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Noce schiaccia noce

Qualche giorno fa (non ricordo esattamente quale: tra me e i giorni della settimana, non appena sono terminati, si crea una cortina di nebbia che mi impedisce di andare a ricollocare al proprio posto i fatti accaduti. Così mi ritrovo a non sapere esattamente quando è successa una determinata cosa: però mi rimane in testa un profumo, oppure una voce, o un sorriso, e da lì non si schioda più. Poi, se mi chiedi quando l’ho raccolto, e dove, magari non te lo so dire: ma so che c’è, e questo mi basta) ho sognato di trovarmi a Madrid, per la precisione allo stadio di calcio, il Santiago Bernabeu. Il match in questione vedeva affrontarsi la squadra locale (il Real Madrid, per chi non masticasse di calcio e risultasse essere, nel contempo, particolarmente carente di intuito) contro Francesco Salvi. Quest’ultimo, nel caso non lo sapeste, è il bell’omino che potete vedere nel video seguente, in una delle sue interpretazioni più felici: il brano in questione si intitola “Esatto”, e gli ha permesso di classificarsi al settimo posto al Festival di Sanremo del 1989 (sì, settimo. E ancora sì, il Festival di Sanremo è quella cosa alla quale partecipò anche Luigi Tenco, poco più di vent’anni prima).

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=V1VVzhNMMy4]

Ve la faccio breve: vittoria secca di Francesco Salvi, 0 – 3. Ha pure parato un rigore a Cristiano Ronaldo.
Cosa può significare questo sogno? Non ne ho idea. Cosa direbbe Freud in merito? Che sono omosessuale e che ho problemi con mia madre, cioè quello che ha detto praticamente a chiunque, per decenni, mentre il suo naso si produceva in arditi slalom lungo le pareti più ripide del monte Bamba. Non mi fido di chi ripete sempre le stesse cose: sarebbe un po’ come chiedere consulenza alla macchinetta automatica che piglia i soldi all’uscita dell’autostrada. Ti dice sempre e solo “arrivederci” e lo fa solamente dopo averle dato dei soldi: come Freud, per l’appunto.

Ma non è di questo che voglio parlare: sempre qualche giorno fa (non ricordo esattamente quale: tra me e i giorni della settimana, non appena sono terminati, si crea una cortina di nebb… ah, no, questo l’ho già detto) ho comprato delle noci.
Una volta arrivato a casa, però, il disastro: mi sono reso conto di non possedere uno schiaccianoci. Di non aver mai posseduto uno schiaccianoci. Ora, l’elenco di cose che non possiedo è discretamente nutrito (le prime due che mi sovvengono sono l’ombrello e la capacità di fingere interesse per un argomento del quale non m’importa un accidente), ma non possedere uno schiaccianoci è grave. Gravissimo.
Significa che da quando vivo da solo non ho mai consumato delle noci: stiamo parlando di qualcosa come cinque anni. E se tanto mi dà tanto, nemmeno il gatto le ha consumate. A meno che… urge una prova.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Wg1fy5zGvmU]

Visto l’interesse manifestato, posso supporre non ne abbia mangiate nemmeno lui.
Il problema è il seguente: “La vitamina E [presente nelle noci], caratterizzata da spiccate proprietà antiossidanti, è in grado di tenere sotto controllo i pericolosi effetti dei radicali liberi tanto temuti. Rilevante anche la presenza di un aminoacido essenziale, chiamato arginina, molto importante per la salute delle nostre arterie; infatti l’arginina fornisce alle pareti delle arterie il nitrossido, una sostanza in grado di combattere e prevenire l’arteriosclerosi.” e ancora “[il nitrossido] è il modulatore naturale della crescita dei capelli.”

Urge una telefonata.

