Lista della spesa #67: il robot spara ketchup
Non potete non desiderarlo, non potete non averlo.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=_C3D0rcFXrY]
Non potete non desiderarlo, non potete non averlo.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=_C3D0rcFXrY]
Oh, c’ho il blocco dello scrittore. L’ultima volta (poco più di un anno fa) l’avevo risolto alla maniera degli anni zero, cioè consultando Google (e proponendo poi un apposito kit anti-blocco). Oggi, riconsultando il famoso motore di ricerca, scopro quest’altra cosa, che non ho esitato a proporre come articolo settimanale per la rubrica “lista della spesa”:
Write or Die è un’applicazione per PC e iPad che ci costringe a rimanere attaccati alla tastiera fino a quando non raggiungiamo una scadenza o un numero di parole che ci siamo prefissati.
Antidoto al blocco dello scrittore, se osiamo fermarci somministra punizioni che variano dalla discreta pop-up che ci ricorda il nostro dovere (modalità “Gentle”) alla progressiva disintegrazione delle parole che avevamo sullo schermo (modalità “Kamikaze”).
La seconda cosa da fare per superare l’empasse è dare un’occhiata a youtube: qui mi sono imbattuto nei preziosissimi consigli di uno scrittore di prim’ordine. Un guru, un maestro, un letterato vero. Federico Moccia.
Si noti in particolare come, a partire dal minuto 1:18, il maestro spieghi al pubblico come “la scrittura ti coinvolge e ti estranea da quelli che sono gli avvenimenti, le cose accadute intorno”. Ora, che la scrittura fosse estranea a Federico Moccia risultava già sufficientemente chiaro; però ora, pur senza rendersene conto, l’ha dichiarato.
E io sento che oggi il mondo è un posto migliore.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=xiEVxO43DLA]
Come hanno sempre sostenuto gli Elio e le storie tese “Se parliamo d’amore, so quant’è importante limonare“. Come dargli torto, del resto?
Ma come fare se la crisi, lo spread, la disoccupazione galoppante, l’inflazione, il nasdaq, i bond, il caro benzina, l’iva, l’imu e tutto il resto vi hanno portato ad accettare un lavoro – part time e pure sottopagato – in provincia di Caserta, mentre voi siete di Bolzano? E come fare se anche la vostra famiglia è di Bolzano? E, soprattutto, come fare se pure la vostra ragazza è di Bolzano? Perché purtroppo l’equazione è semplice:
grande affinità+limone = amore
grande affinità – limone = grande affinità frustrata
Come evitare di sprofondare dal livello “amore” al livello “grande affinità frustrata” a causa della lontananza dal vostro partner (con conseguente impossibilità di limonare)? Ve lo svela la nostra “lista della spesa”, ovviamente: col “limonatore” a distanza!
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=MmUllcxIfX0]
Sei irritato (per usare un eufemismo) dai discorsi di un vicino in biblioteca che parla al cellulare ad alta voce? Sei tediato dal passeggero dell’autobus che sproloquia in continuazione senza darti tregua? Vorresti mettere magicamente (e temporaneamente si intende) il silenziatore a un professore verboso o a un collega petulante? Esiste un apparecchio miracoloso per esaudire le tue fantasie e spegnere i disturbatori e i noiosi di tutto il mondo all’istante e in modo assolutamente innocuo.
UN COLPO SOLO – La pistola silenziatrice SpeechJammer è stata inventata da due giapponesi per salvare l’umanità dalla logorrea: basta un colpo, un colpo solo, e il verboso vicino/collega/docente verrà annientato nel giro di pochi secondi. E’ come schiacciare un interruttore e spegnere il chiacchierone di turno, anche a parecchi metri di distanza, esaudendo il sogno proibito e quotidiano di tanti pacifici pendolari, lettori, bagnanti, impiegati, studenti. Chiunque insomma.
UN MICROFONO E UNO SPEAKER – Il device è stato ideato da due ricercatori nipponici, Kazutaka Kurihara del National Institute of Advanced Industrial Science and Technology, e Koji Tsukada, della Ochanomizu University in Tokyo. Si basa su un apparecchio dotato di un microfono che registra la voce della persona e attraverso un altoparlante la restituisce con un leggerissimo ritardo rispetto alle parole pronunciate. In questo modo il parlatore viene sottoposto al suono delle sue stesse parole, ma il tempo di latenza gli impedisce di auto-ascoltarsi, mandandolo in confusione totale e zittendolo con decisione.
