad ucciderla, ma l’avrebbe fatto volentieri.

TIBERIO E CAIO GRACCO:

tiberio e caio graccoPrima punta e seconda punta con affiatamento invidiabile. Erano i gemelli Derrick della formazione: purtroppo Tiberio si demolì entrambi i crociati anteriori durante un tentativo di “catapulta infernale”, e la sua carriera si interruppe bruscamente, alla Van Basten. Ciò non impedì al “team Po” di qualificarsi per l’intertoto già al primo anno di militanza nel campionato dell’impero.

In conclusione: non ti preoccupare troppo del “team po” che passa, caro lettore… anche a me manca il Napoli di Maradona.

Ma in fondo il calcio è solamente un gioco.