– Cesare Ragazzi Company, sono Carla: come posso aiutarla?
– Ehi, ha fatto la rima!
– Come, scusi?
– Niente, niente. Sono QuandoSiFaBuio, di appletini.it
– Chi?
– Lasci perdere. Senta un po’, che mi risponde se le dico “schiaccianoci”?
– Non sono autorizzata a rispondere a questo tipo di domanda.
– Mi faccia indovinare: siete stati voi. Andate nelle case della gente a fregare gli schiaccianoci per impedirci di assumere una dose sufficiente di nitrossido, e far sì che i nostri capelli cadano.
– Non so di cosa lei stia parlando.
– Certo, certo: lei se ne sta lì, con le sue grosse chiappe appoggiate ad una sedia che continua strenuamente a sostenerla – sfidando ogni legge della fisica, peraltro – a dirmi che non c’entrate niente con questa faccenda: intanto gli schiaccianoci svaniscono nel silenzio più assoluto, e nessuno ne sa niente. Ma sa cosa le dico? Io li vedo.
– Prego?
– Ho detto che li vedo. Ogni fottutissima notte.
Dunque lei…
Sì. Io vedo gli schiaccianoci morti.
Con il dovuto rispetto, signor QuandoSiFaBuio, io credo che lei sia semplicemente un coglione.
Cioè qualcosa che somiglia maledettamente ad una noce: ma guarda un po’.
Dico davvero, signore: lei avrebbe bisogno di farsi vedere da uno strizzacervelli, o qualcosa del genere.
– E se le dicessi “peli di culo di babbuino” cosa mi risponde?
– O mio Dio, lei… lei sa!
– Pensavate davvero che mi sarei bevuto quella faccenda dell’ “infoltimento capelli con materiale innovativo”? Suvvia. L’Africa è piena di babbuini con il culo pelato.
– Lei… lei non può sapere!
– Be’, a quanto pare è così. Dunque, vediamo se ora le è venuta voglia di ragionare: voglio il mio schiaccianoci, e lo voglio ora. Deve arrivare a casa mia in una scatola chiusa e anonima: non vorrei mai che i miei vicini di casa potessero pensare che io abbia intenzione di decorarmi la testa con dei peli di culo di babbuino.
– Tutto qui?
– Come sarebbe “tutto qui?”
– Pensavo chiedesse qualcos’altro in cambio del suo silenzio: tipo un grosso riscatto, o qualcosa del genere.
– Ah, dice che dovrei?
– No, be’, non voglio forzarla, sono scelte sue.
– È che mi imbarazza sempre un po’ parlare di soldi.
– La capisco, sa? Succede anche a me.
– Davvero? Incredibile! È una cosa stupida, no? Imbarazzarsi per niente…
– Non sa quante volte mi succede. Questa cosa dei soldi, poi, è proprio fastidiosa. In una società consumistica come la nostra, poi…
– Sì, ha ragione, ormai è tutto così stereotipato…
– E poi, come afferma Bauman nel suo sagg…
– Zygmunt Bauman? Lei ha letto Vita liquida?
– Certo. Ma non solo: sono un’accanita sostenitrice della teoria della “modernità liquida”. Ho letto tutto al riguardo.
– Incredibile: lo sono anch’io! Senta, le andrebbe di parlarne davanti a un secchio di Campari col bianco?
Un caffè. Solitamente si dice davanti a un caffè.
– Ha ragione, mi scusi. Mi sembrava banale.
– Senta, io ci uscirei davvero, con lei. Però, ecco, sono un po’ turbata. Che ne dice se le passo un secondo l’ufficio risorse umane così fa due chiacchiere col nostro psicologo? Non ho ancora capito se lei sia un genio, oppure un completo idiota.
– Non sono un amante dei compromessi, ma lei mi sembra una persona molto interessante. Se è necessario, lo farò. Ma non ci faccia l’abitudine.
– Un istante soltanto: la metto in linea.
– Pronto?
– Sì, salve, sono QuandoSiFaBuio. Sto combinando un’uscita con la segretaria ma nutre dei dubbi riguardo il mio equilibrio mentale, così mi ha passato lei.
– D’accordo. Be’, mi racconti qualcosa.
– Uhm, quando avevo cinque anni ho preso un’altalena in testa. La spingevo senza che ci fosse seduto nessuno, ma io immaginavo ci fosse una bambina. Si chiamava Giulia.
– Capisco. E, in tempi più recenti, quand’è stata l’ultima volta che ha immaginato cose di questo tipo?
– Be’, praticamente sempre.
– Mi può fare un esempio concreto?
– Be’, mi faccio un sacco di film, tipo questo. Ah, e poi vedo gli schiaccianoci morti.
– Interessante. Altro da segnalare?
– La scorsa settimana ho sognato che Francesco Salvi vinceva 3-0 in casa del Real Madrid. Da solo.
– Questo è già più preoccupante.
– E parava un rigore a Cristiano Ronaldo.
– Oh, merda.
– Che c’è?
– Signor QuandoSiFaBuio, io credo che lei sia omosessuale e abbia dei sentimenti ambivalenti nei confronti di sua madre.
– Lei è freudiano, vero?
– Sì.
– Ma dai.