TUTTI I MODI DI UTILIZZARLO – «É una reazione scientifica», spiegano coralmente i due ricercatori: nessuno è in grado di parlare senza ascoltarsi in tempo reale e percependo le sue stesse parole sfasate nel tempo. I due bizzarri inventori si sono a loro volta ispirati a un congegno già esistente e utilizzato in campo medico per la cura della balbuzie: il delayed auditory feedback (DAF). Il DAF può considerarsi infatti il progenitore dello SpeechJammer, con l’unica differenza che quest’ultimo è stato progettato per “colpire” il prossimo anche a distanza e coattivamente, mentre il DAF viene usato solitamente con delle cuffie. Volendo fare i complottisti la pistola silenziatrice potrebbe avere anche degli usi sinistri e in una sua versione più gestibile ed estrema potrebbe essere impiegata da governi repressivi o da spietati criminali per mettere, in maniera nemmeno troppo metaforica, il bavaglio alla gente. In tutti i casi per il momento è solo un prototipo, ma se entrerà in commercio lo SpeechJammer, se non fosse per le attuali dimensioni abbastanza ingombranti, potrebbe presto entrare a far parte del corredo quotidiano delle borsette, borselli, marsupi e ventiquattro ore: come la penna, lo specchietto, il cellulare e le chiavi.
(fonte: corriere.it)
Non mi sono mai piaciuti i blog nei quali la gente racconta i fatti propri: sarà che non ho la tendenza a parlare di me, forse, e di conseguenza non ho interesse a leggere nemmeno ciò che gli altri scrivono di loro stessi: in fondo nemmeno li conosco. A meno che – e questo fa la differenza – non lo si faccia con stile: se la figura di merda che avete rimediato in Posta diventa un aneddoto divertente, il vostro nuovo amore si traduce in una poesia degna di tal nome e il vostro piede rotto è occasione per scrivere un accattivante articolo sulle condizioni della sanità nazionale, allora mi interessa. D’altra parte il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose, diceva Wittgenstein. Ma se mi venite a raccontare che ieri avete fatto un giro al parco e basta, ecco, non mi interessa. Lo so, cosa state pensando: ok, l’introduzione l’hai fatta: quando arrivano le cazzate? La verità è che non so se ci saranno cazzate, in questo post: sto improvvisando. Diciamo che sto giocando con la vostra attenzione. Il fatto che questo blog abbia delle rubriche a cadenza più o meno setitmanale mi consente di dargli una parvenza di organizzazione, di aggiornarlo quasi tutti i giorni e di pararmi il culo quando non sono in vena di scrivere. Ma a volte può diventare terribilmente noioso,e quindi oggi ci metto un po’ di tutto. Un po’ di me, forse. Ma non alla maniera che ho appena dichiarato di odiare, ovviamente. O almeno ci provo.
Ad esempio potrei parlare del nuovo disco dei Farmer Sea, che sto ascoltando ed apprezzando da qualche giorno. Potrei scriverne una recensione come in altri blog viene fatto, anche dai non addetti ai lavori. Ma non recensirò un disco che con tutta probabilità non avete ancora sentito e che forse non andrete a cercarvi dopo aver letto il mio modesto parere a riguardo: vi tendo la mano e ve lo faccio direttamente ascoltare.
(dal sito ufficiale: www.farmersea.it)
Che altro? Ah, sto (ri)leggendo la biografia di Stephen King, che è pure un manuale di scrittura, ed alcuni passaggi risultano essere particolarmente interessanti. Questo, ad esempio:
“Salve, vorrei una bistecca.” “Guardi, se prende la confezione da dodici chili risparmia il trenta per cento.” “E che diavolo dovrei farmene di dodici chili di roba? Vivo da solo!” “Beh, la metta in freezer!”