 

 

Il mondo alla fine dell’odio

Un vecchio post della rubrica “dammi tre parole” (per la precisione, le parole in questione erano Nebraska, iodiomarzapane) è stato pubblicato – con le opportune revisioni – sul sito Anonima Scrittori, con il titolo “Il mondo alla fine dell’odio”: lo potete trovare QUI.
Il nostro piano per la conquista del pianeta sta cominciando a prendere forma.

Supermercato

Per un corso di scrittura mi è stato chiesto di scrivere un racconto fantasy in duemilacinquecento battute spazi inclusi. Ora, facendo mente locale sono piuttosto convinto di non aver mai letto un fantasy in vita mia, e se non l’ho mai fatto, un motivo ci sarà. Sta di fatto che l’ho scritto e nel rileggerlo la prima cosa che ho pensato non è stata “fantasy” bensì “appletini”. Tutto ciò per dirvi che mi è sembrato il caso di postarlo qui.

Supermercato

– Salve… senta, mi può fare un conto separato? Uno scontrino per il detersivo, e un altro per tutto il resto. È un problema?

– Nessun problema, si figuri. Ha la tessera?

– La tessera? No, è la prima volta che vengo qui.

– Ah, ok. Le bombe a mano le metto in un sacchetto a parte?

– A parte? Non so, pensa che sarebbe il caso?

– Be’, giusto per tenerle separate dal cibo e dal plutonio.

– Non saprei…

– Qualcosa non va, signore?

– Be’, ha… ha visto anche lei il tizio che è appena entrato?

– Certamente.

– E le sembra… cioè, le sembra a posto?

– A posto, dice? Mi dica se esiste ancora qualcuno “a posto”, a questo mondo.

– Si, ok, ha ragione, però, intendo dire, l’ha visto bene? È… è orrendo!

– Mia nonna diceva sempre che “ogni scarrafone è bello a mamma sua”.

– E che roba è uno scarrafone?

– Francamente non lo so, credo una qualche sorta di animale. Estinto, in ogni caso. Doveva essere molto brutto. Senta, scusi la schiettezza, il detersivo riuscirebbe a imbustarselo da solo? Sa, per me è un po’ complicato, è… pesante.

– Certo, si figuri. In effetti mi chiedevo come… cioè, non avevo mai visto uno… uno come lei, alle casse.

– Be’, sono qui da poco: sono stato assunto tramite i servizi sociali. Uno di quei posti di lavoro per disabili.

– Capisco. Comunque la ammiro, sa? Non dev’essere facile. Cioè, intendo… voglio dire, con que… oh, mi scusi. Mi scusi tanto.

– Con quegli arti superiori, voleva dire? Non si preoccupi, ci sono abituato: e poi è la verità, non ci posso fare assolutamente nulla. Ma la chirurgia sta facendo passi da gigante, sa? Tra qualche anno sarà normalissimo, per noi, fare questo tipo di lavoro. Un giorno saremo considerati uguali agli altri, vedrà.

– Ne sono certo. Quanto le devo?

– Sono quarantasette, tondi tondi.

– Ecco qua. Be’, allora le faccio i miei migliori auguri per il nuovo impiego.

– La ringrazio. Mi raccomando, si copra bene: fa molto freddo, fuori. E l’ultima volta che è successo non ce la siamo cavata benissimo.

– Su questo ha assolutamente ragione.

– Ah, si chiamano “umani”, comunque.

– Ma chi?

– I tizi come quello che è entrato prima. Uno di quelli che abitavano qui, una volta, prima di estinguersi, o quasi. Hanno fatto qualche pasticcio col nucleare. Be’, arrivederla, torni presto a fare la spesa da noi!

– Non mancherò. A presto!

Uscì dal negozio col sorriso, pensando che il mondo è davvero un bel posto se tutti, una volta nella vita, possono avere un’opportunità.

“Un tirannosauro cassiere”, pensò: “mia moglie non ci crederà mai!”.

E se ne volò verso casa, coprendosi bene.

God of the week

Jonah Falcon, l’uomo col pene più grande del mondo fermato alla TSA

Il 41enne è stato contattato da diverse aziende porno per realizzare dei film, ma ha sempre rifiutato pur partecipando a vari talkshow USA.

Jonah Falcon è stato fermato e perquisito dagli agenti della TSA (Zona Temporaneamente Riservata) presso l’aeroporto internazionale di San Francisco il 9 luglio scorso a causa di un rigonfiamento sospetto nei suoi pantaloni. Ma il 41enne di New York non era colpevole di trasportare una bomba, dei farmaci o il tubetto del dentifricio. Ha semplicemente il pene più grande del mondo. In un’intervista esclusiva al The Huffington Post, Falcon ha descritto i difficili momenti con le guardie di sicurezza dopo che il suo bagaglio a mano è diventato sospetto.

Il pene di Falcon ha una lunghezza di 22,8 centimetri in stato flaccido, mentre raggiunge i 34 centimetri in erezione. L’uomo ha raccontato che una delle guardie gli ha chiesto se le sue tasche fossero vuote e lui ha risposto di sì. “Un’altra guardia mi fermò e mi chiese se avevo avuto una sorta di crescita” ha raccontato Jonah, ridendo. In realtà è così. Dall’età di 18 anni, sapeva di avere qualcosa di speciale, quando la sua virilità raggiungeva la lunghezza di 30 centimetri. Il suo gioiello di famiglia è stato salutato come il più grande del mondo dopo che un documentario HBO lo ha presentato come tale nel 1999. Il Guinness dei primati non registra però tali prodezze.
Jonah Falcon è stato contattato da diverse aziende porno (anche se non ha mai accettato di realizzare film) ed è apparso in  quasi tutti i talkshow del Paese. Passando attraverso la sicurezza aeroportuale, il 41enne ha detto che una guardia di sicurezza più giovane si sentiva inquietata dal suo pacchetto “molto evidente”, interpretato quasi come una sorta di minaccia biologica. Ha poi raccontato divertito di quando gli hanno anche messo addosso della polvere sui pantaloni, probabilmente per rilevare la presenza di esplosivi. Ma nulla da fare, il rigonfiamento era semplicemente il suo pene. Falcon è poi riuscito a ritornare a New York in tempo. Insomma tutto è bene quel che finisce bene. Sebbene venga spontaneo chiedersi: come reagiranno le donne dinanzi a cotanta abbondanza?