Avete intenzione di andare a vivere da soli? Date retta a me, non fate il mio stesso errore: fatevi costruire una stanza freezer all’interno della casa, di almeno venti metri quadrati. Al limite potrete sempre recuperare le spese affittandola a Rocky Balboa per allenarsi. E poi guardatevi la parodia di Rocky di Rémi Gaillard. E poi comprate questa figata:
Il vaso da balcone che diventa griglia per single
Vivere in città, specialmente in condominio, significa non avere abbastanza spazio per tutto quello che si vorrebbe, barbecue incluso. Mettere una griglia in balcone significa non avere più spazio per le piante e, spesso, neanche per muoversi. La combinazione tra vaso per piante e griglia proposta da Erbe, però, è davvero molto interessante, per quanto strana.
La parte alta è un normale vaso da balcone in cui potete far crescere le vostre piantine aromatiche. Quando la alzate, la parte sotto diventa una mini griglia in ceramica termo isolata, con una superficie di cottura di diametro pari a 29 cm: giusta per una bistecca media. Un’idea geniale, non c’è che dire. Peccato che costi un po’ tanto per essere una griglia da single: 124 dollari (circa 100 euro).
(fonte: gizmodo.it)
Ieri sera, mentre facevo due passi, ho trovato un portafogli e un cellulare per terra. Ho scorso la rubrica fino alla voce “papà”, ho chiamato e mi sono accordato per restituire il tutto. Arrivato dalla tizia in questione, questa mi ringrazia sentitamente, apre il portafogli, verifica che i suoi cento euro non siano stati toccati e mi dice ti devo qualcosa?
Se avessi voluto dei soldi te li avrei fregati dal portafogli forse non è stata la risposta più brillante che potessi dare, in effetti.
Direi che per oggi è tutto: come vedete, all’interno di questo post nato a caso e proseguito in maniera altrettanto casuale mi sono già giocato una delle rubriche settimanali, la nostra lista della spesa. Ma chissenefrega. Chiudo con un altro passaggio del libro di King che si chiude con una citazione che personalmente ritengo fenomenale:
Il problema di ciò che volete dire è fondamentale. Se ne dubitate, pensate a tutte le volte che avete sentito qualcuno affermare: «Non so proprio come descriverlo», oppure: «Non è quello che intendo». Pensate a tutte le volte che voi vi siete espressi, di solito in un tono di lieve o profonda frustrazione. La parola è solo una rappresentazione del significato; anche nel migliore dei casi, la scrittura resta quasi sempre un passo indietro rispetto al pieno significato. Stando così le cose, perché in nome di Dio dovreste peggiorare la situazione scegliendo una parola che è solo cugina di quella che avevate veramente intenzione di usare?
E considerate senz’altro ciò che è più adatto; come ha osservato una volta George Carlin, in certi ambienti va benissimo cazzare la scotta, ma quanto mai inopportuno scottarsi il cazzo.
Una delle mie più grandi frustrazioni è sempre stata l’ovetto Kinder: cioè, la parte cioccolatosa in fondo andava abbastanza bene (anche se la cosa del + latte e – cacao a me è sempre parsa una grossa inculata); erano le sorprese a lasciarmi basito. Sono studiate per il quoziente intellettivo di un bambino di età compresa tra i tre ed i quattro anni, ma sono vietate ai bimbi fino a tre anni perché contengono piccole parti che potrebbero essere ingerite. Oltre i quattro, invece, qualunque bambino ti sputerebbe in faccia di fronte ad un puzzle da sei pezzi, un mini-soldatino da due pezzi o una macchinina inguardabile e soprattutto intera, non da assemblare. Conosco persone che hanno sognato di fare gli ingegneri meccanici sino a quando non hanno trovato la suddetta macchinina intera e si sono ritirate in un eremo a riflettere sul senso della vita, nutrendosi di muschi e licheni e costruendo le proprie abitazioni col limo del Nilo, che fertile è. Quindi, se fino a tre anni non si può avere a che fare con le sorpresine dell’ovetto e dopo i quattro diventano semplici come giocare a Indovina chi? con Bocelli, ne evinciamo come il target di riferimento della Kinder per quanto riguarda l’uovo in questione sia il bambino compreso tra i tre e i quattro anni. Ma questo i nostri genitori non lo sanno, e così cominciano a comprarcelo quando abbiamo due mesi (sciogliendolo nel latte materno, sorpresa compresa) e continuano imperterriti fino ai diciotto compiuti, quando le sorprese le puoi montare anche solo col pensiero, e senza aprire l’uovo.