Benvenuti nella mia testa

C’ho voglia di cuori di palma. Cazzo che voglia di cuori di palma. Ci saranno? Dove saranno? Uhm… dove c’è la roba nei vasetti di vetro. Sottaceti! Dove ci sono i sottaceti! Vediamo un po’: cetriolini, carciofini, fagiolini… ma perché li fanno finire tutti in “ini”? Cazzo, non ci sono, i cuori di palma. Da dove diavolo arrivano, poi? Uhm, credo dal Costa Rica. Potrei aprire un negozio di cuori di palma. Magari faccio una convenzione col Costa Rica, così mi ci faccio pure tre-quattro viaggi all’anno. Sarei l’uomo Del Monte dei cuori di palma. L’uomo Del Palma. Figata. Magari quando ho finito qui vado a comprarmi un panama e una camicia da stonzo. Dove cazzo l’ho messo il carrello? Ah, eccolo. Ehi, eccoli qui! Poi, poi, poi… melone, Sì, melone col crudo. Adesso mi metto di fianco a quella tizia e faccio finta di essere un espertone di meloni. Guarda come lo annusa: ma ci si capisce davvero qualcosa, annusandolo? Naa. Lo picchietta pure col pugno. Bah. Sta bussando a un melone. Adesso mi metto dietro la sua schiena e faccio finta di essere il melone che le risponde chi è?. Però dovrei farlo con la voce da melone, ma non so se sono capace di farla. Vabbè, faccio finta di annusarli pure io che non voglio essere da meno, e poi ne piglio uno a caso. Ecco, questo va benissimo. Ah, già, devo pesarlo. Che tasto è? Centoquarantanove. Ok, la bilancia dove sta? Eccola. Ok, ehm… che cazzo di numero era? Ah, sì, centotrentanove. Carrube? Merda, ho sbagliato numero, mi sono fatto uno scontrino per duechilicentocinquantagrammi di carrube. Chi cazzo se li compra due chili di carrube? Vabbè, lo rifaccio dopo. Guardiamo un po’ cosa c’è qui… CILIEGIE, cazzo! Minchia che voglia di ciliegie, ucciderei per una ciliegia. Ne prendo un chilo. No, due. Voglio passare tutta la sera a mangiare ciliegie ascoltando canzoni struggenti, sarebbe fighissimo. Io, il gatto e le ciliegie. Oddio. Oddio, è bellissima. Adesso vado lì e glielo dico: sei bellissima. Ti ho vista mentre sceglievi la frutta e sei davvero bellissima. Stavolta lo faccio, giuro. Certo che a volte le donne ti fanno uscire di testa: si mettono lì a scegliere una pesca come fosse la cosa più importante del mondo. E quando trovano quella giusta  – e chissà come diavolo fanno a capire qual è, tra mille – sorridono. Poi dice che uno non ci deve uscire pazzo. Giuro, glielo dico. Macché, solo a pensarci sto andando in tachicardia. E poi, è dalle elementari che mi dico “adesso vado lì e glielo dico”. C’hai trent’anni, cazzo. Ma poi magari mi piglia per un invertito. Boh. Ehi, ci sono i ghiaccioli in offerta! Ci sarà un pacco da trecento ghiaccioli azzurri? Che il pacco misto mi sta sulle palle. È che gli altri li posso anche mangiare, ma quello marrone non lo sopporto. Lo mangerà, il gatto, il ghiacciolo marrone? Naa. E poi per stasera gli ho già promesso che facciamo a metà con la bistecca. Che poi tanto lo so che alla fine mi guarda e io gliene do tre quarti e non mangio un cazzo. Però magari poi mi restituisce il favore e si ferma un po’ con me per quella cosa delle ciliegie. Cazzo, non le ho ancora prese, le ciliegie. Che voglia, di ciliegie. Ecco qua: otto ghiaccioli azzurri. Ne volevo trecento, ma vabbè. Potrei prenderne quaranta confezioni, però: sai che bello arrivare in cassa con quaranta confezioni di ghiaccioli azzurri? Speriamo ci sia la cassiera con le mani belle. Vabbè, un pacco da otto di ghiaccioli azzurri e mi accontento, li metto nel carrell… ehi, quando cazzo li ho presi i Tampax? Merda. Sto andando in giro col carrello di qualcun altro. Dove diavolo è il mio? Ah, eccolo. Li ho presi i cuori di palma? Ah, sì. Ok, ho tutto, no? Vediamo un po’… sì, cazzo, c’è la cassiera con le mani belle. All’altra cassa c’è meno coda, però. Ma che mi frega, io vado dalla cassiera con le mani belle e la guardo mentre fa passare i codici a barre. Poi magari glielo dico, che ha le mani belle. Sì, ok, non belle come quelle di lei, però belle. Chissà cosa sta facendo, lei, adesso. Chissà se ogni tanto si chiede cosa faccio io. Sarebbe bello. Magari da qualche parte i nostri pensieri si incrociano e si salutano. Magari si abbracciano. Ed è un po’ come se ci abbracciassimo anche noi. Quasi quasi mi piglio un kinder Bueno. Che bastardata mettere i cioccolatini alla cassa. Ma no, dai, fa troppo caldo per il cioccolato. Qui dentro però c’è un bel fresco. Come minimo, col caldo che c’è di fuori, quando esco mi piglio una polmonite di quelle giuste. Chissà chi sarebbe il primo a venirmi a trovare in ospedale. Boh, speriamo mi porti una birra fresca. Ci saranno le birre nei distributori degli ospedali? Be’, no, che domanda del cazzo. Potrei aprire una ditta di distributori di birra per ospedali, anzi! Distributori di birra e cuori di palma. Ehi, tocca a me. Che belle mani. Adesso glielo dico. Giuro, glielo dico. Macché, solo a pensarci sto andando in tachicardia. E poi, è dalle elementari che mi dico “adesso vado lì e glielo dico”. C’hai trent’anni, cazzo. Ma poi magari mi piglia per un invertito. Boh. Ho pensato la parola “dico” un sacco di volte, se stessi scrivendo i miei pensieri non andrebbe mica bene, troppe ripetizioni. Mi servirebbero dei sinonimi. Che belle mani. Dai, adesso basta minchiate, glielo dico. È una cosa bella, no? Semplice. Pulita. “Sai, hai delle bellissime mani”. È una cosa bella, no? Ora glielo dico. Giuro. Magari prima di andare via, poi mi giro e me ne vado di buon passo. Non sarà mica la fine del mondo. Sì, ecco, faccio per andarmene, torno indietro dopo un poco e le dico “Mi sono dimenticato di dirti una cosa, prima: hai delle bellissime mani” e me ne vado. Sì, lo posso fare.

«Sono sessantaquattroeuroenovanta»
«Eccoti. Ciao, grazie.»
«Grazie a te. Ciao!»

(trenta secondi più tardi)

«Scusa, mi sono…»
«Come?»
«No, dicevo… mi sono dimenticato, ehm…»
«…»
«Mi sono dimenticato le ciliegie, cazzo.»

 

Se qualcuno si stesse chiedendo che significato abbia la roba che ha appena letto, be’, non lo so. Nessuno, credo. Sono solamente andato a fare la spesa.

Però, be’, sì, insomma: benvenuti nella mia testa.

 

Cose davvero importanti nella vita

Quando ero piccolo mio nonno ripeteva sempre “scrivi le cose che ti succedono, così quando sarai vecchio e rincoglionito come me le potrai ricordare, e quando non ci sarai più resterà memoria di te nei secoli dei secoli”.
Amen, rispondevo io.
Ma un giorno decisi di ascoltarlo, così, per gioco, e cominciai davvero a scrivermi tutto. Qualunque cosa mi accadesse, io la scrivevo: una bambina che mi piaceva, un giocattolo rotto, la mia nuova collezione di zampe di ragno.
Per dire, mi annotavo davvero tutto.
Dopo qualche settimana tornai da lui col taccuino in mano e un fantastico sorriso a dieci denti (gli altri li stavo cambiando) e glielo mostrai. Lui lo lesse, mi guardò a sua volta con un sorriso compiaciuto (a dieci denti pure il suo, che gli altri li aveva persi) e disse: buttalo.
Non afferrai subito il concetto, perché nel frattempo stavo riflettendo sul fatto che Dio deve aver pensato che il numero di denti al mondo deve essere sempre uguale: è per questo che ai bambini crescono e ai vecchi cadono. O meglio: ai bambini molto piccoli crescono, e crescono perché ai bambini un po’ più grandicelli cadono, ma poi a questi ultimi ricrescono perché nel frattempo cadono ai vecchi. Cioè, è una specie di cessione reciproca dei denti, no? Una catena di Sant’Antonio dentaria.
Allora ho ripreso il mio taccuino e me sono tornato a casa, mi sono messo sul letto e lì ho cominciato a pensare. Perché prima mi aveva detto di tenere un taccuino, e poi di buttarlo?
Fu così che il giorno seguente mi presentai da mio nonno per chiedere spiegazioni, e lui stava facendo la cacca.
Mi avvicinai alla porta del bagno, bussai e dissi: « nonno!»
E lui: «Sto cagando!»
E io: «Sì, l’avevo intuito! Ma com’è ‘sta cosa del taccuino?»
« Quale cosa del taccuino?»
« Ma sì, quella cosa che devo buttare il taccuino…»
E lui: «solo le cose importanti, devi scrivere!»

Le cose importanti.

«E quali sono le cose importanti, nonno?»
«Quelle che devi scrivere perché sono troppo grandi per tenertele dentro.»
«Nonno?»
«Dimmi!»
«La tua cacca quanto è grande?»
«Aah… lascia stare: scrivi quello che ti pare.»

E così ho fatto.

Lista della spesa #66: essere molto bello imitare voce papa

Anni fa, quando gli anziani di oggi erano adulti, gli adulti di oggi erano ragazzi, i ragazzi di oggi erano bambini, i bambini di oggi erano feti ed i feti di oggi non erano ancora stati presi in considerazione dai futuri genitori, la tecnologia non era certo paragonabile a quella attuale (“Signora, complimenti: ha avuto una bellissima bambina!” “Ma dottoressa, mi aveva detto che era un maschio: dall’ecografia si vedeva il pene!” “Ehm, sì, cosi sembrava ma… ecco, vede, non è che si vedano proprio benissimo, ‘ste ecografie: in effetti non era un pene. Era una macchia di unto” “Una macchia di unto? E come cazzo c’è finita sulla mia ecografia?” “Devo averla fatta di venerdì dopo la pausa pranzo: sa, il venerdì in mensa c’è il merluzzo fritto”). Così il registratore vocale, che oggi molti telefoni cellulari possiedono, era considerato una figata assurda. Ma siccome erano gli anni ’90 e niente andava chiamato col proprio nome (Craxi veniva definito “statista”, tanto per dirne una) il registratore vocale più in voga veniva denominato “Jimmy Ridimmi” ed era una roba di codesto tipo:

 

Oggi nessuno comprerebbe un affare del genere se non per il puro gusto di possedere un pezzo vintage: è ciò che pensavo fino a ieri. Ma poi mi sono imbattuto in questo:

Registratore Vocale Portachiavi Benedictaphone

Un portachiavi in grado di indicare la retta via!

Questo piccolo dittafono, dotato di anello portachiavi per essere sempre tenuto a portata di mano, raffigura un busto del papa. Una fedele riproduzione del Santo Padre che aiuta a ricordare le cose, con l’aggiunta di una piccola ispirazione divina alla vita i tutti i giorni! Grazie a questo simpatico portachiavi del Papa è possibile registrare diverse frasi che possono essere riascoltate quando occorre: “Le chiavi di casa sono nel cassetto della scrivania” – “La macchina è parcheggiata sotto casa” – “Comprare il pane” e altre utili indicazioni…soprattutto per gli smemorati cronici! Basta premere REC per cominciare la registrazione, avvicinare “Sua Santità” alla bocca e pronunciare chiaramente il messaggio. Pensate, potrete ascoltare le vostre stesse idee venir fuori dalla bocca del Papa! Quanti altri prodotti vi permettono di dettare frasi direttamente alla persona che più di chiunque altro al mondo è in grado di indirizzare gli uomini sulla via da seguire?
Inoltre il Benedictaphone è perfetto per dispensare saggezza in ogni situazione. E poi, perché andare contro la sapienza del Papa? Egli sa di cosa parla…. Certo che lo sa, glielo avete appena suggerito!
Come se non bastasse, c’è di più: il Benedictaphone viene fornito con la Papamobile! Basta stampare il pieghevole, ritagliarlo lungo la linea tratteggiata ed aver così una personalissima Papamobile da conservare o utilizzare per riporre “Sua Santità” quando non si trova nella vostra tasca insieme alle chiavi di casa.

Sia che lo utilizziate per redimere i vostri amici (“Caro figliuolo, i tuoi peccati sono stati perdonati!”) o come regalo novità, il Benedictaphone sarà sempre la risposta a tutte le vostre preghiere!

Caratteristiche:
– Portachiavi tascabile del Papa
– Registra e ripete messaggi vocali
– Pieghevole della Papamobile incluso
– Batterie incluse
Costo: €11,99
Lo potete acquistare QUI.

It’s the final countdown (se i maya c’hanno ragione, ovviamente)

(-4 giorni al BUBBLES PARTY – A night with appletini.it&Nonno Beat!! Puoi iscriverti all’evento anche su facebook, cliccando QUI)

Non starò certo qui a spiegarvi la faccenda della profezia maya, che c’hanno scartavetrato talmente tanto le palle che persino alle donne gli sono cresciute per poi essere scartavetrate. Ma se sta veramente giungendo la fine del mondo, come prepararci? Be’, gli Europe parlavano di “final countdown” anni fa, quindi mi sembra giusto basarsi sulla loro esperienza.

Passo 1 – Ascolto della versione originale

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=9jK-NcRmVcw]

 

Passo 2 – Ascolto della peggior versione di tutti i tempi (già God of the week, a suo tempo: ma riascoltarla non potrà che rendervi più lieve l’idea di morire entro la fine dell’anno come, per l’appunto, hanno proferito i Maya)

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=FjeMDvCdrtc]

 

Passo 3 – Versione speedcore (sfido chiunque ad ascoltarla tutta)

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=pePC40CavK4]

Passo 4 – Tananana tanana nana

Buona fine del mondo.