Un’altra particolarità è data dal fatto che i creatori di queste meraviglie sono convinti che gli animali siano deficienti, e pretendono che noi ce ne convinciamo. Partendo da questo non verificato presupposto ci propinano tartarughe che fanno pupazzi di neve, ippopotami che vanno con lo skateboard, leoni che fumano crack, allodole che costruiscono trappole per allodole, koala che vincono le olimpiadi di giavellotto, giavellotti che vincono le olimpiadi di koala, bradipi che si ingegnano per risolvere il problema dello spread ma quando stanno per riuscirci esplodono senza motivo, et cetera.
Mai una volta che vi si trovasse qualcosa di interessante o utile, insomma. Fino ad oggi e al nostro articolo della “lista della spesa”, ovviamente. Dimenticate le pene dell’infanzia: questo è l’ovetto del duemila!
Una lista della spesa “multipla” per affrontare le rigide giornate invernali:
1) Bisogni mattutini
2) Recarsi al lavoro (con la neve)
3) Lavorare (opzione “edilizia”)
4) Lavorare (opzione “agricoltura”)
5) Relax post-lavorativo
6) Doccia corroborante
7) Farsi belli per la serata
8 ) Fine serata (se va bene)
9) Fine serata (se va come al solito)
10) Rientro a casa
É da tempo che desiderate comprarvi un iPad ma siete sempre rimasti dubbiosi? Beh, è ora di fugare i suddetti dubbi: ora non potete più rinunciarvi!
Avete mai pensato di fare l’amore con un iPad?
Ok, questa è una cosa per pervertiti o onanisti professionisti.
E’ schockante la capacità dell’uomo di ridurre ogni cosa al sesso, o in questo caso al porno. Che poi di gente che farebbe sesso con qualsiasi cosa toccata o inventata da Steve Jobs credo ne conosciamo un po’ tutti. Però questo è troppo. Veramente troppo. Eppure Fleshlight, da sempre produttrice di aggeggi vari destinati ai giochi di coppia (o in solitaria), sembra voler creare qualcosa per l’iPad.
Che imbarazzo.
(fonte: www.bonsai.itv)
Avete ragione, il Natale è passato da poco (ma non sembra anche a voi già lontanissimo?) e quindi questa proposta è un po’ ritardataria, ma nella vita noi di appletini facciamo anche altro, oltre a gestire con incommensurabile amore questo blog: beviamo birra e suoniamo l’ukulele, ad esempio, sognando di essere alle Hawaii mentre fuori dalle nostre finestre nevica e l’acqua del gatto, sotto il portico, si è congelata. Ed il gatto ha provato a berla lo stesso ma è rimasto attaccato con la lingua al ghiaccio e allora li abbiamo portati, lui e la ciotola, dal veterinario, e il veterinario ha detto “fammi vedere da vicino la situazione” ed è rimasto pure lui attaccato al ghiaccio, ma con la guancia, allora abbiamo preso il gatto, la ciotola e il veterinario e li abbiamo spacciati come opera d’arte neorealista. Potrete ammirare l’opera di appletini dal titolo “sentimenti aleatori” alla prossima biennale di Venezia.
Ma veniamo alla nostra “lista della spesa”!
L’albero di Natale Alimentato da un’anguilla, una super ecoinvenzione!
Al parco Sea life di Jesolo è in mostra il primo Albero di Natale alimentato da un’anguilla in italia, una bellissima ecoinvenzione per far sentire anche sotto le feste l’importanza del nostro ambiente.
E’ ovviamente solo una curiosità da cui trarre spunto per comunicare il parco, ma è innegabile che in questo caso si sia trovato un modo particolarmente originale per farlo.
Grazie all’energia elettrica prodotta da un’anguilla marina, lucine e addobbi dell’Albero di Natale brilleranno a intermittenza.
Ma come hanno fatto?
Per far illuminare l’Albero di Natale, nella vasca dell’anguilla sono stati posizionati due elettrodi che convogliano la corrente prodotta dai suoi movimenti: un sistema non invasivo, che funziona nel totale rispetto dell’animale, come spiega il Responsabile Vasche di Sea life Valerio Pacetti: «Sin dall’arrivo dell’anguilla elettrica a Sea Life, lo scorso marzo, abbiamo installato dei sensori in vasca, assolutamente innocui per l’animale, proprio per far percepire ai visitatori la scossa elettrica, che può arrivare anche a 500 Volt.