Il biblico Kill Bill

“Trovo che tutta la filosofia che circonda i supereroi sia affascinante. Prendi il mio supereroe preferito: Dio. Non un grandissimo fumetto, la sua grafica è mediocre. Ma la filosofia, la filosofia non è soltanto eccelsa, è unica! Dunque, l’elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è che abbiamo un supereroe e un suo alter-ego: Batman è di fatto Bruce Waine, l’Uomo Ragno è di fatto Peter Parker. Quando quel personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker, deve mettersi un costume per diventare l’Uomo Ragno. Ed è questa caratteristica che fa di Dio l’unico nel suo genere: Dio non diventa Dio, lui è nato Dio. Quando Dio si sveglia al mattino è  Dio, il suo alter-ego è quel tizio che trasforma l’acqua in tavernello. Quel triangolo con l’occhio è il disegno che stava sulla coperta che lo avvolgeva da bambino quando Dio senior lo concepì insieme alla signora Dio, sono quelli i suoi vestiti; quello che indossa come Gesù, la tunica e i sandali da figlio dei fiori, quello è il suo costume, è il costume che Dio indossa per mimetizzarsi tra noi. Gesù è il modo in cui Dio ci vede; e quali sono le caratteristiche di Gesù?! Fa il sapientone, ha i capelli unti e si adopera in trucchi di illusionismo di mediocre fattura. Gesù rappresenta la critica di Dio alla razza umana”.
“A parte che che questa pensiero è preso da “Kill Bill 2”, sostituendo semplicemente la parola “Superman” con la parola “Dio” e “Clark Kent” con “Gesù”, e poche altre variazioni, ma se davvero fosse così Dio starebbe in qualche modo criticando sé stesso, avendo creato egli stesso l’uomo, non credi?”
“Be’, sì, in effetti sì. Forse Gesù rappresenta la critica di Dio ad egli stesso, al suo creato imperfetto. Sì, dev’essere così: mi è sempre sembrato uno piuttosto autocritico.”
“Ma scusa… Dio, in quanto tale, non dovrebbe essere infallibile? E allora perché avrebbe creato un mondo di uomini imperfetti per poi scendere sulla terra ad autocriticarsi sotto forma di fricchettone in tunica?”
“Forse la sua forma di perfezione è stata il creare qualcosa di imperfetto, cioè noi, per poi scendere qui sulla Terra a pigliarci per il culo per quanto siamo imperfetti.”
“Ma che senso ha?”
“Be’, vedila così: se ti vendono un tostapane e scopri che è difettoso, che fai?”
“Torno dal rivenditore con lo scontrino e me lo cambiano.”
“E se tu ti accorgessi che il tostapane non funziona solamente una volta scaduta la garanzia?”
“Ma è imposs…”
“Supponiamolo.”
“Be’, non potrei farci più nulla.”
“Appunto: ora immagina un tizio che ti vende un tostapane difettoso e che, nonostante la garanzia sia scaduta da un pezzo, viene a casa tua direttamente dalla sede centrale dell’azienda; poi tira fuori un panino, lo moltiplica, piglia dell’acqua dal rubinetto, la trasforma in vino, resuscita tuo zio – quello che faceva il salame buono – e ti offre panini col salame e vinello. Così, per scusarsi. Tu che diresti?
“Che è un dio, cazzo!”
“Ecco, appunto.”
“Ma per gli uomini come funziona la storia della garanzia?”
“Be’… quanto dura la garanzia dei videogiochi?”
“Due anni.”
“E tu a che età ti sei accorto di non essere perfetto?”
“Boh, forse a dodici, tredici anni.”
“Allora è scaduta da un pezzo, ciccio.”
“Ma che c’entriamo noi con i videog… ehy! Un momento! Tu mi staresti dicendo che io sono, noi siamo…”
“Sì.”
“Siamo il videogioco di Dio.”
“Esatto.”
“Che gran f…”
“Scch. È la tua ultima occasione: se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo: niente di più.”
“Ehy, questa frase è presa da “Matrix”!
“Ehm… no, cioè, sì, forse è simile, ma…”
“Mi stai… mi stai prendendo per il culo, vero QuandoSiFaBuio? Non è vero niente di quello che mi hai detto! Tutta la storia di Dio che viene tra noi, di Gesù che trasforma l’acqua in vino, della tunica… è tutta una montatura!”
“Figliolo, cosa ti ho detto all’inizio?”
“Che Dio è il tuo supereroe preferito.”
“E dimmi, cosa sai dei supereroi?”
“Che… che non esistono.”
“Ecco, Appunto.”