I fortunati che assistono alla sessione di alimentazione, tutti i pomeriggi alle 15:30, prima sentivano il rumore delle scosse, ora vedranno accendersi l’Albero di Natale a seconda dell’intensità della scossa».
L’originale sorpresa natalizia dell’acquario jesolano, si spinge oltre il classico concetto di energia rinnovabile: l’E-tree (così è stata battezzata questa ecoinvenzione) o meglio l’impiego di Eel-lectricity – interpreta in modo originale ed ecosostenibile lo spirito del Natale ribadendo l’impegno attivo di Sea Life nei confronti della salvaguardia dell’ambiente, con il suo Albero di Natale Ecosostenibile, che nessun convenzionale blackout potrà mettere fuori uso.
L’idea è venuta già nel 2008 a Kazuhiko Minawa, responsabile dell’acquario Enosui di Enoshima, in Giappone, il quale aveva pensato di utilizzare l’energia naturale di un’anguilla elettrica per illuminare l’Albero di Natale. Ma si è dovuto aspettare fino al natale 2010 per veder realizzato il primo Albero di Natale al mondo alimentato da un anguilla.
(fonte: ecoseven.net)
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=GO00tPIYSUQ]
(Anche tu vuoi bere birra e suonare l’ukulele guardando l’acqua del gatto congelarsi lentamente? Allora partecipa a invita QuandoSiFaBuio a cena!)
Chi ci segue dagli albori sa perfettamente che appletini.it possiede una propria agenzia di onoranze funebri, la “Onoranze funebri Happy Days” (per chi non ne fosse a conoscenza, consiglio vivamente di aggiornarsi cliccando QUI). A tutti piacerebbe reincarnarsi in qualcosa di molto fico, ma nel contempo siamo perfettamente consci del fatto che “polvere siamo e polvere torneremo”, che “la salma è la virtù dei morti” e che il formaggio con le pere è fottutamente buono; ma sappiamo anche che, nel caso il temibilissimo contadino venga a sapere questa cosa, siamo tutti nella merda. Quindi, insomma, una volta morto sei morto, a meno che non facciate parte della schiera di coloro i quali credono alla storia del tizio che ha perso a cartaforbicesasso con Barabba ed è stato crocifisso (in tal caso, tranquillizzatevi: siete salvi. Sorseggierete negroni in compagnia di tutte le suore defunte sino ad oggi, TUTTE, mentre là sotto se la spasseranno con Freddie Mercury e Milingo). Ma dove volevo arrivare? Ah, già. Come sapete, la “lista della spesa” di appletini ha una soluzione per tutto. Dunque, perché non fare di noi un albero, ad esempio?
Ecoinvenzioni, un’urna per diventare alberi dopo la morte
Un modo creativo per lasciare un buon ricordo di sé? Lo ha trovato un giovane designer spagnolo, Martin Azua, inventando un’insolita urna, nella quale assieme alle ceneri del defunto, vengono inseriti i semi degli alberi che in vita la persona ha amato di più.
A guardarlo sembra un classico bicchiere in cartone, di quelli molto in uso nelle catene di fast food internazionali.
Ma stavolta invece che contenere del thè caldo, del caffè o della cola, qualcuno ha pensato bene di farne l’eco-involucro ideale per l’ultimo viaggio. Fatta di fibre di cocco, cellulosa e torba, l’urna bio risponde essenzialmente ad un’idea del suo inventore che ha dichiarato di preferire un proseguimento della sua vita sotto un albero piuttosto che sotto una lapide.
A noi di Ecoseven.net l’idea colpisce sia per il romanticismo a cui Martin Azua ha legato il suo “bicchiere”, sia per il fatto che si tratta di una soluzione ecologica davvero: in fondo, come afferma lo stesso inventore, è il miglior modo per rendere puliti al 100% i cosiddetti “dirty business” dei funerali.
(www.ecoseven.net)
Fantastico, no? Non vi viene quasi voglia di morire? Nel caso, potete raggiungere il vostro scopo sfidando gli amici ad una prolungata partita a questo “gioco”:
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=-zaEGGiCjLI]